Scusate, ma questa volta non me la tengo. Ogni 15 ottobre, giorno del compleanno di Bruno Senna, mi tocca leggere una serie di cattiverie inenarrabili.
E sì, questo è un post totalmente interessato perché ho avuto la fortuna di conoscerlo (ma il rispetto deve essere indipendente dal fatto che si conosca qualcuno o meno), so che splendida persona è, e leggo l’ignoranza dilagante di centinaia di invidiosi, tifoselli, finti pseudoappassionati e ignoranti (inteso come voce del verbo ignorare) che si spacciano espertoni e si mettono sistematicamente a sputare sentenze senza conoscere quello di cui parlano, senza informarsi un minimo, non dico a livello Treccani.
Sì, ce l’ho con voi. Perché avete rotto le ruote riproduttive.
Continuate a raccontare la storiella che non si chiama Bruno Senna ma Bruno Lalli, ignorando il fatto che in Brasile è d’uso utilizzare il cognome materno e che lo stesso zio Ayrton fece la stessa cosa, invece di chiamarsi Da Silva.
Continuate a sottolineare che non valeva (perché molti non sanno che corre ancora) un’unghia dello zio, quando non riuscite a capire che a livello dello zio nel mondo ce ne sono stati forse quante le dita di una mano. Quindi, il vostro “non vali un’unghia”, non vale assolutamente niente. E, continuando a ripeterlo come un mantra, non capite che invece di offenderlo lo ponete allo stesso livello di tantissimi altri. Oltretutto, per sostenere la vostra tesi, richiamate le prestazioni a bordo della mirabolante HRT 2010. Una monoposto che si smontava solo a guardarla.
Continuate ad ignorare vergognosamente il fatto che, dopo la morte di Ayrton, Bruno ha visto un volante da corsa col binocolo per quasi 10 anni. DIECI. Roba che Max Verstappen, per citarne uno, oggi sarebbe sul divano e dovrebbe aspettarne altri 5 per rimettersi in pista. Inutile sottolineare che 10 anni di assenza dalla pista, tra gli 11 e i 21 anni, sono una mina per qualsiasi pilota voglia diventare professionista. Ma questo non interessa a voi, oh geni incompresi, che presi dall’ossessione del pigiare compulsivo e del post superfigo vi divertite a gettare merda su chiunque, per rivendicare il vostro status di professionisti dello sproloquio a tutti i costi e a tutto tondo.
Ma soprattutto c’è una cosa che ignorate, cari miei. È quella più importante. Ignorate che, se la classe non è acqua, il rispetto non si compra con nessuna moneta, istruzione, classe sociale del mondo. E in questo, quello che voi chiamate Bruno Lalli, da scarso qual è (mentre ancora conquista podi nel WEC) vi doppia bendato e con la camicia di forza. Sappiatelo.
Bel modo che avete di seguire il Motorsport. Siete vergognosi.
Auguri, Bruno.
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