Criticare è il grande mestiere di questi tempi e quindi, dopo un Gran Premio di Silverstone che ha visto discussioni varie su altrettanti piloti, credo sia giusto mettersi ancora una volta dalla parte di chi guida. Perché il rispetto va prima di tutto.
A difesa di Lewis Hamilton | Perché la grandezza della sua gara è stata ciò che ha fatto prima del problema alla gomma. Bottas è stato, fino al calo gomme, un osso durissimo. È stato lì ad un secondo, un secondo e mezzo per giri interi a giocarsi il giro più veloce. Ed è qui che Lewis lo ha piegato, rintuzzando ogni GPV, ogni tentativo di avvicinamento. Chapeau.
A difesa di Valtteri Bottas | Perché dopo la prima curva tutti ad urlare che doveva provarci, doveva rischiare, doveva fare e doveva cosare. E allora andateci voi in macchina, all’interno di una prima curva dove il compagno ha ancora mezzo muso davanti. Andate voi a tenere giù il piede e vedere come lo centrate e come vi buttate fuori a vicenda. Armatevi di rispetto, una volta.
A difesa di Max Verstappen | Perché l’olandese è pronto, maturo per il titolo ma deve attendere ancora un treno che lo valorizzi. Corre sopra la macchina, quando non si ritira è a podio come lo Schumi del ’93. Gli manca solo il mezzo. Piede e testa ormai ci sono e non da oggi.
A difesa di Pierre Gasly | Perché i sorpassi a Vettel e Stroll sono roba di uno che ha fame e che è stato massacrato da chi non capisce che il pilota non è solo piedi e mani ma anche tanta, tantissima testa. Questo Gasly è lo stesso ragazzo che un anno fa veniva defenestrato dalla Red Bull per tornare in Toro Rosso, per poi finire secondo, approfittando dei disastri, in Brasile. A Silverstone ha fatto un garone e adesso si parla di rimandarlo in Red Bull. Sono ragazzi, non manichini. Basta.
A difesa di Alex Albon | Perché senza la toccata di Hamilton in Austria avrebbe probabilmente vinto la sua prima gara mentre, adesso, ha il sedile che scotta più di una panchina di ferro al sole di agosto. Vale lo stesso discorso fatto per Gasly sulla testa: non funziona così, non si può giocare con la psiche dei piloti.
A difesa di Charles Leclerc | Perché sono bastate due gare così così e c’era già chi era pronto a fare il salto del carro. Onestamente siamo arrivati ad un livello di ridicolaggine insopportabile e vergognoso. È ora che si torni a fare le cose seriamente e non solo per raccogliere visite.
A difesa di Sebastian Vettel | Perché salta tutta la prima sessione di libere, nella seconda trova qualcosa che non va nella pedaliera e il problema si ripresenta anche al sabato. Va in qualifica alla cieca e in gara è ancora peggio, sverniciato da chiunque manco fosse un rookie. Più di così, senza girare, cosa vuoi fare?
A difesa di Nico Hulkenberg | Perché in 24 ore si è trovato catapultato dal nulla al sogno ed è stato anche criticato perché aveva dolori al collo. Poco male perché alla fine non ha potuto neanche correre, ma forse questo dovrebbe spiegare quanto allenamento serve per girare in F1. Che poi, rifiutate voi di correre con la Racing Point…
A difesa di Lance Stroll | Perché l’ho difeso poche volte ma, alla fine, i soldi in un modo o nell’altro sono serviti a tantissimi per arrivare in F1. E c’è un limite, un momento, nel quale puoi aver avuto tutti i vantaggi che vuoi ma devi cavartela da solo e nessuna banconota ti può aiutare davanti al cronometro. Lui è in questa fase, ora sta tutto a lui.
A difesa della Renault | Perché teneramente fa un reclamo a gara contro la Racing Point ma, nel frattempo, fa anche punti buoni dopo un paio di stagioni disastrose. Quarto Ricciardo e sesto Ocon non è niente male, bravi loro.
A difesa di Kimi Raikkonen | Perché, in quella che potrebbe essere la sua ultima stagione in Formula 1, vederlo arrancare con l’Alfa Romeo fa davvero tenerezza. Non merita di chiudere lottando così con le Williams a fondo griglia, non era questa la fine che pensavo per lui.
A difesa della Pirelli | Perché danno tutte le indicazioni necessarie ai team per l’uso delle gomme in quanto a pressioni e durata. Non è bello vedere certi problemi e, forse, era meglio quando si arrivava semplicemente sulle tele. Se esageri, però, sai che rischi questo. La Safety Car ha obbligato la strategia, poi sta a te decidere come giocartela. A volte va bene, a volte male.
A difesa, infine, di P300.it | Perché crede in un certo modo di lavorare da quasi otto anni e continuerà su questa strada. Nonostante tutto.
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