Bagnaia e Ducati: un mondiale storico, un rischio non ripetibile

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
7 Novembre 2022 - 15:15
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Il mondiale MotoGP torna in Italia e ha valore doppio tra Bagnaia e la Ducati. Ma l’anno prossimo sarà molto più dura

Valencia ha regalato all’Italia una giornata motociclistica storica per i nostri colori. Era da cinquant’anni, dai tempi di Giacomo Agostini con l’MV Agusta, che un pilota italiano su moto italiana non portava a casa l’iride, cosa che nemmeno Valentino Rossi era riuscito a fare nel biennio complicato con Ducati. E proprio Ducati, oggi, festeggia quel traguardo grazie a Pecco Bagnaia, il cui percorso è intrecciato proprio con quello del Valentino nazionale.

Un anno dopo il ritiro del #46 e 13 anni dopo il suo ultimo titolo, un suo figlioccio ha compiuto un’impresa che pareva improbabile nel momento in cui Valentino ha appeso il casco al chiodo al termine del 2021. La fine della sua carriera su due ruote ha contribuito ad un calo importante nel seguito del motomondiale nel nostro paese. Il fatto che dopo solo una stagione un altro italiano sia salito sul tetto del mondo e che la sua carriera sia stata propiziata dall’Academy VR46 ha un valore importante e può, a sua volta, contribuire ad un ritorno rapido del pubblico al Mugello o a Misano, che quest’anno hanno sofferto parecchio l’assenza di Rossi.

Detto questo, dopo la scorpacciata di giusti festeggiamenti e l’incoronazione ufficiale di Pecco quale nuovo Campione del mondo, è necessario inquadrare una stagione tutt’altro che semplice per come si è evoluta nel corso dei mesi; con una convinzione personale, ovvero che difficilmente un altro anno così potrà ripetersi.

Il luogo comune della grande rimonta di Bagnaia e della Ducati su Quartararo e la Yamaha è romantico e sa di leggenda, ma non bisogna tacere che il divario di 91 punti dal quale è partita la riscossa non è stato frutto della forza degli avversari quanto degli assist serviti su piatti d’argento. Più che i meriti di Fabio (perché Yamaha, di meriti, quest’anno ne ha avuti pochini) sono stati i demeriti e gli errori di Bagnaia a scavare quel solco profondo che, non più tardi dell’estate, faceva già fare i conti su quando il francese avrebbe chiuso la pratica mondiale.

bagnaia

Va da sé che Bagnaia ha avuto il pregio di riconoscere sempre i suoi errori, dote rara quando si parla di piloti da corsa. E, magari, proprio la disavventura vacanziera nella quale è incappato ha fatto fare scattare la molla che serviva quanto meno per sbagliare molto meno in pista. Il recupero è stato certamente prodigioso ma al tempo stesso fa capire quanto, senza una prima metà stagione oltremodo fallosa, il mondiale per Pecco e la Ducati sarebbe stato in discesa, chiuso con gare di anticipo e con un trionfo meno ansioso da parte sua e dei media.

Ducati ha mostrato una forza inavvicinabile per chiunque e non solo col team ufficiale: oltre alle sette vittorie di Bagnaia e a quella di Miller, basti pensare alle quattro di Bastianini, una in più di Quartararo. I team non Ducati hanno vinto complessivamente otto gare su 20. Senza tentennamenti ed errori questo mondiale si sarebbe chiuso con largo anticipo.

A Fabio Quartararo va il pregio di averci creduto nonostante un mezzo non comparabile, facendo miracoli in mezzo alle Ducati e, talvolta, esagerando anche un po’ nel tentativo di restare in scia. La sua stagione resta di altissimo livello se pensiamo che la seconda Yamaha ufficiale, quella di Franco Morbidelli, è arrivata 19a in classifica con 206 punti di differenza, 248 contro 42. Le altre, non parliamone.

L’altro punto a favore della Ducati e di Bagnaia è stato l’assenza della Honda e di un Marquez ancora alla ricerca di sé. La quarta operazione al braccio sembra essere stata quella decisiva, ma il 2022 è stato un altro anno di calvario e questo ha tolto un potenziale avversario (se non “il” potenziale avversario) dalla lotta iridata.

Tutte combinazioni, tra Yamaha e Honda, che hanno permesso a Pecco di smontare e rimontare questo mondiale rendendolo a suo modo storico, ma sicuramente non ripetibile nel rischio di perderlo.

È infatti difficile credere che si possa conquistare un titolo con cinque ritiri e un 15° posto, eppure è successo. Ma non ricapiterà facilmente in futuro. Questa volta è andata bene e si può festeggiare un mondiale storico, ma quest’anno dovrà essere di insegnamento per capire che con più tranquillità si possono ottenere gli stessi risultati e che gli avversari non concederanno sempre le stesse opportunità.

Se Quartararo è una garanzia, Yamaha, da parte sua, ha il dovere di tornare competitiva e fornirgli una moto degna delle sua capacità. Dall’altra c’è lo spauracchio Marquez che, se dovesse tornare anche al 95% di quello che fu, sarà un problema per tutti. Ultimo dettaglio: l’anno prossimo sulla Desmosedici gemella ci sarà Enea Bastianini, autore di un anno meraviglioso chiuso al terzo posto. E sono curiosissimo di vedere come si comporterà con la moto ufficiale, anche in confronto a Pecco.

C’è comunque tempo per pensarci. Ora è il momento di godersi il successo e la Storia: perché quella non la può toccare più nessuno.

Immagine: Media Ducati

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