Attaccati pubblicamente per le Sprint, ma sono loro stesse a darci ragione. Così sono un danno per la F1

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
23 Ottobre 2023 - 10:45
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Quello della Sprint è un format che piace solo a chi l’ha introdotto e che crea più problemi che spettacolo (o introiti)

Come sempre i nodi vengono al pettine con il tempo. Mesi fa, con un pretesto alquanto ridicolo – un titolo pubblicato da tutti, ma il nostro era risultato più antipatico – siamo stati attaccati pubblicamente e tacciati di cattiva informazione per avere espresso – questo il vero motivo – un parere negativo sulle Sprint. Abbiamo rispedito le critiche ai mittenti e mi sono ripromesso di attendere un po’ di tempo prima di pronunciarmi nuovamente.

La doppietta delle Sprint in Qatar e Stati Uniti non fa altro che darci ragione e senza appello. Le Sprint, così come vengono impostate attualmente, sono solo un male per la F1. Personalmente ritengo lo siano in generale e me ne libererei domani, ma voglio dare il beneficio del dubbio sul fatto che siano solo organizzate in modo controproducente ai fini del weekend.

Per la seconda settimana di fila l’unica ora di prove libere rappresenta un problema. Chi ha appoggiato dall’inizio questo sistema del caos ha il dovere di ripensarci perché, ormai, le lacune sono chiare a tutti. Team che spendono 140 milioni all’anno non possono trovarsi in difficoltà con una sola ora di prove e, magari, degli aggiornamenti da testare.

E sarebbe il caso di finirla di pensare che il simulatore sia la stessa cosa della pista, perché i risultati dimostrano costantemente che non è così. In Qatar il formato Sprint ha contribuito pesantemente ad amplificare i problemi del weekend. Ad Austin due delle quattro monoposto controllate a fine gara sono risultate irregolari con il pattino. Cosa sappiamo delle altre sedici? Nulla, ed è sbagliato anche questo, perché nella classifica finale ci potrebbero essere altre monoposto oltre il limite di usura che hanno, però, preso punti.

Bisogna fare un passo indietro dal 2024 anche se sarebbe meglio pensarci già per Interlagos, sesto ed ultimo weekend Sprint dell’anno su una pista a sua volta sconnessa, magari non quanto Austin. Dato che i cambi in corsa piacciono tanto e i campionati sono chiusi, forse potrebbe esserci l’opportunità di provare un format diverso con due libere invece di una. Anche qui, è incredibile notare la precisione con la quale questo format sia stato inserito in appuntamenti che hanno poi creato problemi: Austria (track limits), Qatar (qualsiasi cosa), Austin (squalifiche).

Se fino ad ora, tra i piloti, solo Verstappen si era detto fortemente contrario a questo format (ma sarebbe simpatico capire cosa pensano anche gli altri, che magari non si pronunciano), ora anche i team iniziano a farsi sentire. Ferrari e Mercedes hanno citato espressamente l’impossibilità in termini di tempo di completare gli assetti come concausa, insieme alle sconnessioni del tracciato, della squalifica. E il fatto che due team, Aston Martin e Haas, abbiano preferito far partire dalla Pitlane entrambe le loro monoposto pur di modificare gli assetti è un chiaro segnale di come non si possa andare avanti così. E, giusto per sottolinearlo, con le modifiche Stroll è andato a punti.

Di cosa stiamo parlando, quindi? Dell’ennesimo caso che dimostra quanto le logiche aziendali stiano prevaricando quelle sportive oltre il limite logico. Se le Sprint sono così necessarie – e non dovrebbero esserlo – è altrettanto necessario che ne venga rivisto il format e che questo non sia fonte di problemi per team o piloti. C’è poco, in sostanza, da essere fan della riduzione delle prove libere: perché, al contrario di come ci viene raccontato, l’imprevedibilità può nascere anche dalla modifica dell’ultimo minuto invece che dall’obbligo di non toccare più nulla dopo una sola ora di prove. Con i warm up, una volta, si ribaltavano le gare, adesso solo le classifiche.

Pertanto no, mi spiace: le Sprint, di base, restano un controsenso in uno sport che ha vissuto e bene senza per 70 anni. Se poi devono essere gestite così, tanto vale fare un passo indietro. Altrimenti, se si vuole continuare con le magre figure, ci si accomodi ma senza criticare per convenienza, perché poi si capisce e la figura diventa ancora peggiore.

Immagine: Media Red Bull

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