Blog | Caso Verstappen, male le sportellate ma i falsi moralismi hanno rotto

Autore: Alessandro Secchi
alexsecchi83 alexsecchi83
Pubblicato il 2 Giugno 2025 - 12:30
Tempo di lettura: 4 minuti
Blog | Caso Verstappen, male le sportellate ma i falsi moralismi hanno rotto
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L’olandese punzecchiato costantemente dai media inglesi per il colpo su Russell, il quale è tutto tranne che un santo…

Cosa c’è di peggio tra sportellate e falsi moralismi? La risposta è molto semplice. Le prime sono da evitare, i secondi hanno rotto le palle. Perché chiamare in causa i bambini e l’essere “role model” per far pesare un colpo di testa oltre una penalità già presa è probabilmente più subdolo del colpo di testa in sé.

Quando Verstappen ha tirato dritto contro la Mercedes sono saltato dalla sedia con la stessa reazione di molti altri (“che ca***o fa?”), perché la reazione era imprevista e da chiaro switch off del cervello, su cui non c’è da discutere per quanto riguarda penalità in secondi e punti sulla patente. E, infatti, l’olandese si è scusato questa mattina, per quanto possa contare relativamente… preferisco sempre dover evitare di scusarsi nella vita.

Piccola parentesi: la cosa che fa ridere, in tutto questo, è che l’olandese aveva ragione a non voler lasciare la posizione a Russell, perché i commissari hanno poi valutato che era stato spinto fuori e quindi non era obbligato a farsi da parte.

Detto questo, fa davvero ridere sentire dei giornalisti fare le morali quando l’altro pilota coinvolto è da parecchio che fa il bello e il cattivo tempo, passando per un principino illibato e mentendo a più non posso. Perché l’inglese, rappresentante della GPDA e pilota fortissimo, è lo stesso che, una settimana fa a Monaco, ha dichiarato pubblicamente via radio di essere in procinto di violare intenzionalmente il regolamento sportivo (“mi prendo la penalità”) perché stanco di stare dietro ad Albon; pensando di prendere cinque secondi e trovandosi con un Drive Through. Tra l’altro, senza aggiunta di punti patente, cosa che sarebbe stata sacrosanta.

Russell è lo stesso che meno di un anno fa, in Qatar, è stato sbugiardato dai giornalisti quando ha raccontato di essere stato minacciato guarda un po’ da… Verstappen, accusandolo di essere entrato dai commissari sbraitando (cosa non vera) e di avergli detto che gli avrebbe attaccato la testa al muro; a detta sua.

Quindi, cerchiamo di pesare le cose e di capire da chi arrivano le morali. Perché i colpi di testa in pista, mentre si corre, sono una cosa evitabile e condannabile. Le dichiarazioni premeditate e appoggiate dai media connazionali (sempre pronti a difendere i propri piloti, anche quando hanno torto), per mettere in cattiva luce un collega fuori dalla pista, sono subdole e soprattutto non degne di chi, i colleghi, li dovrebbe rappresentare anche quando sbagliano.

E poi, davvero, basta con questa storia dei bambini. È davvero stucchevole, soprattutto quando viene chiamata in causa nei confronti di un solo pilota. Se Verstappen dice una parolaccia in conferenza stampa ci sono i bambini (ma poi il regolamento viene rigirato e gli dà ragione), se tira una sportellata ci sono i bambini, magari anche se vince un mondiale ci sono i bambini… Se però finisce all’ospedale dopo 51G di schianto, non si sente dire che ci sono i bambini… Onestamente, di cosa stiamo parlando?

La cosa che tra l’altro fa pensare è che, dopo la gara, ci sono stati molti più commenti a sua difesa rispetto al solito, nonostante un’azione molto lontana dall’essere elegante. Che, forse, si stia iniziando a capire che la sincera aggressività (anche oltre i limiti) è meglio del finto buonismo da politically correct? Se poi l’olandese non sta bene, lo si può anche invitare a lasciare la F1, mettere qualcun altro in Red Bull e godersi lo spettacolo delle McLaren che vincono con mezzo minuto.

Comunque, non c’è niente da dire sul fatto che Verstappen sia a rischio squalifica se si rende protagonista di un’altra Jerez nelle prossime due gare. In questa situazione ci si è messo principalmente da solo. Ma Russell, come rappresentante della GPDA, sia messo agli atti che equivale ad immaginare me sul Red Carpet a Cannes: ridicolo.

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