Blog | Caso Horner. La Formula 1 come il Grande Fratello tra scandali e moralismi di chi non se li può permettere

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
4 Marzo 2024 - 14:45
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L’ultimo mese ha mostrato un lato della Formula 1 fino ad ora inesplorato, toccando il fondo sotto molti aspetti

Non è facile imbastire un discorso su una situazione delicata come quella dell’ultimo mese riguardante Christian Horner, soprattutto alla luce di quanto successo giovedì durante le FP2 di Sakhir. Il rischio di essere fraintesi è altissimo, ma credo sia giusto anche ricordare un paio di situazioni che rendono quello che sta succedendo del tutto surreale.

Dal punto di vista giornalistico c’è un’etica che andrebbe seguita ma, ormai è facile rendersene conto, proprio l’etica è andata da tempo a farsi benedire. I social hanno completamente sbaragliato qualsiasi limite e, infatti, tutto il materiale divulgato in forma anonima è ormai diventato di dominio pubblico, facilmente reperibile da chiunque con pochi clic.

È evidente che, in questa sede e su queste pagine, nessun contenuto fisico appartenente alla famosa cartella di Google Drive verrà e potrà essere pubblicato, in quanto materiale legalmente privato e la cui diffusione rappresenta, a conti fatti, un reato. Problemi, eventualmente, di chi l’ha fatto.

Non sono un amante del gossip e la sua non presenza su questo sito è un ordine dal giorno 1: qui, però, il termine gossip non è propriamente adatto a quello che sta succedendo, perché nell’ultimo mese la F1 si è trasformata in una specie di Grande Fratello del quale, onestamente, non c’era bisogno.

Non era mai successo che, nel pieno di una sessione di prove libere, arrivassero mail anonime in sala stampa con documenti compromettenti legati al team principal campione del mondo in carica. Probabilmente neanche Netflix avrebbe mai immaginato una scena di questo tipo. Poi, dal punto di vista tecnico, sarà curioso sapere se mai l’autore del gesto sarà rintracciato e immagino che dietro le quinte la caccia sia già partita.

Apro e chiudo una parentesi importante. Le molestie sono una cosa seria. Chi ne ha subite, anche per poco tempo, anche per pochi secondi, le riconosce e le ricorda per tutta la vita come una macchia indelebile. Sulle molestie non si scherza: devono essere accertate da chi ha l’autorità per farlo, da chi ha la competenza e la coscienza per definirle tali, insindacabili, unilaterali, definitive. Non dal tribunale del web, che di mestiere solitamente fa altro.

Premesso questo, fa sorridere che a fare del moralismo, chiedere lumi, intransigenza e trasparenza, alludendo ad accuse e parlando di inclusione, diritti, siano Team Principal avversari, seduti sui divanetti di paesi che i diritti delle donne in gran parte non sanno cosa siano. Onestamente il tutto, così, diventa meno credibile. Sarebbe più accettabile se queste richieste di giustizia arrivassero da chi non riceve una fetta degli introiti per correre in paesi contestabili dal punto di vista sociale, scegliendo anche di adeguarsi al calendario settimanale come stiamo vedendo nei primi due appuntamenti di questa stagione, disputati di sabato.

Anche perché, se questo è il livello di ipocrisia, la supposizione più facile è che la presunta vittima diventi non una persona offesa da difendere ma, in realtà, il pretesto per liberarsi di un avversario scomodo, da anni il più scomodo di tutti. E, nota a chiusura, va ricordato che non più di due mesi fa un presunto conflitto di interessi tra i coniugi Wolff (che, ovviamente, non hanno microfoni in casa che possano accertare eventuali violazioni) è stato difeso a spada tratta da tutto il movimento e con indignazione nei confronti di chi ha posto dei dubbi sulla loro trasparenza.

Giustizia è tale quando è fatta da chi ne ha l’autorità. Che sia giusto e sacrosanto capire se tutte le fasi dell’investigazione nei confronti di Horner siano state corrette va bene, ma che a chiederlo sia chi può farlo e non chi, onestamente, i moralismi non se li può permettere. Le questioni personali, intime e relazionali, sono poi un’altra questione ancora e sarà lui a doversela vedere con moglie, famiglia e affini.

Detto questo, credo che vista la situazione l’avventura di Horner in Red Bull sia ormai ai titoli di coda. Se da un lato è vero che il team di Milton Keynes è dalla sua parte, tutto quello che ne sta al di fuori (istituzioni comprese) sembra favorevole all’idea che debba lasciare. E, visto il risultato della gara di Sakhir, è probabile che la spinta diventi sempre più pressante.

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