Basta con la Formula Gomme

di Alessandro Secchi
alexsecchi83 alexsecchi83
Pubblicato il 29 Ottobre 2018 - 18:56
Tempo di lettura: 3 minuti
ARTICOLO DI ARCHIVIO
Collegati per la versione completa
Basta con la Formula Gomme
P300
Home  »  BlogSeven

Una volta erano nere e tonde. Al limite sulla spalla il nome del fornitore era diverso. Questo, e solo questo, si sapeva delle gomme di una Formula 1. Eravamo più ignoranti, probabilmente: sapevamo che non bisognava spingere come matti per non bruciarle ma non conoscevamo tante sfaccettature di un elemento importante nella prestazione di una monoposto. Tipi di mescole, finestra di temperatura di ognuna di esse, graining, blistering erano tutti aspetti conosciuti dai più tecnici e non certo dalla massa.

Non venivamo martellati con infografiche che ci mostravano il loro funzionamento e, in generale, l’elemento gomma non aveva l’importanza odierna. Il problema è che se da un lato può essere un bene avere informazioni in più, conoscere meglio le gomme ed il loro mondo, dall’altro la Formula 1 negli ultimi anni si è chinata completamente al loro servizio. Siamo infatti arrivati all’assurdo, al rovescio dei valori, al vedere gare Endurance dove si spinge come pazzi dal primo all’ultimo giro di uno stint mentre in Formula 1 dopo 30 chilometri le gomme sono già andate e bisogna girare due secondi più lenti del possibile per completare quattro o cinque giri in più.

Invece di spingere come folli per tre stint con due soste si va al risparmio per farne una in meno. Questo è l’annullamento del concetto di Formula 1, per quanto mi riguarda. L’avevamo già visto a Singapore con venti tassisti costretti a fare una scampagnata in mezzo ai grattacieli per esigenze tattiche. Tutti in fila come alle Poste attenti a non superarsi per non rischiare un bloccaggio letale per le gomme e la strategia.

Hanno messo il parco chiuso, sono spariti i motori da qualifica, i test, hanno limitato i motori ed ora (o meglio… non proprio da ora) siamo costretti a vedere del risparmio anche nell’unico aspetto in cui non si dovrebbe vedere, ovvero il tempo sul giro. Il tutto con le monoposto più veloci della storia. Siamo sicuri sia quello che vogliamo e quello che la Formula 1 deve mostrare per farsi promozione nella nuova era di Liberty Media?

La scena andata in onda a Città del Messico è emblematica, a tratti imbarazzante. La gente vuole vedere i piloti spingere, non fare gli autisti di auto di lusso. Così, semplicemente, non si può andare avanti. C’è chi propone di tornare ai rifornimenti: si valuti. Meno benzina per stint, macchine più leggere, meno stress per le gomme. Oppure se ne portino di più dure e basta, perché il concetto “più pit stop = più spettacolo” fa rabbrividire solo a sentirlo. E per chi dice che anche trent’anni fa la gestione di benzina e gomme era importante, chiedo se le gomme dopo cinque giri erano conciate come quelle di ieri o se, forse, il risultato di una cattiva gestione lo si vedeva sul medio termine.

Bene sarà la rinuncia all’arcobaleno di colori che piaceva tanto a chi non aveva altro a cui pensare. Si tratta, però, solo di facciata. Ci vogliono mescole con differenza netta tra loro, ci vuole l’eliminazione dell’assurda regola che obbliga ad usarle entrambe in gara. Ci vuole, soprattutto, che i piloti possano spingere dall’inizio alla fine del loro stint con la gomma con cui hanno più feeling.

Non ho nominato Pirelli in tutto il pezzo: non è in chi produce le gomme il problema, ma in come viene indirizzato il tutto, le richieste, le aspettative.

La Formula 1 deve essere la massima espressione della velocità, non uno stress test per sapere chi fa più chilometri con le gomme. Quello interessa ai produttori stradali, non a chi sta in tribuna.

---

Stai visualizzando da visitatore. Accedi o registrati per navigare su P300.it con alcuni vantaggi


Condividi

È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.

NordVPN
LE ULTIME DI CATEGORIA