La cosa curiosa, in tutto questo, è che il presidente Marchionne, quello che “in Spagna vinciamo noi” (cit. Gazzetta dello Sport) non è ancora arrivato a Barcellona con il suo carico istituzionale (più che personale) di classica iella.
Ve l’avevo detto: temevo che la Mercedes fosse ancora comodamente la migliore di tutte, e se avete ascoltato le nostre dirette mi avrete anche sentito dire che, secondo me, la Red Bull con una power unit Mercedes darebbe fastidio al team principale.
Ecco, dopo quattro appuntamenti arriviamo in una pista vera, che mette a dura prova le vetture su telaio e carico, e la Mercedes si comporta come una LMP1 in mezzo a tante LMP2: le straccia. Ma non basta: dopo mesi di proclami, in una qualifica attesissima per il ritorno della Ferrari al vertice, la Rossa prende schiaffi a mani dispari non solo da Hamilton e Rosberg, ma anche da Ricciardo e Verstappen (bravo, ma alla fine quando contava i quattro decimi da Ricciardo li ha presi), che riportano il team delle lattine in seconda fila e, in qualche modo, compensano le polemiche di questi giorni sullo scambio di piloti. Quale scambio? Direbbe Fernando…
Certo, manca la gara di domani ed è la domenica che si danno i punti. Ma, se possibile, ho il timore che quello di oggi possa solo essere l’antipasto di una super sveglia che, finalmente, potrebbe porre fine ai proclami che per mesi hanno avvolto l’informazione mediatica in Italia sulle possibilità di lotta da parte della Ferrari in questo mondiale. E’ inutile attaccarsi alla sfiga e alle rotture, il problema rimane sempre che la Mercedes è ancora, inesorabilmente, lontana. E non serve recuperare due decimi se poi rompi la turbina o altro.
A Barcellona si portano aggiornamenti importanti, e questo è il primo risultato. Una qualifica soddisfacente ed incoraggiante avrebbe visto le Ferrari in seconda fila ed entrambe entro il mezzo secondo dalla Mercedes in pole. Qui siamo a un secondo e uno e un secondo e tre. E mi stupisco che, dopo l’esaltazione per aver raggiunto la Q3, un Alonso del caso non sia passato davanti al box rosso festante, accompagnato da ballerine di flamenco e gesto dell’ombrello annesso.
I proclami, ragazzi, fanno sempre male, se poi non portano risultati. Quanti altri schiaffi serviranno?
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