Abu Dhabi, un anno dopo il “delitto”. Cosa si direbbe oggi con Hamilton Campione 2021? La storia ribaltata e le recriminazioni al contrario

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
17 Novembre 2022 - 16:15
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Che F1 sarebbe quella del 2022 con Lewis Hamilton campione del mondo? Ecco la storia rivista e ribaltata nelle polemiche dopo un anno di recriminazioni

La vicenda del Budget Cap legata a Red Bull ha contribuito a riaprire fragorosamente le ferite legate alla fine del mondiale 2021, terminato in una Abu Dhabi infuocata con Max Verstappen che, nel giro finale, si è preso gara e mondiale davanti ad uno sconcertato Lewis Hamilton.

Non a caso, all’esplosione del caso sullo sforamento del Regolamento Finanziario in quel di Singapore, la prima cosa a cui si è pensato subito è stata la possibilità di rivedere (finalmente) il mondiale piloti 2021 riconsegnato nelle mani dell’inglese, considerato quasi all’unanimità da parte dei media (e lo abbiamo visto nelle scorse settimane) derubato del tanto agognato ottavo titolo che lo avrebbe consacrato definitivamente come il più vincente di tutti i tempi, almeno a livello numerico.

Quella che voglio provare a raccontare, ad un anno dai tumultuosi fatti, è la storia ribaltata, in cui Hamilton diventa effettivamente campione lasciando a Red Bull la parte dell’offesa, anzi inviperita, con Michael Masi, la Federazione e via dicendo. Una storia in cui la parte degli accusatori passa agli accusati e viceversa. Se da un anno a questa parte Mercedes e la grande maggioranza dei media recrimina su Abu Dhabi, di cosa si sarebbe potuta lamentare Red Bull nel caso in cui avesse perso il titolo? Ecco, quindi, la storia ribaltata di quel giorno e delle settimane successive.

Partiamo dal mattino di domenica ad Abu Dhabi, quando il Direttore di Gara Masi, in meeting con i team, discute di quello che potrebbe succedere in gara e dei potenziali momenti critici che potrebbero verificarsi. L’accordo verbale, condiviso da tutti (Mercedes e Red Bull incluse) prevede che si debba fare tutto il possibile e, se necessario, l’impossibile, per evitare che la corsa e la lotta per il titolo possano terminare in regime di Safety Car; alla base di questa decisione questioni sportive e, ovviamente non secondarie al giorno d’oggi, di puro spettacolo televisivo e visibilità di un eventuale duello nel finale del mondiale.

Dopo aver comandato la gara, Hamilton vede i pannelli della Safety Car accendersi a pochi giri dalla fine, quando Latifi va a sbattere a muro. Lewis non viene fatto rientrare ai box, Red Bull ferma Verstappen e monta le soft sulla RB18 dell’olandese.

Hamilton e Verstappen si ritrovano uno dietro l’altro, con cinque doppiati tra di loro: Norris, Alonso, Ocon, Leclerc e Vettel. L’inglese è ancora in pista con le gomme dure montate al 14° giro, l’olandese è praticamente in condizioni di qualifica, con un treno di soft nuove. Una volta che i doppiati avranno superato la Safety Car e la gara ripartirà, Mercedes sarà in balia dell’olandese.

[ Su questo apro una parentesi seria, avvalendomi anche dell’infografica Pirelli relativa all’ultima gara: se l’errore strategico della Mercedes l’avesse commesso la Ferrari, metà muretto non si sarebbe ripresentato a febbraio. La vicenda Masi ha infatti offuscato completamente il blackout allucinante di Bono e compagnia, che si sono persi non facendo rientrare Lewis.

Il rischio di trovarsi alla fine su gomme dure usate da 43 giri (guardate l’infografica, Lewis era il pilota nelle condizioni peggiori tra tutti insieme ad Ocon) contro soft nuove è da autentici kamikaze. Di questo, e ne avevamo parlato nella nostra analisi post gara, Bono e Hamilton se ne rendono conto a frittata ormai fatta, capendo subito di essere fregati se la gara ripartirà. Ma, e questo è un dettaglio di cui poco si è parlato, entrambi sono praticamente certi che succederà, proprio in virtù della riunione del mattino con Masi. La storia dello sdoppiamento di solo alcune monoposto ha poi spostato l’attenzione sul Direttore di Gara, ma fino ad un giro prima pilota ed ingegnere si parlano con rassegnazione, già certi del loro destino. ]

Ma torniamo alla nostra storia.

Perché, in questa storia, quello che nessuno si aspetta è che la gara, alla fine, non riparta. Michael Masi, sollecitato ogni 10 secondi a turno da Toto Wolff e Chris Horner manco ad essere in un call center, perde tempo. Il Direttore di Gara fa sdoppiare tutte le monoposto e, all’inizio del 57° passaggio, il penultimo, sembra tutto pronto per la ripartenza.

Quando tutti pregustano un ultimo giro infuocato tra Verstappen e Hamilton, le luci della Safety Car tentennano a spegnersi. L’olandese, pronto a battagliare, chiede via radio cosa stia succedendo e perché la vettura di sicurezza non spegne le luci, ma non riceve risposta dal team, impegnato nel frattempo a contattare Masi. Il quale, contrariamente agli accordi mattinieri, tra lo sgomento generale non impartisce l’ordine di far ripartire la corsa.

Dopo un ultimo giro di assoluta incredulità, con pista libera ormai da minuti, la gara finisce con Lewis Hamilton che, “lanciato” dalla Safety Car al rientro ai box, vince gara e titolo con 6 punti di vantaggio su Verstappen salendo a quota 8 mondiali, superando Michael Schumacher e diventando così il pilota più vittorioso di tutti i tempi nei record che contano; dopo quello delle pole e delle vittorie, l’inglese si prende anche quello dei titoli. Mercedes, contemporaneamente, conquista anche il campionato costruttori e fa filotto completo per l’ottava volta di fila. Trionfo, tripudio, storia.

Mentre Adrian Newey è letteralmente mummificato al muretto, Horner con una tutto sommato serafica calma inglese dice a Masi via radio “Michael, today’s agreements were different between all of us” e, successivamente, invita Verstappen a non presentarsi sul podio: “Max, please come back to the garage and don’t stop at parc fermé. I don’t care about any fine or penalty”. L’olandese, lasciatosi andare ad un ironico “Totally unexpected…” dopo aver tagliato il traguardo, non risponde ma ubbidisce all’ordine del suo Team Principal, passando l’area del Parco Chiuso ed entrando diretto di muso all’interno del suo garage, che viene chiuso alle sue spalle.

Dopo un ritardo di una buona decina di minuti sulla scaletta, il podio viene celebrato nell’imbarazzo più totale con i soli Hamilton e Sainz presenti. Il disappunto – termine eufemistico – di Red Bull è tutto nelle parole post gara proprio del suo Team Principal, che si lascia andare ad un: “È tutto il campionato che la Direzione Gara gioca contro di noi favorendo Mercedes, non mi stupisco che fino all’ultimo si sia impegnata per impedirci di lottare ad armi pari”. Horner chiude annunciando che ci saranno altre comunicazioni in merito.

Il team di Milton Keynes evita di protestare ufficialmente per il risultato di gara, perché è impossibile modificarlo. La Direzione Gara, nella persona del Direttore Michael Masi, difende la decisione di non aver fatto ripartire la gara adducendo generici problemi di sicurezza ancora presenti nella zona dell’incidente di Latifi, conferma ufficialmente il risultato di gara e la vittoria del titolo da parte di Hamilton.

Nei successivi dieci giorni, mentre continuano le celebrazioni per il mondiale di Sir Lewis, da Milton Keynes non arrivano aggiornamenti.

Bisogna attendere il 23 dicembre per trovare, sotto l’albero di Natale, una conferenza stampa fiume organizzata nel quartier generale Red Bull, nella quale Chris Horner racconta la versione del team non solo sulla gara che ha deciso il titolo, ma su tutta la stagione 2021, senza esclusioni di dettagli ed episodi precisi con i quali Red Bull intende gettare un’ombra ingombrante sull’operato della Direzione Gara e del collegio dei commissari.

A lato di Horner è installato anche un monitor: nulla è lasciato al caso in un evento che il team trasmette in diretta sui suoi canali social.

“Inizio col dire che questi giorni sono stati molto difficili per noi come team” esordisce Horner “crediamo che Abu Dhabi sia stata solo l’ultimo di una serie di episodi che ci hanno penalizzato durante il corso della stagione. Quando si arriva all’ultima gara a giocarsi il titolo può succedere di tutto e ne eravamo consapevoli, ma il modo in cui è stato gestito tutto il weekend è a dir poco vergognoso e mina la credibilità della Formula 1, della Federazione e dello Sport. Come detto, noi non abbiamo perso il titolo solo ad Abu Dhabi e oggi vogliamo portarvi la nostra visione. Il rifiuto di salire sul podio nasce da quanto successo per tutto l’anno”.

Il primo colpo di scena arriva subito, quando viene trasmesso un audio registrato del famoso meeting del mattino nel quale il Direttore di Gara Michael Masi e i team discutono e convengono che sia meglio evitare che la gara potesse terminare in regime di Safety Car. “Questo è per fugare ogni dubbio che quel meeting non sia esistito”, commenta Horner con tono ironico, proseguendo: “è evidente che Masi abbia agito secondo quello che il regolamento gli permetteva di fare e per questo non abbiamo protestato. Ma è altrettanto evidente che, con pista completamente pulita, non ha deliberatamente voluto chiudere la gara in bandiera verde, con una scusa che non sta in piedi” .

A questo punto spunta un video inedito, ripreso dall’hotel che sovrasta il terzo settore del tracciato da un cliente che ha ripreso tutta la scena del recupero della Williams di Latifi. Dal documento si vede, contrariamente a quanto sostenuto da Masi, che già all’inizio del penultimo giro la zona dell’incidente era ormai pulita, con i commissari già al di là delle protezioni e pronti per la ripartenza.

Dopo un paio di minuti si vede passare la Safety Car con le luci accese, seguita da tutte le altre monoposto che inizieranno, poi, l’ultimo giro sempre dietro la vettura guidata da Bernd Maylander. “Come vedete, non c’era alcun motivo di sicurezza che impediva alla gara di ripatire per un solo giro, eppure così è stato. Quello che chiediamo sono chiarimenti precisi da parte di chi ne ha responsabilità, visti gli accordi presi al mattino“.

Horner prosegue, mostrando i due episodi di impeding che hanno coinvolto Lewis Hamilton e Nikita Mazepin nelle prove libere degli ultimi due appuntamenti del mondiale:

“Come dicevo, non vogliamo parlare solo di Abu Dhabi, perché sarebbe riduttivo. A Jeddah Lewis ha ricevuto la seconda reprimenda dell’anno per aver ostacolato pesantemente Mazepin, con rischio di incidente. Ad Abu Dhabi, per una manovra simile, non è stato neanche investigato. Sappiamo tutti che con una terza reprimenda sarebbe scattata una penalità di dieci posizioni in griglia, ma stavolta la questione non è stata nemmeno presa in considerazione dicendo che Lewis ha fatto il possibile per spostarsi; non ci sembra, però, che questa manovra sia molto diversa dalla precedente o non meritevole di essere almeno investigata”.

Il Team Principal conclude l’analisi dell’ultimo GP dell’anno con il taglio della chicane 5/6 da parte di Hamilton nel corso del primo giro, dopo il tentativo di sorpasso di Verstappen: “Dai nostri calcoli Lewis, con quel taglio, ha guadagnato qualcosa come 60/65 metri in un colpo solo, ottenendo sicuramente un vantaggio perché non ha restituito la posizione che aveva perso e non ha permesso a Max di riattaccarlo sul secondo rettilineo. Il fatto che abbia poi rallentato nel corso del giro non significa nulla: il vantaggio l’ha avuto immediatamente. Anche qui, nessuna investigazione esattamente come al sabato”.

L’analisi di Horner si allarga poi al resto della stagione, con dovizia di particolari: “Come detto all’inizio, al di là della vergognosa condotta di Abu Dhabi, riteniamo di essere stati penalizzati nel corso di tutta la stagione. Vorrei ricordare forse il dettaglio più lampante che non è stato sottolineato a sufficienza: noi abbiamo dovuto correre le ultime tre gare tenendo sotto controllo la Power Unit di Max per il chilometraggio, dovendo arrivare fino ad Abu Dhabi. In Qatar la penalità di cinque posizioni per le bandiere gialle in qualifica è stata comunicata a meno di due ore dall’inizio della gara, quando solitamente queste decisioni vengono prese poche ore dopo la fine delle qualifiche.

Questo non ci ha permesso di prendere delle decisioni che erano tra le nostre opzioni. Di fatto avremmo potuto prendere un’altra penalità e montare un motore termico nuovo, partendo dodicesimi invece che settimi ma con un’unità fresca da sfruttare maggiormente per soli tre appuntamenti, come fatto dalla Mercedes in Brasile; infatti, da Interlagos in poi, abbiamo visto la netta differenza nelle prestazioni di Hamilton.

Questo ritardo nella comunicazione da parte della Direzione Gara è stato grave e teniamo a sottolineare che ci ha penalizzati non solo per il GP del Qatar, ma per tutti e tre Gran Premi decisivi della stagione. Non ne ha parlato nessuno perché quando si parla di Red Bull si preferisce sempre farlo quando c’è da accusare, ma è stata una grande discriminazione nei nostri confronti sulla quale non abbiamo avuto nemmeno una mezza scusa da parte della Federazione”.

Ci sono altri episodi sui quali punta il dito il Team Principal degli austriaci: “Capiamo il potere politico acquisito da Mercedes in questi anni in cui ha vinto tutto. Con Hamilton la FIA ha spesso avuto un occhio di riguardo e non possiamo non sottolineare qualche altro evento di questa stagione. Nella prima gara in Bahrain il sorpasso di Max all’esterno su Lewis è stato definito oltre il limite: peccato che quella traiettoria in uscita da curva 4 è stata usata da tutti per gran parte della corsa.

Se la retromarcia di Imola per tornare in pista fosse stata fatta da lui, Tsunoda o un altro pilota spesso criticato, sarebbe stata probabilmente penalizzata perché c’erano altri piloti che stavano sopraggiungendo e non era sicuro in quelle condizioni. Masi si è detto soddisfatto quando un qualsiasi altro pilota avrebbe potuto perdere il controllo in quel punto.

A Silverstone Max ha perso la possibilità di lottare per la vittoria per un errore che è stato giudicato con un guanto di velluto. Quello che ci chiediamo è se, a parti invertite, ovvero con Max a colpire Lewis davanti ai suoi tifosi e nella sua gara di casa, la Direzione Gara sarebbe stata così clemente da penalizzarlo con soli dieci secondi, che per team come Mercedes e Red Bull rispetto al resto del gruppo in questa stagione sono poca cosa e di fatto hanno permesso a Lewis di vincere comunque e recuperare quasi tutto il distacco in classifica dopo la sfortuna di Baku”.

Mentre dal monitor vengono mostrati i replay dell’incidente e le riprese dei vari tifosi in tribuna per sottolineare l’errore dell’inglese, Horner prosegue:

“Riteniamo che l’errore di Lewis sia stato gravissimo per l’enorme esperienza che ha e, avendo i commissari stessi riconosciuto la sua colpa, penalizzare con 10 secondi è stato davvero brutto da vedere, al di là del colpo che ha preso Max e del fatto che abbiamo dovuto praticamente ricostruire un’intera macchina.

Considerato che a Budapest le cose sono andate come sappiamo (l’errore di Bottas e lo strike insieme a Norris su entrambe le Red Bull, ndr) potete capire il nostro disappunto per tutti i punti persi da Max per colpe non sue nell’arco di poche settimane”.

Non manca una nota su quanto successo a Monza: “A Monza i commissari hanno scritto che la colpa era di Max anche se Lewis avrebbe potuto sterzare di più per evitare il contatto. Quindi hanno ammesso che parte della colpa è anche sua ma hanno voluto comunque penalizzare Max che, negli anni, ha compiuto altri sorpassi identici nello stesso punto senza essere spinto sul cordolo”. Dal monitor passano immagini di altri sorpassi e di una situazione simile con Massa nel 2017, nella quale era stato investigato il brasiliano, nel “ruolo” di Hamilton nello stringere l’olandese sul cordolo.

Terminato un vero e proprio elenco della spesa di situazioni in cui Red Bull ha percepito una linea decisamente delicata nei confronti di Mercedes, Horner conclude la conferenza stampa.

“Ovviamente non possiamo chiedere ora una review di tutti gli episodi della stagione e non abbiamo alcun potere per mettere in discussione l’esito del mondiale. Però siamo qui per sottolineare il nostro malcontento, che si è sviluppato nel corso di un’intera stagione e non di una sola gara, per l’operato della Direzione Gara e dei commissari nei nostri confronti. Quello che abbiamo percepito più volte è stato l’uso dei due pesi e due misure e crediamo che questo, alla fine, abbia pesato sull’esito di un campionato che ha vissuto comunque momenti di altissima sfida per noi, per Mercedes e per tutti i tifosi che ci hanno seguiti, così come momenti di aspre polemiche che hanno creato odio e tossicità anche online.

Non poter avere la possibilità di lottare nell’ultimo giro dopo che gli accordi presi erano stati diversi dà fastidio, indipendentemente dal fatto che non sappiamo come quel giro sarebbe terminato. Crediamo che a livello di pura guida quest’anno Max abbia superato Lewis, commesso meno errori e sia stato molto più sfortunato, ma questo alla fine non conta quanto i punti in classifica.

Concludo dicendo che era doveroso per noi come team (e siamo stati tutti d’accordo) portare a conoscenza di tutti con questa conferenza stampa la nostra posizione riguardo questo campionato. Quello che chiediamo è che venga fatta chiarezza per il futuro e per la credibilità della F1, che riteniamo sia stata minata pesantemente in questa stagione. Grazie e Buone Feste”.

Fine della storia, almeno per come me la sono immaginata. È una trama forzata in alcuni tratti e più realistica in altri, ma qui lascio a chi sarà arrivato fino a qui capire dove si è esagerato e dove no.

Ma mettiamo il caso che davvero Hamilton avesse conquistato il titolo nel 2021. Considerato che le critiche degli austriaci si sarebbero potute fondare su più episodi nel corso della stagione e non solo sull’ultima (fantasiosa) gara, sarebbe curioso sapere oggi come sarebbe distribuita l’opinione pubblica e di quanto si parlerebbe ancora del 2021, tra i media e tra i tifosi. Con una sensazione personale: a molti andrebbe bene così.

Immagine: ANSA

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