Brembo

Australia 2014, ecco la nuova F1. Cosa mi è piaciuto, cosa no

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 16 Marzo 2014 - 21:55
Tempo di lettura: 8 minuti
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Australia 2014, ecco la nuova F1. Cosa mi è piaciuto, cosa no
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Sono sinceramente combattuto.

Sto leggendo commenti di qualsiasi tipo su quella che possiamo definire una nuova era per la F1. Ma non so dire se questo Gran Premio d’Australia mi sia piaciuto o meno. Per capirlo, cerco di esporre quello che ho trovato positivo e quello che invece ho apprezzato meno.

Per la prima volta ho provato una certa difficoltà a districarmi tra tutti i tecnicismi che sono entrati in vigore quest’anno. Ecco, questa è una nota negativa. Bisogna essere smart, svegli, tecnicamente acculturati, per capire quello che stiamo vedendo. Non si tratta più di un volante, tre pedali, una leva, un motore. Siamo arrivati all’era della Power Unit, che chiunque potrebbe confondere con il semplice motore inglesizzato, ma che in realtà è l’insieme degli elementi che, lavorando collegati tra loro, forniscono motricità alle ruote posteriori. Non c’è più solo il caro, vecchio motore come lo conosciamo noi. Ci sono la turbina, l’ers, le batterie, c’è di tutto e di più. Il motorista X potrebbe aver costruito il motore più performante del lotto (parola grossa, sono tutti uguali ormai..) ma se non si intende a dovere con il resto delle componenti, “ciao”.

Una nota positiva, però, da questo GP d’Australia l’ho individuata. Il Gran Premio non è stato uno spot pubblicitario di un’ora e mezza dedicato alle gomme Pirelli. Per la prima volta dal 2011, le gomme non sono state al centro della scena, non sono state l’elemento chiave per le strategie di gara. Non abbiamo assistito a pneumatici fuori uso dopo pochi giri, ad un deserto di marbles fuori traiettoria, al pallottoliere pronto a contare il numero di pit stop in gara. Questa, personalmente, è una nota stra-positiva. Non ne potevo più di auto costate milioni e milioni di euro schiave di quattro gomme. Di sviluppi, simulazioni, giornate di lavoro e quant’altro rovinate da una gomma esplosa a Silverstone piuttosto che in Corea. Questo, per me, è un gran sospiro di sollievo.

Non mi è piaciuta la novità del “brake by wire”, il sistema che gestisce di fatto la potenza frenante sulle ruote posteriori in ausilio al recupero di energia. Le frenate sbagliate in tutto il weekend da parte di diversi piloti sono dovute ad un’errata taratura di questo sistema. Kimi Raikkonen, ad esempio, ha patito parecchio anche in gara la nuova tipologia delle frenate, andando lungo per ben due volte. Siamo quasi arrivati alla frenata assistita come in un videogioco e non più diretta. Non mi piace.

Mi è piaciuto in parte vedere il debuttante Magnussen giungere terzo (e poi secondo per la retrocessione di Ricciardo). Nulla da dire sulla straordinarietà della gara del danese, per ritmo, aggressività nelle battute iniziali e gestione della gara. Ma mi chiedo, qualche lustro fa, se si sarebbe trovato a suo agio su una macchina molto più grezza e ignorante di quanto non lo siano queste F1 del 2014. Già nel 2007, un tale Lewis Hamilton era giunto terzo al GP d’esordio, proprio a Melbourne. Quindi, la prassi è ormai questa. Ma è probabilmente un indice di quanto queste vetture siano ‘facili’ per chi fa questo mestiere. Sempre al netto del fatto che questi ragazzi ci fanno sembrare semplici cose in realtà difficilissime. Chi mi ha letto in questi anni, sa a cosa mi riferisco, ovvero al rispetto che ognuno di noi deve portare anche per il più lento di questi piloti.

Non mi è piaciuto, per niente, il cambio a otto marce e rapporti bloccati. E’ semplicemente assurdo. A quale pro? Fa parte di quelle regole che di chiedi quale mente bacata possa averle semplicemente pensate, oltre che proposte. Il problema è che c’è anche chi le ha accettate. Per inciso, l’ottava a Melbourne l’hanno utilizzata in pochissimi. Il che mi fa pensare che a Montecarlo sarà un lusso vedere la sesta in fondo al tunnel. Tra l’altro, i problemi di pattinamento in uscita dalle curve per parecchi piloti potrebbe essere riconducibile a delle prime marce piuttosto corte, che non potendo essere adeguate al tracciato, potrebbero aver dato qualche problema di gestione della trazione.

Mi piace, ma è una questione puramente inutile, l’adozione del numero personalizzato per i piloti. Mi rendo conto di ricordarli già a memoria, mentre fino all’anno scorso oltre le prime 5/6 scuderie la fatica iniziava a farsi sentire. Probabilmente è tutta una pura questione di marketing, ma sinceramente come novità non mi pare malvagia. Dà anche la possibilità ai piloti, per chi ne ha uno, di scegliere un numero a loro caro per un qualsiasi motivo che lo identifichi meglio. E’ un dettaglio, chiariamoci, ma non lo giudicherei negativo.

Non mi è piaciuto il tiro al piccione nei confronti di Sebastian Vettel durante tutto il weekend. Soprattutto quando è trapelato che la sua Red Bull aveva dei problemi (che poi hanno portato al ritiro pressochè istantaneo di questa mattina), si è continuato a marcare come Ricciardo gli avesse dato paga in qualifica, della serie “facciamo finta di niente”. Io, piuttosto, mi preoccuperei del fatto che dopo dei test disastrosi, la seconda guida alla prima gara è giunta seconda. Certo, con il problema benzina, ma quanto più lento sarebbe stato, altrimenti? Magari sarebbe arrivato terzo, ecco. E dubito che un Vettel con una macchina a posto farebbe peggio del pur buon Ricciardo, almeno adesso. Ma siamo sempre lì, evidentemente molti tifosi sono ancora carichi di odio sportivo per gli ultimi quattro anni.

Mi è piaciuto, al contrario delle critiche di molti, il gesto di stizza di Vettel appena dopo la qualifica di sabato. Se non lo avesse fatto, qualcuno forse avrebbe parlato di un pilota con la pancia piena per i 4 titoli consecutivi. Anche qui, la verità sta nel mezzo. Un pilota che ha appena vinto quello che ha vinto lui e si incazza così per una qualifica storta (la prima, oltretutto), significa probabilmente che ha ancora molta, molta fame. E di questo, se fossi nei suoi avversari, mi preoccuperei.

Non mi è piaciuto il fatto che alla prima gara ci siano volute cinque ore per definire la classifica finale del Gran Premio, con evidenti problemi conseguenti a stilare classifiche definitive e poter dare dei giudizi. Come al solito, e questa purtroppo non è una novità, il regolamento della F1 lascia sempre spazio ad interpretazioni varie e lacune profonde. In particolare, la regola sulla gestione del carburante è talmente cervellotica che si fa fatica a crederne l’esistenza. Sarebbe bastato definire che le gare devono essere completate con 90kg di serbatoio, senza andare a parametrizzare il consumo istantaneo oltre tot giri. Passatemi il termine: seghe mentali.

Mi sono piaciuti, e non poteva essere altrimenti, i messaggi per lo zio Schumi da colleghi e squadre. Il logo sui caschi di Massa, Bianchi, Vettel. L’ormai famoso hashtag #KeepFightingMichael che oggi ha accompagnato Rosberg alla vittoria e che era presente anche sulle Williams. Spero davvero, anche se il realismo parla di una situazione davvero dura, che un giorno Michael possa leggere tutto questo affetto.

Non mi è piaciuto, non mi piace e farò fatica ad abituarmi al silenziosissimo rombo di questi nuovi motori. Sembra un’altra categoria, e di sicuro questi turbo non hanno niente a che vedere, musicalmente parlando, con quelli di 30 anni fa. Tutta un’altra cosa, e basta fare un giro su youtube per rendersene conto. Si fa davvero fatica ad ascoltarli e si è costretti ad alzare il volume, con il risultato che a trapanare le orecchie del telespettatore non è più il motore ma la voce del commentatore.

Mi sono piaciute la Williams e la Mclaren. La prima una piacevolissima sorpresa. Bottas, se non avesse dato quella Botta(s) al muro (pessima battuta..), sarebbe potuto arrivare addirittura in zona podio. Peccato per Felipe, ma l’impressione è che abbia azzeccato la scelta della nuova squadra. Bene anche la Mclaren, sia con l’ottimo Magnussen che con Button, di rientro da metà schieramento. Dopo un anno indicibile, la voce di Dennis si è probabilmente fatta sentire ed ecco il ritorno al top.

Non mi sono piaciute, o meglio dire non le ho neanche viste, le Lotus. Pensare che un anno fa trionfarono con Raikkonen e che questo weekend hanno approfittato di Melbourne per una sessione di test privati, è aberrante. E dire che Maldonado, pochi giorni fa, diceva che passare alla Lotus era stata per lui la miglior scelta possibile. Sarei curioso di sapere quali fossero le alternative. E chissà cos’ha pensato vedendo Bottas oggi.

Le ho lasciate per ultime, ma mi sono piaciute poco anche le Ferrari. Pare che nulla sia cambiato rispetto all’anno scorso. Anzi, senza considerare la Safety Car, Alonso sarebbe potuto giungere con oltre 50 secondi di distacco da Rosberg, e Kimi avrebbe passato agevolmente il minuto. Quinto (poi quarto) e ottavo (poi settimo), senza Hamilton ritirato. L’affidabilità è un elemento chiave di quest’anno, ma ci devono essere anche le prestazioni, perchè non sempre gli altri potranno avere problemi. Riguardo i piloti, Alonso ha fatto il massimo. Kimi ha recuperato bene ad inizio gara (si era portato appena dietro lo spagnolo), ma poi i problemi ai freni denunciati durante la gara e sottolineati dopo hanno dato qualche grattacapo al finlandese, che comunque non è sembrato completamente a suo agio. Rimandati tutti, ma c’è da lavorare e tanto.

Infine, mi è piaciuto vedere qualche sorpasso oltre la zona DRS. Seppur agevolato da problemi temporanei o errori di altri piloti, l’ala mobile continuo a non digerirla sin dalla sua introduzione. Qualsiasi alternativa, pertanto, è ben accetta.

Tra due settimane Sepang, la prima pista vera dell’anno, metterà sotto pressione le auto e i piloti con le sue temperature estreme. Potrebbero esserci altre sorprese. E cercherò di capire se questa nuova F1 mi garba o meno. Anche rileggendo quanto sopra, non so decidermi.

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