Blog | Errare è umano, perseverare è diabolico. Quando gli errori non sono mai del Presidente

Di: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 10 Novembre 2025 - 17:00
Tempo di lettura: 3 minuti
Blog | Errare è umano, perseverare è diabolico. Quando gli errori non sono mai del Presidente
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Le dichiarazioni di John Elkann lasciano sbigottiti. Forse

Credo di non aver mai letto e sentito una concentrazione così densa di dichiarazioni stonate sulla Ferrari di F1 come quelle pervenute dalla Presidenza Elkann dal 2018 a questa parte. Quella di oggi, nella quale il Presidente si scaglia contro i piloti, supera limiti che ancora non erano stati esplorati, per tutta una serie di motivi.

Come ho letto le agenzie e le dichiarazioni complete, ho immaginato Charles Leclerc prendere in mano il telefono ed iniziare a chiamare tutti i suoi contatti alla voce Team Principal: Krack, Mekies, Wolff e Brown. Perché, se mi metto nei panni del monegasco e penso alla gara di ieri, nella quale sono stato escluso da una lotta per il podio (sarebbe stato l’ottavo) per colpe non mie, sentirmi anche dire che devo stare zitto e pensare a guidare sarebbe decisamente la goccia che fa traboccare il vaso. E, forse, è ora che il principino Charles inizi davvero a porsi due domande sul futuro, pena rischiare davvero di gettare una carriera vedendo altri piloti vincere più di lui e meritando, probabilmente, di meno.

La foto di copertina è emblematica. Se c’è un pilota al quale certe critiche dovrebbero essere rivolte non è certo quello che sta tirando la carretta da sette anni ma quello, guarda caso, proprio dal Presidente voluto sacrificando Carlos Sainz. L’operazione Hamilton ad oggi, 2025, è sportivamente una sciagura, il peggiore acquisto della storia della Rossa negli ultimi decenni. Due spunti in due Sprint (di cui uno ha portato ad una squalifica per l’assetto), per il resto un ruolino di marcia che non andrebbe bene nemmeno se parlassimo di una terza guida; il tutto mentre, in Haas, Bearman fa sfracelli. E questa operazione, assolutamente non necessaria a giudicare dal triennio ad effetto suolo in Mercedes con Russell, deriva dalla volontà presidenziale, sulla quale evidentemente non è possibile scaricare delle colpe. Non sia mai.

Il Presidente elogia ingegneri e meccanici, parla di pit-stop velocissimi (un po’ come dei giri veloci conquistati con un pit al penultimo giro… ) nell’anno in cui la Ferrari è stata capace di farsi squalificare due macchine nello stesso GP per due motivi diversi. Dice che i piloti devono parlare meno genericamente, ma a chi si riferisce? Alla sincerità di Leclerc, capace di sbugiardare anche il suo Team Principal nel sostenere che la SF-25 non ha alcun potenziale? Oppure alla visione futura tutta dossier di Hamilton, che parla da capobranco e vorrebbe forgiare un nuovo ciclo da pilota che viene costantemente escluso dal Q2 e costantemente battuto dal quel compagno che, ad inizio anno, avrebbe dovuto imparare da lui?

Risuonano da lontano le parole dell’ex Presidente Montezemolo, quando parla di leadership mancante. Magari lo fosse, ad un certo punto. Perché la sensazione è che l’attuale dirigenza sia totalmente disallineata con quella che è la realtà dei fatti. Una volta è “La Mercedes è più forte e più fortunata, ma il giro più veloce oggi l’abbiamo fatto noi” (Baku 2019), un’altra la “monoposto dalle prestazioni senza precedenti” (Vigna, SF-23), un’altra ancora “Il mondiale entro il 2026” (Monza 2022) per finire con “I piloti pensino a guidare e parlare meno”, frase che potrebbe essere accettabile solo se riferita ad uno dei due e rigorosamente in privato. Perché i panni sporchi, nel caso, si puliscono in casa.

Le reazioni che queste dichiarazioni stanno scatenando sul web sono solo e soltanto la diretta conseguenza di quello che tutti vedono. E contrastano, dopo mesi di silenzio dirigenziale (anche dopo le squalifiche e le esclusioni in Q2), con le foto festanti dopo la vittoria dei titoli del WEC, dove la presenza doveva essere obbligatoria per l’immagine e mostrare maglie celebrative e bandiera italiana; assumendo indirettamente meriti per una vittoria dovuta, principalmente, alla gestione del team di AF Corse.

Sono passati tanti anni dall’ultimo titolo della Ferrari in F1 e i ricordi iniziano quasi a sbiadire. Ma non è difficile immaginare che, se la situazione resterà questa, i risultati continueranno a rispecchiarla. Per guidare la Ferrari ci vuole passione e amore per questo colore, non frasi fatte e apparizioni tattiche. Charles Leclerc ne è un esempio. Infine, bisogna essere capaci di riconoscere i propri errori: come quello davanti alla casa di Enzo Ferrari.

Immagine di copertina: Media Ferrari

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