C’è una canzone di Cesare Cremonini che recita così: “Ah, da quando Senna non corre più… non è più domenica”. Involontariamente, Cesare non sapeva che per 22 anni non si sarebbe più corso, di domenica 1 maggio, un Gran Premio di F1. Oggi è la prima volta. Sapeva, però, che quella frase era vera. Per tanti, tantissimi è stato effettivamente così. Troppo forte il carisma e troppa la grandezza di Ayrton per resistere ad una Formula 1 senza di lui.
Oggi si corre ad Imola la Superbike, e si corre a Sochi la Formula 1. E’ cambiato non tanto, tutto. Non c’è più niente di quello che fu. Sapete, sappiamo tutti quanto ci lamentiamo di questa Formula, ma non è questo il luogo nel quale rinforzare le critiche. Ogni 1° maggio, e non solo, c’è una folta schiera di persone che rende omaggio ad Ayrton alla statua che lo rappresenta, all’interno del parco dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari. Dopo oltre 20 anni, la grandezza di questo personaggio è ancora viva negli occhi, nei ricordi, e nel cuore di chi lo amava. E questo dettaglio dovrebbe rendere da solo l’idea della grandezza, per osmosi, di quello sport.
Ayrton vive in chi amava vederlo in pista e negli occhi delle migliaia di bambini che la sua Fondazione aiuta, ogni anno, a crescere ed avere un futuro. 22, 30 o 40 anni, sarà sempre così. Quando vi dicono che seguite “Quattro macchinine che girano in cerchio” mostrate una sua foto, e portatevi un indice alla bocca.
Oggi è un altro anno che se ne va. Ma, come solo ai miti succede, il tempo non sfuma i ricordi ma li aumenta. E’ il destino di Ayrton: quello di essere sempre più grande.
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