Insomma, 9 mondiali non si vincono per caso.
O, almeno, non credo funzioni così. Uno puoi anche vincerlo per congiunture particolari (e comunque ogni mondiale è meritato), due già significano qualcosa, dai 3 in su il nome si ricorda per anni. Ma quando sono 5, 7, 9, fondamentalmente i dubbi devono essere pochi, sullo spessore di uno sportivo.
Questa sera molte persone avranno da ripensare agli ultimi due anni, dopo la gara di Valentino Rossi. Perchè è facile colpire sportivamente il nemico in difficoltà per due stagioni intere, facendo leva su un biennale disastroso per rivisitare in toto la carriera di uno dei più forti motociclisti di tutti i tempi. E’, e sarà molto più difficile, dopo questa sera, ammettere di aver sbagliato clamorosamente per due anni. O ammettere di aver fatto prevalere una faziosità ammutolita per anni.
Questa sera è successo quello che, parallelamente in F1, avrebbe sperato Schumi: una moto (o una vettura) top con la quale dimostrare di essere ancora la stessa persona. A Michael non è capitato (a parte a Montecarlo l’anno scorso), e qui mi piacerebbe aprire una parentesi: il tanto sottovalutato Rosberg in queste due gare non mi è parso andare molto più lento di Hamilton, anzi.
Valentino, invece, ha avuto la seconda possibilità. Meritata o ‘imposta’ dal guru Ezpeleta per ravvivare la MotoGp, non è questione che mi interessa. Quando è stato ufficializzato il suo ritorno in Yamaha non avevo idea di come sarebbe potuta andare. Ma sullo spessore di Valentino non ho mai avuto dubbi. Andare in Ducati è stato un suicidio sportivo e lo sappiamo tutti. E ho idea che il Dovi dovrà confermarlo. Perchè non ho mai visto una moto adattarsi allo stile di guida di un solo pilota (Stoner) su 7 o 8 che si sono alternati al suo manubrio. Sarà stata l’unica alternativa alla convivenza fastidiosa con Lorenzo, ma che Rossi e la Ducati non andassero d’accordo si era capito dopo due gare. Altro che due anni.
Molti hanno indicato la causa dei mancati risultati proprio a Valentino, reo di aver cercato in tutti i modi di adattare la Ducati al suo stile di guida, invece di essere lui ad adattarsi al mezzo. In un modo o nell’altro, le soddisfazioni non sono arrivate. Anzi, credo di non aver mai visto Valentino cadere così tante volte come sulla Rossa. Per questo biennio non mi sento di dare grandi colpe nè a Valentino nè alla Ducati. Semplicemente, a volte non si capisce che certi matrimoni non si possono realizzare. Evidentemente, a lungo andare, le motivazioni saranno anche calate da una parte e dall’altra. Forse sarebbe stato giusto tagliare corto dopo un solo anno, ma vai a sapere gli accordi, le penali e quant’altro. Il partito degli anti-Valentino ha cavalcato per due anni l’onda, accusando Rossi di essere il male della Ducati, di pretendere troppi cambiamenti a fronte di nessun risultato importante. Ha rivisitato l’intera carriera, ponendo dubbi sulla legittimità dei titoli, vinti con avversari palesemente inferiori, con scorrettezze, con moto inequivocabilmente più veloci. Storie già sentite, anche in F1.
Questo risultato, per quanto mi riguarda, se non cancella un periodo nero ci mette, comunque, una bella pietra sopra. Alla faccia dei ‘bollito’. Le prove libere avevano fatto capire che Valentino poteva essere della partita. Le qualifiche (che non ho seguito e delle quali non ho capito ancora niente visto il cambio di format) lo hanno relegato al settimo posto. La gara di stasera ha visto alcune parti distinte. L’inizio, in cui gli si è chiusa la vena: forse per scaricare la cattiveria repressa in due anni. L’errore in frenata su Pedrosa che quasi lo fa stendere. Il rientro e la ‘pausa’ dietro Bradl (per un momento ho creduto che non ne avesse di più). La successiva, fantastica rimonta su Crutchlow, Pedrosa e Marquez fino al secondo posto finale. Mi hanno colpito le traiettorie molto più interne degli altri, il passo mostrato dopo aver superato Bradl e la grinta nei sorpassi, intatta come la ricordavamo. Insomma, Valentino è sempre lui, solo un po’ più vecchio.
Senza l’errore sarebbe arrivato secondo comodamente. Non credo sarebbe stato in grado di impensierire Lorenzo, perfetto dall’inizio alla fine. Ma, se vogliamo vederla così, l’errore ci ha permesso di ritrovare in una sola sera tutte le qualità di Valentino.
E gli altri?
Beh, Lorenzo lo conosciamo. Fantastico, semplicemente. E’ scappato, ha amministrato, e ha vinto in scioltezza.
Pedrosa: ahi. La vedo male. Perchè?
Marquez: ecco il perchè. Questo è un baby fenomeno. Podio al primo colpo dopo una sverniciata a quello che sarebbe il suo capo squadra e una bella lotta con Valentino. Da tenere d’occhio, ma vincerà tanto.
Le Ducati? Settima e ottava, con Dovizioso e Hayden, a 25 secondi dal vincitore. Tutto come sempre, insomma. Perchè era Valentino che non la faceva andare, questa moto.
Ma sì, acqua passata. Intanto bentornato, Dottore. E buon divertimento. A te, a noi.
Foto di copertina: motogp.com
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