Addio a Bob Jenkins, voce storica del motorsport americano

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Tempo di lettura: 8 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
10 Agosto 2021 - 14:15
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Si è spento a 73 anni Bob Jenkins. Dai microfoni di ESPN, ABC e NBCSN ha commentato innumerevoli edizioni della Indianapolis 500 e gare della NASCAR


Il tumore al cervello purtroppo alla fine ha avuto la meglio. La stessa malattia che alla fine del 2012 si era portato via la moglie, per la quale aveva annunciato l’addio alla TV per starle più vicino nel momento più difficile, ci ha privato ieri della magnifica voce di Bob Jenkins. Il commentatore nativo di Richmond, Indiana avrebbe compiuto il prossimo mese 74 anni.

Essendo nato in Indiana, Jenkins aveva i motori nel sangue, tuttavia la prima passione di Bob era la musica (leggendaria la sua collezione di oltre 10’000 45 giri) e dopo la laurea ad Indiana University nel 1969 voleva diventare un disk jockey, tuttavia dovette ripiegare sul lavoro di “semplice” annunciatore radiofonico.

Fu proprio in questo periodo che conobbe Paul Page, che svolgeva lo stesso lavoro a 1070 WIBC-AM, la principale radio sportiva ad Indianapolis. Page prima lo introdusse definitivamente nel motorsport, poi divenne suo collega ed infine i due divennero il volto delle monoposto USA negli anni ’90 quando si dividevano in pratica le telecronache di CART e IRL.

Quando il motorsport USA da affare locale, il Midwest per le monoposto e il Sud per la NASCAR, divenne invece una passione nazionale dalla fine degli anni ’70, Page e Jenkins vennero chiamati anche dalle TV oltre che a collaborare ancora per l’IMS Radio Network, Paul come prima voce dal 1977 e Bob come reporter dalla pista. Page andò alla NBC, Jenkins venne contattato da una nuova televisione all-sport, un’idea che nel 1979 sembrava assurda e destinata al fallimento. E invece Bob Jenkins divenne il volto di ESPN, ed in seguito anche di ABC, per oltre 20 anni.

Negli anni ’80 Jenkins curò la rubrica settimanale SpeedWeek, dove venivano mostrate le gare di tutte le categorie da tutti gli USA, su asfalto o sui dirt track e rese famosi in tutta la nazione nomi leggendari fino ad allora sconosciuti; probabilmente fu lui il primo a rendere famoso a fine anni ’80 chi era Jeff Gordon quando il futuro pluricampione della Cup Series era solo un giovane dell’Indiana che dominava sugli sterrati. Quando non era in giro per gli ovali dell’Indiana, in diretta su ESPN oppure solo per passione o dovere giornalistico, Jenkins era a commentare la NASCAR insieme a Ned Jarrett e Benny Parsons, un trio in cabina amatissimo dagli spettatori.

Allora il mercato dei diritti televisivi era molto più frammentato di oggi, infatti le trattative si svolgevano fra i circuiti e le TV e dunque ogni pista poteva agire autonomamente dalla NASCAR. Questa differenza ha fatto sì però che la voce di Jenkins sia legata a certe corse specifiche. Ad esempio le gare di Atlanta erano trasmesse su ABC/ESPN e quindi Bob Jenkins ha avuto l’onore di annunciare per oltre un decennio dal 1988 al 2000 il vincitore del campionato nella gara finale della stagione. Quindi, sua è la voce nella storica “Hooters 500” del 1992, la gara più famosa nella storia della NASCAR.

Nel frattempo Bob non ha mai dimenticato Indianapolis e la sua 500 Miglia. Per 42 edizioni consecutive, dal 1979 al 2020, la sua voce ha accompagnato i tifosi nel mese di maggio; dopo l’attività in pista, nel 1990 ereditò il ruolo di prima voce per la radio dallo stesso Paul Page (passato ad ABC per svolgere lo stesso ruolo ma in TV) e raccontò fino al 1998 dunque alcune delle edizioni più esaltanti, ma anche l’epoca dello split fra CART e IRL e i momenti difficili delle monoposto USA.

Nella memoria di tutti c’è sicuramente il racconto dell’edizione del 1992, contraddistinta dal duello finale fra Al Unser Jr. e Scott Goodyear. Forse il momento più significativo che descrive quanto Bob Jenkins fosse un maestro gentile per i suoi colleghi e per i radioascoltatori ce lo ha regalato Bob Lamey, di primo lavoro commentatore degli Indianapolis Colts della NFL ma reclutato come quasi sempre per il racconto da curva4. All’ultimo giro, con Unser e Goodyear vicinissimi, Lamey disse:

“Al Unser, Jr. has the lead, one more turn to go…here they come, coming to the finish line, Bob Jenkins, who’s gonna win it?!”

“Bob Jenkins, dicci chi vince?!”, come a dire a tutti che solo Bob poteva allo stesso tempo raccontare e spiegare a tutti chi e soprattutto come avrebbe vinto la gara più importante dell’anno in quella che fu una edizione quasi tragica per i numerosi incidenti causati dal vento e dalle insolite e bassissime temperature. E Jenkins passò alla storia con:

“The checkered flag is out…S-[cott] Goodyear makes a move!…Little Al wins by just a few tenths of a second!…perhaps the closest finish in the history of the Indianapolis 500!”

…in quello che fu (ed è ancora) in effetti l’arrivo più ravvicinato nella storia della Indianapolis 500, con soli 0.043″ a separare Al Unser Jr. e Scott Goodyear.

Nel 1994 la NASCAR sbarcò ad Indianapolis per la prima edizione della Brickyard 400 e non poteva che essere Jenkins a raccontare quella gara e anche le edizioni successive. Significativo fu sicuramente il fatto che a vincere quella corsa storica fu proprio Jeff Gordon, quel ragazzo che qualche anno prima contribuì a far conoscere a tutti e non solo agli addetti ai lavori.

Nel 1999 ABC/ESPN avevano i diritti TV sia della IRL che della CART e dunque ai piani alti fecero una scelta storica, Jenkins avrebbe commentato la IRL e Page la CART, dunque per Bob arrivò il momento storico di annunciare la 500 Miglia anche in TV. Svolse questo ruolo per sole tre edizioni commentando le vittorie di Bräck, Montoya e Castroneves, poi col declino della CART Page tornò a Indianapolis e Jenkins ebbe l’onore di fare da presentatore dell’evento.

A fine 2003 Jenkins lasciò la casa che fu sua fin dalla sua fondazione, infatti ABC/ESPN non aveva acquisito i nuovi diritti “centralizzati” della NASCAR dal 2001 e le monoposto erano entrate nella fase finale dello split. Bob, dunque, fu richiamato a casa a Indianapolis dove per 17 anni praticamente ha svolto un ruolo all’apparenza minore, ovvero la voce principale del “publiphono” all’Indianapolis Motor Speedway, ma che in realtà voleva dire accompagnare migliaia di tifosi minuto per minuto fra una attività in pista e l’altra, non solo alla 500 Miglia ma anche per NASCAR e F1.

Dopo qualche sporadica esperienza a Spike TV e Speed, Jenkins tornò sui teleschermi nel 2008 proprio su ESPN per commentare le gare di Edmonton e Surfers Paradise, in quella che per certi versi si può considerare l’ultima gara nella storia della CART Series in quanto ereditata dalla IndyCar nella fusione avvenuta a inizio anno e che chiuse dopo 12 anni lo split.

Il ritorno non fu però sporadico: nel 2009 i diritti della IndyCar vennero acquisiti da Versus (poi NBCSN) e il ruolo di commentatore principale venne assegnato proprio a Jenkins. Pur non potendo commentare di nuovo la Indy500 (esclusiva sempre di ABC/ESPN), Bob accompagnò di nuovo i telespettatori per altre quattro stagioni alternandosi col ruolo di voce radiofonica a Indianapolis per il mese di maggio.

Nel 2012, quando la moglie scoprì di avere un tumore al cervello, prese la decisione di lasciare il ruolo televisivo e di abbandonare la scena per starle al fianco in un momento così complicato e doloroso. La moglie Pam si è arresa alla malattia poche settimane dopo questo toccante tributo della NBC trasmesso in occasione dell’ultima gara commentata da Jenkins.

Jenkins tornò così ad Indianapolis nel suo consueto ruolo di voce narrante al Motor Speedway, anche se apparve in video per la NBC in alcune sporadiche occasioni, come un Carb Day quando il giovane Leigh Diffey era impegnato, oppure in video storici o di supporto alla telecronaca.

Lo scorso Natale Jenkins ha sofferto un infarto che gli ha permesso di scoprire che stava soffrendo anch’egli di un tumore al cervello. La lotta è stata sicuramente difficile in questi otto mesi, ma tutti speravano per lui il meglio. Domenica scorsa nella telecronaca della NBC per il Music GP di Nashville era stato rivolto a lui e a Robin Miller, apprezzato giornalista di Racer costretto a ridurre sensibilmente l’attività proprio in queste settimane per la leucemia, un augurio di pronta guarigione e di sostegno alla loro battaglia. In pochi sapevano invece che Bob era all’ultimo giro e che il traguardo sarebbe arrivato proprio la mattina successiva.

Bob Jenkins ci ha lasciato, ma ci ha lasciato anche una eredità fatta di ricordi appassionanti legati alle gare che ha commentato e una eredità fatta di professionalità legata al mondo del giornalismo. Anche se era una delle voci più amate d’America, non ha mai dimenticato le sue radici e che per raccontare bene una gara bisogna prima di tutto amarla e anche capirla. Per questo viaggiava dal più piccolo degli ovali sterrati dell’Indiana al più grande degli ovali dello stesso stato.

Significativo sarà anche il weekend che sta arrivando: dopo l’edizione improvvisata l’anno scorso a causa della pandemia, sabato e domenica si corre a Indianapolis, anche se sul circuito stradale e non sull’ovale. Nello stesso fine settimana ci saranno insieme (ovviamente non contemporaneamente) NASCAR e IndyCar, le due categorie di cui Jenkins ha parlato di più nella sua carriera. Un omaggio condiviso dalle due categorie avverrà sicuramente in qualche forma.

La redazione di P300 si associa a tutti i messaggi arrivati nelle ultime ore per onorare la memoria di Bob Jenkins e porge le più sentite condoglianze ai sui familiari


Immagine: media.indycar.com

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