Abu Dhabi, il posto giusto nel momento giusto

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 25 Novembre 2015 - 19:00
Tempo di lettura: 2 minuti
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Abu Dhabi, il posto giusto nel momento giusto
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Sembra ieri che con rinnovato entusiasmo mi apprestavo, nel sonno, a seguire le prime libere di Melbourne. E’ con il rimanente (poco) entusiasmo, che mi appresto a seguire l’ultima gara dell’anno.

Potrebbe essere potenzialmente la gara meno seguita da anni a questa parte. Con buona pace di chi non lo può dire. Entrambi i titoli già assegnati, nessuna lotta di rilievo all’orizzonte, nemmeno quella per il secondo posto che Rosberg ha portato a casa tra i musi lunghi del compagno.

Le uniche note potrebbero arrivare dall’ometto in foto di copertina, l’ex minorenne che un anno fa tutti vedevamo come un punto di domanda di un metro e ottanta, e adesso veneriamo come l’unica fonte di sprazzi di luce in un parco di plafonati. Ovviamente sto estremizzando.

Detto questo Abu Dhabi è il palcoscenico perfetto per una gara che non ha niente da dire. Se l’anno scorso il magnifico doppio punteggio aveva tenuto in piedi il discorso titolo per la felicità di zio Bernie, questa volta non c’è stata trippa per gatti.

Una gara dall’interesse sottozero sarà caratterizzata da una location adatta allo scopo. Sono stato personalmente ad Abu Dhabi, quasi quattro anni fa. L’Hotel bellissimo, spaziale oserei dire. Roba che non mi capiterà più in vita. Anche girare in pista non è stato male. Anche perché è talmente larga che quando vedi il contachilometri ben oltre i 200 non ti sembra vero. Di certo, da qualche altra parte, non avrei osato tanto. Rimane però quella sensazione che accompagna tutte le ultime creazioni dall’Hermann Nostro.

Di certo, comunque, visto che non c’è niente in ballo, se dovessi proprio devo scegliere meglio Abu Dhabi che a Spa. A pensarci bene, però, un campionato intero a Spa non sarebbe male. Pochi costi di trasferimento, tribune quasi sempre piene, pista che riconcilia gli appassionati. Splendida utopia.

Dai che è l’ultima. Teniamoci per mano, soffriamo insieme, e brindiamo alla fine. All’acqua di rose, ovviamente.

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