Barcellona Day 4: il ritorno alla normalità

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
1 Marzo 2018 - 21:40
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Il risveglio dopo tre giorni fantastici ed un rientro alla una e mezza di notte in stile Svezia (neve, niente sale per le strade e trazione posteriore) è tutto sommato dolce.

Si torna alla normalità: il cellulare segna 27 km percorsi a piedi in tre giorni alla scoperta del Circuit de Catalunya, tra le sue tribune e le collinette dalle quali sedersi sull’erba e fotografare è una goduria assoluta. Chi se ne frega della pioggia, del vento, del freddo, della neve. Un paio di scaldamuscoli, se serve due paia di calze, giacchetta impermeabile sopra la giacca e via. 

Sei lì: tu, la tua reflex, il sibilo (e non più quell’altra musica, lo so) che arriva da lontano. Attendi il momento: l’occhio sinistro per vedere la macchina con la coda e il destro pronto ad acciuffarla. Eccola… “entra” nell’obiettivo, velocissima: la segui, aspetti il momento, tac. Niente raffica come i pro, che a fianco a te sembra stiano mitragliando col silenziatore. Alzi gli occhi e lei è già lontana: guardi il display e vedi se lo scatto è uscito bene o meno, ma in fretta perché un altro sibilo si sente arrivare dal lungo rettilineo. E via così: i minuti vanno, le monoposto pure. Alcune foto escono bene, su altre sbraiti perché l’Halo fa il suo mestiere e te le rovina senza pietà. Le ore vanno via, tra uno scatto decente e un raggio di sole che prova a farsi vedere e ti costringe a rivedere tempi ed impostazioni della reflex.

Da una curva all’altra cambia tutto. Luci, impressioni, soprattutto quella della velocità portata da questi mostri rovinati nell’estetica (le 2018 sarebbero fantastiche senza Halo) ma impressionanti in percorrenza e spazi di frenata. È difficile capire chi va meglio e chi no: certo, ti rendi conto che c’è chi entra ed esce pulito e chi deve navigare un po’ di più. Ma fa freddo e tanto, sai mai che con 30 gradi in più sull’asfalto possa cambiare tutto perché cinque sono davvero pochi-pochi già per una macchina stradale, figuriamoci per certi aerei rovesciati.

Certo, arrivare in circuito e trovarlo imbiancato una volta tanto che ci vai sa un po’ di presa per il culo, ma vuoi mettere? “Ah, quella volta che ai test è nevicato…”. Poi vabbè, rientrare e vedere che il giorno dopo si gira è un altro scherzetto ma è inutile prendersela troppo: d’altronde di foto ne hai scattate, scrivere hai scritto, visto hai visto.

Scremare le foto una volta tornato a casa “fa un po’ strano”, soprattutto dopo una toccata e fuga così rapida. Sembra quasi non siano tue, come se non ci fossi stato. E nonostante il freddo preso, se dovessi ripartire domani non avrei grossi problemi: camminerei giusto un po’ più veloce da una tribuna all’altra per scaldarmi.

Ho una considerazione da fare: girare il paddock sì, è piacevole soprattutto alle prime volte. Vedi i piloti passare dall’hospitality al garage e viceversa, così come altri personaggi che solitamente osservi solo in TV chiacchierare tra loro, scherzare, ridere. È bello vedere i meccanici che lavorano dietro ai box, impegnati a pulire le gomme magari in pantaloncini corti con 2 gradi scarsi. Non essendo però uno stalker di quelli che scattano selfie ovunque e chiedono autografi a chiunque, il fascino del paddock per me finisce un po’ qui. D’altronde il via vai di gente è uguale in tutti i paddock, solo che questo è di un livello “superiore”, diciamo così, per prestigio della categoria. Una volta che senti il primo motore accendersi l’istinto è quello di scattare in tribuna a vedere i piloti passare a bordo della loro monoposto, piuttosto che a piedi davanti a te. È quello il loro habitat, è quello ciò che segui da decenni.

Nel complesso di un’esperienza simile manca l’appoggio per scrivere senza dover tornare prima in stanza. In questo il tempo sconsigliava di mettersi seduto da qualche parte col portatile con il rischio che iniziasse a piovere da un momento all’altro, magari mentre eri intento a scaricare le foto dalla reflex e scegliere quelle dieci da pubblicare al volo sui social. Non c’era fretta, quindi bene così. Tutto sommato però è davvero una figata poter scrivere su un sito tuo, dopo aver visto con i tuoi occhi, aggiungendo foto scattate da te direttamente. Rende il tutto un po’ più completo.

Insomma, dalle colline di Barcellona si torna al divano di casa. Con tre giorni e 280 foto in più da ricordare. Scelgo questa di martedì, scattata sull’erba: Valtteri Bottas in curva 1. 

Buona serata.

https://www.flickr.com/photos/95018123@N03/39842184594/in/album-72157693232302234/

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