Benvenuto, Conte Max

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
15 Maggio 2016 - 17:30
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Mi sento vecchio: terribilmente vecchio. Quando avevo 18 anni giravo in bicicletta, e mai avrei immaginato che a quell’età qualcuno avrebbe potuto, un giorno, vincere un Gran Premio di Formula 1.

Papa Jos Verstappen girava ancora in pista invece che nel paddock, e l’esistenza del figlio Max era una nota che colorava le colonne dei gossip e delle notizie extra GP. Questa giornata è stata unica per tanti motivi. E’ capitato di tutto, e ogni singolo evento si è unito a creare un qualcosa di storico.

Il passaggio di Max in Red Bull, proprio la Red Bull che a Barcellona mostra le sue doti telaistiche e si trova davanti alla Ferrari, l’autoscontro Mercedes in partenza e la strategia che, alla fine, si è rivelata migliore per le seconde guide. Oggi, al nuovo baby vincitore, è girato tutto, ma proprio tutto, per il verso giusto, e male che vada sarebbe giunto terzo dietro le due Frecce d’Argento ottenendo, comunque, il suo primo podio.

Ma quello che voglio sottolineare, di questa vittoria, sono i venti giri finali con Kimi alle sue spalle. Non può non esserci soggezione nell’avere alle spalle un pilota campione del mondo, con il doppio dei tuoi anni, che tenta di guadagnare quei due decimi nell’ultimo settore per infilarti con il DRS. Eppure, ragazzi, questo non ha sbagliato niente. Non una sbavatura, non un’imperfezione, non un cedimento alla pressione. Niente.

Devo ammetterlo: seppur non sia stato e non sia ancora d’accordo con la fretta del passaggio in Red Bull, e nonostante abbia ancora paura che tutto questo stia arrivando troppo presto (ora ancora di più), Verstappen mi ha stupito. E’ vero, è più facile passare dalla Toro Rosso alla Red Bull, ovvero da una macchina normale a una top, che il contrario. E in questo credo che Kvyat ora verrà oltremodo criticato. Ma Max, oggi, per quanto agevolato dall’autoscontro iniziale e fortunato nel disporre della strategia migliore, ha fatto qualcosa di fantastico.

Che siano queste vetture veramente più facili rispetto al passato? Credo sicuramente. Ma ci vogliono palle giganti a correre, ragazzi, non diamolo per scontato. Per quanto queste F1 siano più semplici, vincere a 18 anni è qualcosa che potremo raccontare ai nostri figli e nipoti. Ricordatevi questa giornata.

E, per quanto sia dispiaciuto per la mancata vittoria di Kimi, che oggi ha dimostrato di essere ancora un pilota di tutto rispetto, sono felice, felice, FELICE, che il DRS non abbia rovinato la gara di Max. Se Kimi oggi avesse vinto, sarebbe stata sportivamente la morte definitiva della F1.

Invece, oggi, abbiamo assistito ad un grande spot per uno sport in difficoltà. Ce ne vorrebbero di più, di giornate così. O forse no. Non sarebbero storiche.

Detto questo, oggi abbiamo un vincitore che diventa nobile a diciotto anni: il Conte Max.

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