Tre mesi volati via, una nuova era di F1 alle porte. Si riparte con nuovi contenuti, senza dimenticare cosa succede attorno a noi
Seppur la mia assenza da queste pagine sia stata abbastanza lunga per vari motivi – che, in questo ho preso come riferimento chi ho adorato in passato, preferisco tenere per me – questo non significa che non abbia seguito con attenzione le vicende invernali dell’amata (lei, non come la si sta trattando) Formula 1; della quale, ho fatto un paio di conti, ho ormai visto la metà dei suoi GP dal lontano 1991 ad oggi. Un lungo cordone ombelicale collega la fine del 2021 e l’inizio del 2022, che avverrà ufficialmente tra poche ore.
E, in effetti, sembra che il 2021 non sia mai finito per tutte le polemiche che ancora tengono banco sull’Abu Dhabi Gate. Come se, in qualche modo, si potesse ancora cambiare l’esito dello scorso campionato. Se ne sono dette di tutti i colori, con l’opinione pubblica in gran parte schierata in favore di Hamilton, della ladrata del secolo e della defenestrazione di Michael Masi per il solo caso di Abu Dhabi; tutto questo in un disegno anche discretamente apparecchiato dai media, soprattutto inglesi, sufficientemente parziali (e sfido chiunque a sostenere il contrario) da riuscire a raccontare una storia rigirandola totalmente a loro convenienza, come anche Drive To Survive insegna.
Onestamente credo che il primo a non meritare questo genere di trattamento sia proprio Lewis. A 37 anni compiuti e con sette mondiali alle spalle, sul cui valore potremmo stare qui a parlare secoli (e non ne ho la minima voglia, non ora), credo non abbia bisogno di una protezione mediatica a tratti aberrante, capace di puntare il dito solo sulle presunte ingiustizie ed incensare qualsiasi minima classifica (anche inutile) per aumentarne agli occhi dei fan il valore; come se i mondiali morali potessero aiutare a conquistarne di reali. Il tutto insabbiando completamente le incertezze, gli errori e gli episodi giudicati incredibilmente a favore senza tentennamento alcuno.
Perché io sono d’accordo sul fatto che la Formula 1 avesse bisogno di una ventata d’aria fresca all’interno del suo corpo giudicante ma non per la sola Abu Dhabi, bensì per come tutta la stagione 2021 è stata trattata. Questo include anche tutte le occasioni in cui Hamilton, la Mercedes o entrambi sono stati graziati: la retromarcia per tornare in pista ad Imola, sulla quale sono state accampate mille scuse; Silverstone, con 10 secondi di penalità ridicoli dopo l’incidente con Verstappen trasformati in una cavalcata trionfale nella Soap Opera di Drive To Survive; i due allucinanti impeding su Mazepin in Arabia Saudita e ad Abu Dhabi, sui quali si è glissato per “non interferire nella lotta mondiale” (scusate?!); il taglio di curva 5 nel primo giro proprio di Yas Marina, dove Lewis ha guadagnato 65 metri senza che qualcuno dicesse niente. Il tutto senza dimenticare, poi, penalità inflitte due ore prime dell’inizio della gara (Red Bull in Qatar) togliendo quindi la possibilità ad un team, ad esempio, di montare un’unità fresca approfittando della situazione.
Se vogliamo equità che ci sia su tutto, davvero e non a convenienza. Mercedes ha “ottenuto” come pseudo risarcimento la rivoluzione della Direzione Gara ed ora di Direttori non ne ha più uno ma due, oltre al VAR in stile calcio. Il mio auspicio è che da ora in poi tutte le decisioni prese siano corrette, costanti e coerenti con gli eventi, senza cambi di idea da una gara all’altra. E, se così sarà, sono sicuro che tutte le violazioni saranno finalmente sanzionate a dovere, senza più polemiche. Ma che Mercedes o chi per essa, poi, non si lamenti ancora, nel caso.
Anche perché, di tutto questo macello, ciò che è cambiato nel regolamento sui fatti di Abu Dhabi è essenzialmente una parola: “all” al posto di “any” per quanto riguarda le monoposto che devono superare la Safety Car per sdoppiarsi. Dettaglio che non avrebbe cambiato nulla nell’esito di Abu Dhabi. A meno che qualcuno non creda davvero che Carlos Sainz, con gomme usate a fine gara, avrebbe potuto superare Verstappen nel corso dell’ultimo giro.
Se volete saperne un’altra l’articolo 15.3 del regolamento sportivo, che conferisce al Direttore di gara discrezionalità e potere di sovrastare le regole in regime di Safety Car, è ancora lì, inalterato. Ad oggi il Direttore di gara ha ancora il potere di comunicare il ritorno in regime di bandiera verde un giro prima del dovuto. Dettaglio, quello della volontà di non finire in regime di Safety Car (lo ricordo per l’ennesima volta), concordato con i team la stessa mattina di Abu Dhabi. A tal proposito: auspico anche che i nuovi direttori vengano lasciati in pace nello svolgimento del loro lavoro, senza più pressioni esterne come ne abbiamo viste ultimamente.
Detto questo, tiriamo una linea e passiamo al 2022. Devo essere onesto: avevo sbagliato tremendamente a pensare che le monoposto del nuovo corso tecnico sarebbero state tutte simili tra loro. Sebbene, comunque, le linee generali siano quelle (muso, ali) non mi sarei aspettato così tante soluzioni diverse nella zona delle fiancate. Anche se dobbiamo tenere presente una questione fondamentale: da quest’anno quello che vediamo è quello che conta meno. Intendo dire che l’importanza in termini di prestazioni si è spostata dall’aerodinamica superiore al fondo, ovvero la parte a noi più nascosta. Mattia Binotto è stato relativamente chiaro a riguardo: il fondo fa l’80% del lavoro, forse di più. Quindi non è assolutamente detto che chi si è inventato soluzioni estreme nella zona delle pance abbia un effettivo vantaggio, leggasi Mercedes. La quale si è gettata a pesce nelle zone grigie del regolamento replicando quanto fatto nel 2019, con due carrozzerie completamente diverse tra un test e l’altro e con la soluzione degli specchietti che farà ancora parlare di sé.
Mi ero sbagliato, lo ripeto. Se colorassimo di nero tutte le monoposto e le spogliassimo degli sponsor, potremmo distinguerle una dall’altra senza problemi e questo è sicuramente un punto a favore. Se tutto questo cambio è stato positivo ai fini dell’obiettivo finale, quello di rendere queste monoposto più capaci di stare vicine tra loro, lo scopriremo solo domenica, ma per ora abbiamo almeno visto un po’ di varietà.
L’unico modo per capire come sono andati realmente i test sarebbe conoscere i quantitativi di benzina imbarcati dalle macchine in pista. Onestamente non credo che nessuno abbia tentato di girare almeno una volta a serbatoio vuoto, ma poi c’è sempre modo e modo di mascherare le prestazioni. La sensazione visiva è che Ferrari e Red Bull siano quelle messe meglio, con Mercedes forse un pelo indietro per le tante correzioni necessarie al volante, apprezzate spesso dagli onboard.
Apro una parentesi: queste monoposto nel lento sono dei veri barconi. 798 kg più serbatoio pieno significa andare oltre quota 900 kg, un peso quasi da auto a ruote coperte. Nel lento sono… lente, impacciate, difficili da buttare in curva e con sottosterzi pronunciati, forse figli anche della nuova aerodinamica che non premia come prima l’efficienza delle ali.
Se dovessi parlare a sensazioni, come detto prima, premierei Ferrari e Red Bull. Non vedevo da tempo facce così soddisfatte a Maranello e l’ottimismo di Binotto è quasi contagioso. A meno di qualche sorpresa davvero tosta, credo che vedremo la F1-75 lottare.
Questione Russia. Giusto tagliare con Sochi (ma questo lo diciamo in tanti dal 2014) e giuste, a mio modo di vedere, le limitazioni conseguenti. Sulla questione Mazepin bisogna fare chiarezza, perché in troppi hanno sostenuto che Nikita sia stato allontanato perché russo. No, è stato allontanato perché è stato chiuso il contratto con chi, il suo sedile, lo pagava. Come diretta conseguenza anche lui è saltato. Mi viene da dire che questo è il rischio che corre chi conquista il sedile con i soldi e non con i piedi.
A Sakhir, lo sappiamo, ci sarà Hulkenberg al posto di Vettel, a casa con il Covid (buon recupero a lui). Ecco, Nico è un mistero che probabilmente resterà sempre irrisolto. Trovo cioè scandaloso che il suo ruolo sia quello di tappabuchi del malato di Covid di turno e che non abbia un sedile fisso in team di alto livello; in anni e anni di F1 per avere una macchina decente è dovuto andare a Le Mans, vincendola tra l’altro. Incomprensibile.
Passiamo a noi. P300.it è al suo secondo anno da Testata. Questa volta nessun incendio ha gettato pepe sull’inizio del mondiale (se penso a un anno fa mi tornano in piedi i pochi capelli che ho) e abbiamo lavorato per rendere ancora migliore la nostra piattaforma. Abbiamo una nuova Home, più leggera e compatta. Ma, soprattutto, abbiamo il piacere di ospitare su queste pagine Paolo Filisetti ed il suo Studio. La tecnica legata alla F1 era la nostra più grande lacuna per un motivo molto semplice: non volevamo occuparcene senza averne le competenze che ritenevamo necessarie per fornire un’informazione chiara e corretta ai nostri lettori. Con l’arrivo di Paolo e dei suoi contributi questa lacuna è stata finalmente colmata e, da quest’anno, potrete trovare contenuti di qualità anche su questo aspetto della Formula 1, soprattutto in un anno di grandi cambiamenti regolamentari.
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Si riparte con un pizzico di malinconia. Appena due anni fa le nostre vite potevano essere definite normali seppur con alcune storture che il Covid, nel suo tragico passaggio, ha smascherato. Vite frenetiche, orari, cartellini, nessun tempo per fermarsi e pensare a noi. E, proprio adesso che sembrava vedersi un po’ di luce in fondo al tunnel, il bagliore delle esplosioni ha squarciato il cielo di quella che stavamo per riconoscere come nuova normalità. Crescere è anche diventare più sensibili a determinati argomenti: diventare padre e vedere il terrore negli occhi di un bambino, le sue lacrime, sentire le sue urla, immaginando in modo del tutto infinitesimale quello che sta subendo gente innocente, è da lasciare senza fiato. È tutto quello che dovrebbe essere evitato nel 2022. Come se non si fosse imparato nulla dal passato.
Parlare di sport in un contesto come quello che stiamo vivendo sarà un po’ più pesante e, a tratti, superfluo. Ma questo è il nostro lavoro e cercheremo di farlo al meglio, come sempre.
Buon mondiale a tutti. Speriamo lo sia e di poterne parlare, quanto prima, con più leggerezza.
Immagine: Media Mercedes
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