Brembo

Addio a Nino Vaccarella: da Palermo al Mondo, sempre da vincitore

di Francesco Ferrandino
Pubblicato il 24 Settembre 2021 - 12:30
Tempo di lettura: 3 minuti
ARTICOLO DI ARCHIVIO
Addio a Nino Vaccarella: da Palermo al Mondo, sempre da vincitore
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Con Nino Vaccarella scompare uno degli ultimi autentici fuoriclasse italiani di statura mondiale.

Sarebbe riduttivo indicare Nino Vaccarella come il Re della Targa Florio, che per lui era la gara di casa e che più di tutte esaltò la sua abilità di stradista naturale con tre vittorie, a cui avrebbero potuto aggiungersene molte altre. Ma Nino, che insieme alla sorella aveva ereditato dal padre la conduzione di un istituto scolastico privato a Palermo e che per questo veniva spesso soprannominato “il Preside volante”, ha trionfato in tutte le maggiori competizioni internazionali nell’allora celebratissima categoria delle Sport-Prototipo, quella che oggi viene chiamata Endurance.

Sull’amata Ferrari – amore non sempre corrisposto per via dell’enigmatica ritrosia umana del Drake – Vaccarella vinse nel 1964 la 24 ore di Le Mans, la Mille Chilometri del Nurburgring e la Coppa Intereuropa, contribuendo in maniera sostanziale alla vittoria del Mondiale Sport, mentre l’anno dopo centrò la prima vittoria alla Targa Florio. Tra i suoi compagni di squadra c’erano anche altri due grandi piloti italiani, come Lorenzo Bandini e Lodovico Scarfiotti. Il rapporto ondivago con Maranello indusse il campione siciliano ad accettare la corte dell’Alfa Romeo, con cui nel 1968 si affermò sul difficile Circuito del Mugello e alla 500 km di Imola.

Nel ’70 tornò alla Ferrari vincendo l’epica 12 ore di Sebring insieme a Ignazio Giunti e Mario Andretti. Di quella stagione resta negli annali anche un’altra prestazione, seppur non coronata dalla vittoria: per la “sua” Targa Florio, Vaccarella riuscì a convincere Enzo Ferrari a mettergli a disposizione una 512 S, auto potentissima ma ingombrante e poco maneggevole, chiaramente inadatta sul tormentato circuito siciliano, ma Nino riuscì incredibilmente a combattere con le più agili Porsche, lottando addirittura per il comando e finendo terzo, nonostante un maggior numero di soste per il rifornimento. Imprese come questa hanno reso eterno l’affetto degli appassionati siciliani per il campione palermitano, e ancora oggi sulle strade della Targa c’è chi mantiene vivo il ricordo di quei giorni riverniciando le scritte di incitamento sui muri che costeggiano il lungo tracciato.

Nella parte finale della carriera, Nino ritornò all’Alfa Romeo, rivincendo la Targa nel ’71 e poi ancora nel ’75, per poi ritirarsi dalle competizioni e dedicarsi a tempo pieno alla sua scuola. Il suo ritiro ha segnato la fine di un’epoca: la stessa Targa di lì a due anni uscì di scena scomparendo dal calendario internazionale. Ma l’intera Sicilia automobilistica non dimenticherà mai il suo campione che iniziò a gareggiare nelle corse in salita alla fine degli anni cinquanta per poi arrivare a vincere da pilota ufficiale di squadre prestigiose le più importanti gare mondiali al volante di macchine da sogno, e continuerà a incitarlo come ancora adesso si legge sui muri del tracciato delle Madonie: “Vai Nino”.

Immagine: Flickr | Eric della Faille


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