Trattando nelle scorse settimane del drammatico Gran Premio di Spagna 1975, che costò la permanenza del cittadino catalano del Montjuic nel calendario, abbiamo sottolineato come la Formula 1, per giungere ai livelli di sicurezza e professionalità attuali, sia dovuta passare per tragedie ed esempi di dilettantismo e disorganizzazione che, al giorno d’oggi, fanno accapponare la pelle. Il Gran Premio del Belgio del 1981, tenutosi a Zolder nel weekend del 15-17 maggio, è uno di questi.
Il 1981 è una stagione particolare, tra le altre cose la prima ad assumere la denominazione di FIA Formula 1 World Championship. L’avvio di campionato è ‘funestato’ dalla lotta FISA-FOCA, che si protrae dalla parte finale dell’annata precedente. Su tutte la decisione di abolire le minigonne (il telaio dev’essere ad una distanza di almeno 6 centimetri dalla sede stradale), e più in generale i regolamenti, che porta Bernie Ecclestone ad annunciare la fondazione di un campionato alternativo, al quale inizialmente aderiscono tutti i team ad eccezione di Ferrari, Renault, Alfa Romeo, Ligier, Osella e la neo-arrivata Toleman.
Con una riunione ‘bipartisan’ presso la vecchia sede della Ferrari a Modena il 19 gennaio 1981, la scissione viene scongiurata; il successivo 30 gennaio, a Monte Carlo, si riuniscono FISA e Costruttori. Nonostante gli sforzi, la tensione torna a salire in corrispondenza di quella che avrebbe dovuto essere la prima prova stagionale a Kyalami. Non vi prendono parte i team vicini alla FISA (tra cui Ferrari e Renault) e la gara, vinta da Carlos Reutemann (Williams) su Nelson Piquet (Brabham) ed Elio de Angelis (Lotus), viene annullata d’imperio dalla Federazione. Le discussioni delle successive settimane partoriscono il primo Patto della Concordia, firmato il 5 marzo 1981: la FISA viene riconosciuta come l’ente atto a determinare il regolamento tecnico della Formula 1; alla FOCA viene garantita l’organizzazione finanziaria del campionato.
Il 1981, così, comincia ufficialmente a Long Beach, Gran Premio degli Stati Uniti Ovest, e lo start è tutto di marca Williams, che piazza due doppiette nelle prime due uscite. In California è il Campione in carica, Alan Jones, a spuntarla su Reutemann e Piquet; a Jacarepaguà, sotto la pioggia, tocca invece all’argentino, che precede l’australiano e Riccardo Patrese (Arrows). A Buenos Aires ecco la risposta di Piquet, seguito dal solito Reutemann e da Alain Prost (Renault), al primo podio in carriera; il pilota carioca fa il bis ad Imola, con Patrese ottimo 2° e Reutemann a podio per la quarta gara su quattro. In Belgio, così, ci si arriva con Reutemann leader (25), seguito da Piquet (22) e Jones (18); nel Costruttori, davanti nettamente c’è la Williams (43), con la Brabham (25) ad inseguire e la Arrows (10) unica altra scuderia in doppia cifra.
Nonostante la firma del Patto della Concordia, nel paddock l’atmosfera è sempre molto tesa. La polemica primaria si trascina sin dalle prime uscite, riguardando la Brabham BT49C e l’uso di un sistema di sospensioni idropneumatiche le quali, comprimendosi in movimento con il carico aerodinamico, avvicinano la monoposto all’asfalto, per poi tornare ‘regolamentare’ una volta ferma. Gli avversari, non riuscendo a replicare il sistema del team di Ecclestone, presentano nel frattempo vari tipi di correttori variabili d’assetto, capaci a loro volta di aggirare le norme regolamentari sull’altezza minima da terra delle monoposto, ignorando i chiarimenti nel frattempo diffusi dalla FISA. A Zolder la gran parte dei team (tranne McLaren, March, Osella, Toleman e Theodore) ha monoposto dotate di simili soluzioni e, alla fine, Jean-Marie Balestre annuncia il ‘liberi tutti’ in materia sabato 16 maggio.
Altra nota dolente riguarda il numero di partecipanti all’evento. Il Patto della Concordia prevede un numero massimo di 30 iscritti, eliminando la possibilità delle Prequalifiche (che tra l’altro non si disputano dal Gran Premio di Monaco 1979); in Belgio, però, vi sono 32 iscritti. Il giovedì l’ATS comunica la rinuncia a far partecipare il secondo pilota Jan Lammers; con il numero di iscritti sceso a 31, gli organizzatori scelgono di ‘segare’ la Theodore, non iscritta né alla FISA né alla FOCA. Il fattaccio si verifica nelle prove di qualifica del venerdì, un quarto d’ora dopo il via. Reutemann sta percorrendo l’angusta corsia dei box del tracciato belga quando, all’improvviso, il 22enne meccanico della Osella, Giovanni Amadeo, gli cade praticamente davanti dalla pit wall. L’impatto è inevitabile e le conseguenze per il giovane italiano sono devastanti: soccorso immediatamente (lo stesso Reutemann si ferma subito e prova ad aiutare lo sventurato), Amadeo viene trasportato in condizioni disperate (doppia frattura cranica) presso l’Ospedale Universitario di Lovanio, lo stesso dove un anno dopo verrà inutilmente trasportato Gilles Villeneuve.
L’incidente provoca un putiferio. I meccanici di tutti i team entrano in stato d’agitazione, annunciando una protesta eclatante in griglia di partenza la domenica, per denunciare le condizioni di lavoro poco sicure nelle quali sono costretti a lavorare. In particolare a Zolder e la GPDA si unisce, sottolineando la pericolosità di far partecipare 30 piloti alle Qualifiche, chiedendo di conseguenza l’ammissione alla sessione decisiva del sabato pomeriggio di 26 concorrenti. Nulla da fare, però, dato che la direzione gara fa orecchie da mercante. Il sabato la pioggia interrompe dopo pochi minuti la sessione di qualifica, rendendo così fondamentali per la composizione della griglia di partenza i tempi del giorno prima. Da segnalare la partecipazione della Theodore di Patrick Tambay (pur non qualificandosi), che ‘rientra dalla finestra’ grazie alla defezione della March di Derek Daly (problemi al motore).
In pole ci sarebbe Alan Jones, il quale però è vittima di un inconveniente particolare: tornando ai box, gli s’inceppa il correttore d’assetto e, al momento delle verifiche, la sua Williams viene trovata irregolare; risultato, miglior tempo cancellato e 6° posto in griglia. La partenza al palo viene così ereditata da Reutemann (1:22.280), alla 5° pole in carriera (7° per la Williams). In prima fila si accomoda la Brabham di Piquet, ben staccata (+0.85), mentre in seconda fila c’è la sorpresa Didier Pironi con la Ferrari (+1.19) e la Arrows di Riccardo Patrese (+1.39). In terza fila ci sono la McLaren di John Watson (+1.45) e appunto Jones (+1.54), mentre in quarta l’altra 126CK di Gilles Villeneuve (+1.66), ancora a secco di punti in classifica, e la Tyrrell di Eddie Cheever (+2.10). Chiudono la top-10 la Ligier di Jacques Laffite (+2.13) e la Lotus di Nigel Mansell (+2.16), mentre in sesta fila ecco la Fittipaldi di Keke Rosberg (+2.18) e la Renault di Alain Prost (+2.35). Clamorosa la mancata qualificazione di René Arnoux: a causa di un guasto sulla nuova RE30, deve salire sulla vecchia RE20B, ma ottiene solo il 25° tempo (+5.65). Andatosene furioso dal circuito in auto e incappato in un ingorgo, colpisce uno spettatore, portandoselo sul cofano anteriore fino in albergo. Fermato dalla polizia, Arnoux viene arrestato e passa la notte in cella, venendo scarcerato solo la domenica sera.
Il giorno della gara si preannuncia come molto lungo. Intanto, le notizie che giungono da Lovanio non fanno presagire nulla di buono, dato che Amadeo versa in condizioni critiche. In griglia, come promesso, ecco la protesta dei meccanici, ai quali, dopo il giro di schieramento, si uniscono una dozzina di piloti, capeggiati da Villeneuve, ponendosi tutti in piedi dinanzi la linea del traguardo. Il tutto, chiaramente, ritarda la procedura di partenza, irritando gli organizzatori. Dopo qualche minuto, a seguito delle minacce (squalifiche, licenziamenti e sanzioni varie) di FISA e team manager (Ecclestone, Chapman, Tyrrell i più solerti), i piloti cominciano a rientrare nei rispettivi abitacoli. Ma è qui che si scatena il caos. All’epoca non è previsto che il giro di ricognizione avvenga con le monoposto compattate in un unico gruppo; ragion per cui, mentre i piloti che non hanno partecipato alla protesta si avviano subito, gli altri lo fanno alla spicciolata.
Ciò provoca come conseguenza il fatto che i primi arrivino in griglia con grande anticipo rispetto agli altri: mentre Piquet, accortosi di esser piazzato male, effettua un secondo giro di ricognizione, su altre monoposto l’eccessiva attesa comincia a surriscaldare pericolosamente i motori. Il poleman Reutemann comincia ad agitare le braccia per segnalarlo (con Frank Williams che gli si avvicina per dargli supporto) mentre Patrese, subito dietro, fa spegnere il motore; frattanto, gli altri cominciano ad arrivare in griglia. Logica imporrebbe di far effettuare un ulteriore giro di ricognizione. Invece gli organizzatori, ossessionati dal dover rispettare i tempi dell’Eurovision, decidono di andare avanti; ma, nel momento in cui lo starter, Derek Ongaro, si appresta a dare il via, ecco che Dave Luckett, uomo della Arrows e capo meccanico di Patrese, si fionda in griglia per aiutare il padovano a riavviare il motore. Jones, Cheever e Mansell evitano la A3 di Riccardo. Il compagno di box Siegfried Stohr, invece, non riesce: scattato dalla 13° piazzola, il riminese scarta verso destra e finisce per tamponare la monoposto gemella, schiacciando il povero Luckett, che giace sull’asfalto ferito e apparentemente esanime.
Stohr scende dalla macchina e, accortosi dell’accaduto, comincia a disperarsi, mentre i soccorsi si fiondano ad aiutare il meccanico. Incredibilmente la gara non viene fermata e si rischia una nuova tragedia. Sulla griglia arriva un’ambulanza per portar via Luckett e i commissari si affannano a sventolare le bandiere gialle, per indurre i piloti a rallentare. Piquet inizia il secondo giro già con un buon margine, che viene incrementato molto dal fatto che gli altri, vedendo i soccorsi e l’ambulanza, rallentano tanto ma continuando, su indicazione del direttore di gara. A porre fine ad una situazione ridicola e pericolosissima è Pironi: mentre Piquet e Reutemann cominciano il terzo giro, il ferrarista decide di fermarsi, inducendo tutti gli altri a fare lo stesso, imitato giocoforza anche dai primi due, una volta tornati sul traguardo. L’interruzione dura quaranta minuti e in griglia non si presentano i due piloti della Arrows, ritirati da Jackie Oliver. Luckett viene trasportato in elisoccorso all’Ospedale Universitario di Lovanio, dove gli viene diagnosticata una doppia frattura composta agli arti inferiori ed una commozione cerebrale.
Arriviamo alla seconda partenza. Lo scatto migliore è decisamente quello di Pironi, che approccia in curva 1 al comando, seguito da Reutemann, Piquet, Watson, Jones, Villeneuve, Laffite, Rosberg, Mansell e Cheever, che completa i primi 10. Subito problemi per Prost (frizione), costretto a rientrare ai box; tornato in pista, alza subito bandiera bianca (giro 2). Mentre i primi due provano ad allungare, nel corso del secondo passaggio assistiamo ai sorpassi di Jones su Watson e di Laffite su Villeneuve. La poca agilità (per usare un eufemismo) della 126CK nel guidato mette in difficoltà Pironi e in breve dietro di lui si crea un bel trenino, composto dalle due Williams e dalla Brabham di Piquet; nel contempo, però, il turbo di Maranello aiuta Didier sul dritto. Al 5° giro, Mansell passa Rosberg e si issa in 8° posizione; scintille ai margini della top-10 tra Cheever e l’altro alfiere Lotus, De Angelis, con il romano che mostra chiaramente al pilota Tyrrell il proprio disappunto, prima di riuscire nella manovra (giro 8).
Nelle prime posizioni la classifica si delinea in fretta e, alle spalle del quartetto di testa, segue il duo Watson-Laffite, con Villeneuve più staccato e Mansell ancora un po’ più indietro. La situazione si anima all’improvviso nel corso del 10° passaggio: in uscita dalla Kanaalbocht, Reutemann si fa trarre in inganno da un leggero largo di Pironi, prestando il fianco ad un affondo di Piquet, che arriva puntuale e preciso alla successiva Lucien Bianchibocht. L’argentino subisce anche l’attacco di Jones alla staccata della Kleine Chicane, ritrovandosi addosso anche Watson e Laffite. Non è finita qui. Sulla Ferrari #28 si palesa un problema ai freni, e Pironi finisce lungo alla Kleine Chicane; la nube di polvere sollevata induce all’errore Watson, che finisce a sua volta lungo, consentendo a Laffite di passarlo. Alla Jochen Rindtbocht, invece, Jones colpisce il posteriore della Brabham di Piquet, spedendola fuori pista; il brasiliano, arrabbiatissimo, una volta tornato in pitlane andrà a protestare veementemente nel box Williams. Oltre al brasiliano, nello stesso giro si ritirano, entrambi per guai al cambio, sia Rosberg (Fittipaldi, gli rimane letteralmente in mano la leva) che De Cesaris (McLaren).
Pironi è ancora al comando, ma dura poco e, nel corso del 13° giro, cede il passo nell’ordine al duo Williams e alla Ligier di Laffite. Pironi perde velocemente contatto dai primi, venendo braccato anche da Watson, con Villeneuve poco dietro (e anche lui non al top, con le sospensioni idropneumatiche danneggiate da un passaggio troppo rude su un cordolo). Mentre Jabouille entra ed esce dalla pitlane, con la sua Ligier che fa le bizze, e Ghinzani (Osella) che finisce fuori dopo la perdita dell’ala posteriore, salvo rientrare in pista con l’aiuto di un commissario e riuscire anche a tornare ai box, va all’attacco Mansell, che passa sia Villeneuve che Watson nel giro 18. Due tornate ed arriva un altro colpo di scena, bello grosso: il leader Jones approccia alla Lucien Bianchibocht, ma si ritrova improvvisamente in folle, finendo la propria corsa contro il guard rail esterno. Strada spianata, quindi, per Reutemann, seguito da Laffite; in 3° posizione sale Mansell, grazie ad un testacoda di Pironi, il quale riparte 7°.
La gara entra in un momento di stabilità. L’argentino della Williams ci mette poco a creare un margine di sicurezza sulla JS17 Matra di Laffite il quale, dopo 25 giri, si ritrova a 13.9″ da Reutemann, con Mansell poco dietro (16.5″); zona punti virtuale completata da Watson, Villeneuve e De Angelis, compresi in 2″ scarsi, mentre Pironi, pur con i freni quasi andati, riesce a tener dietro Rebaque (Brabham) e Cheever. In questa fase si registrano i ritiri della Osella di Beppe Gabbiani (giro 22, motore) e della Fittipaldi di Chico Serra (giro 29, motore); negli stessi attimi, praticamente, Cheever passa prima Rebaque poi Pironi, che poi lascia strada anche al messicano. Al giro 30 di 70, Reutemann vanta 10.7″ su Laffite e 16.3″ su Mansell; a 21.1″ c’è Watson, con Villeneuve a 22.3″ e De Angelis a 23.1″. La classifica si cristallizza ma, nonostante tutto, il #2 accelera e dilata il margine sugli inseguitori, realizzando anche il giro record della gara al 37° passaggio (1:23.30). Al giro 40, un incidente costa l’abbandono a Rebaque, che poco prima aveva ripassato Cheever; Jabouille (trasmissione) si ferma definitivamente al giro 44.
Intanto, il cielo su Zolder è sempre più scuro e minaccia pioggia da un momento all’altro. Mentre Reutemann è sempre più solitario al comando (25″ su Laffite al giro 47), Watson deve difendere la sua 4° posizione dagli attacchi di Villeneuve e De Angelis. Un’esitazione nel doppiaggio della Ensign di Marc Surer, con conseguente spiattellamento degli pneumatici e danni al cambio, costa caro al nordirlandese che, tra il 48° ed il 50° giro cede il passo a Gilles, Elio e anche a Cheever. Proprio durante il 50° giro comincia a piovere e ai box i meccanici delle varie squadre iniziano a prepararsi. Inutilmente però: con il passare dei minuti la pioggia aumenta sempre più di intensità e la direzione gara, subito dopo aver passato i 3/4 del GP, decide di porre fine alla contesa. Reutemann vede sbandierata la bandiera scacchi alla fine del 55° giro, con classifica presa al passaggio precedente.
L’argentino ottiene la 12° ed ultima vittoria in carriera (14° per la Williams), accompagnato sul podio da Laffite (36.6″) e Mansell (+43.69″), alla sua prima top-3. Punti anche per Villeneuve (+47.64″), De Angelis (+49.20″) e Cheever (+52.51″), salvato quest’ultimo dalla decisione della direzione gara, avendo rotto il motore proprio al 55° giro. Delusi Watson e Pironi, rispettivamente 7° ed 8°, seguiti dalle Alfa Romeo di Giacomelli, ultimo a pieni giri, ed Andretti, da Surer, Alboreto (Tyrrell) e Ghinzani (Osella). Reutemann (34) allunga in Classifica Piloti su Piquet e Jones, che restano fermi a 22 e 18 punti; nei Costruttori, stesso discorso per la Williams (52), a +27 sulla Brabham (25). Tutto ciò, ovviamente, passa in secondo piano di fronte ai gravi fatti del weekend. Se da Lovanio le notizie che arrivano sulle condizioni di Luckett sono rassicuranti, all’opposto sono quelle che riguardano Amadeo, definito in stato di ‘morte clinica’.
Le polemiche sono furiose, rivolte ovviamente contro direzione gara ed organizzatori (che provano a scagionarsi con un comunicato nel quale spiegano di aver seguito alla lettera il regolamento sportivo nella contestatissima procedura di partenza), ma anche contro Ecclestone, Chapman e Williams, rei di aver forzato Ongaro a dare lo stesso il via, nonostante il caos in griglia di partenza. Mentre Balestre, assente in Belgio, se ne lava le mani, Forghieri arriva a chiedere la sospensione dei tre di cui sopra per sei mesi. Enzo Ferrari, a sua volta, critica duramente la direzione gara e in particolare Ecclestone e Chapman; molto diretto Guy Ligier: “Voilà, ecco come hanno ridotto la Formula 1: una merda!“. Ci va giù duro anche il suo pilota, Laffite: “Non sono affatto orgoglioso di essere un pilota. Dopo tutto quello che è successo qui a Zolder, siamo veramente in fondo alla scala di valori umana“.
Ben poca gioia anche per Reutemann: “Voglio soltanto dimenticare questo Gran Premio e questa vittoria il prima possibile. Troppe immagini drammatiche stanno sfilando dinanzi ai miei occhi“. Anche nel post gara, Piquet continua ad essere furioso con Jones: lo accusa di averlo spedito fuori apposta, tira fuori il contatto al via del Gran Premio del Canada 1980 e giura vendetta. Il giorno dopo, lunedì 18 maggio 1981, Giovanni Amadeo muore. Al suo funerale saranno presenti rappresentanti di Osella, Ferrari e Ligier, con Reutemann che manda due grandi ghirlande di fiori. Fa rumore, invece, l’assenza di rappresentanti della FOCA.
Immagine di copertina: Williams
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