La tragicomica serie di Netflix colpisce ancora, promuovendo ancora una volta la versione Beautiful della F1
Puntuale come le tasse, Drive To Survive ha mandato in onda la sua settima stagione prima dell’inizio del mondiale 2025. E, dopo pochi giorni, sono emersi inesorabilmente i dettagli dell’ennesimo esempio di come si possa produrre un pessimo prodotto a fronte di ottime risorse a disposizione.
Anche nella settima stagione, così come in tutte le precedenti, il campionato di F1 viene trattato alla stregua di una qualsiasi delle molteplici vicende matrimoniali di Beautiful: omettendo particolari, inventando reazioni che non esistono e tralasciando parti importanti qua e là.
Il ruolo del cattivo di turno per Verstappen è perfettamente confezionato, con l’olandese fatto passare come fortemente innervosito per la vittoria di Norris a Miami mixando parti di questo e quel GP (in particolare Zandvoort) quando chi ha visto il tutto live ricorda ben altre scene. La squalifica di Russell a SPA per gli autori non esiste e quindi, l’ignaro utente occasionale, penserà che George la gara del Belgio l’abbia vinta veramente. A guardare la serie pare quasi che Ricciardo sia stato silurato dopo Silverstone (quando è successo a Singapore) mentre non c’è traccia di Ollie Bearman al posto di Sainz in Arabia Saudita con la Ferrari.
Insomma, come al solito siamo di fronte ad un’ottima operazione di marketing e nulla più, che ha contribuito a rimpolpare il pubblico della F1 con nuovi fan inconsapevoli di quello che è il vero mondo del Circus. E, nonostante le critiche all’eccessiva spettacolarizzazione si facciano largo, a chi produce va bene così.
A questo punto aspettiamoci che lo script venga adattato anche alla vita reale. A meno che non sia già stato fatto.
Immagine di copertina: Media Red Bull
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