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NASCAR | Cup Series, Phoenix 2025: La cronaca della vittoria di Ryan Blaney, del secondo titolo di Larson e del dominio mancato di Hamlin

Autore: Francesco Gritti
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Pubblicato il 3 Novembre 2025 - 21:15
Tempo di lettura: 18 minuti
NASCAR | Cup Series, Phoenix 2025: La cronaca della vittoria di Ryan Blaney, del secondo titolo di Larson e del dominio mancato di Hamlin
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Ryan Blaney vince la NASCAR Cup Series Championship Race a Phoenix. Larson, terzo, è campione. Hamlin sesto dopo il dominio

Il finale della stagione 2025 di NASCAR Cup Series ha regalato emozioni contrastanti ad un pubblico quanto più eterogeneo possibile. La vittoria di Ryan Blaney è stata oscurata dal secondo titolo di Kyle Larson, giunto terzo sul traguardo grazie ad una chiamata strategia eccellente avvenuta prima dell’ultimo pit stop. Disillusione per Denny Hamlin che avrebbe ottenuto il settimo successo stagionale (e la vittoria del campionato) nel caso in cui fosse avvenuto l’incidente di Byron, causato (così come molti altri) da una foratura.

Il trentaseiesimo e ultimo appuntamento della NASCAR Cup Series, la NASCAR Cup Series Championship Race al Phoenix Raceway, è l’unico che fa parte del Championship 4, il gran finale, in cui il primo a tagliare il traguardo dei 4 piloti che hanno superato le tre fasi precedenti dei playoff verrà incoronato campione della classe regina della stock car.

Il Phoenix Raceway è un ovale storico, dall’evoluzione nel tempo piuttosto particolare. Nel 1964, data di fondazione, lo speedway da un miglio era solo una delle attrazioni offerte dalla race facility, che comprendeva anche un circuito lungo 4 chilometri e un roval. L’evoluzione storica porta le varianti, poco utilizzate, a sparire per far posto a servizi per il pubblico. Dal 2011, difatti, rimane solo uno speedway da un miglio preciso, caratterizzato da un banking poco elevato e dalle 4 curve diverse fra loro. Il dogleg, allargamento della carreggiata posto dopo la linea di partenza (spostata nel 2018 appena prima di esso), si può tagliare per guadagnare qualche posizione. L’elemento unico che caratterizza il tracciato si è spesso rivelato decisivo durante i late restart.

La NASCAR Cup Series Championship Race, ultima gara della stagione, è parte integrante del calendario della NASCAR Cup Series fin dall’introduzione della Chase for the Cup, avvenuta nel 2004. L’evento si è tenuto all’Homestead-Miami Speedway prima di spostarsi al Phoenix Raceway nel 2020. La lunghezza della corsa è fissata a 312 giri fin dal suo arrivo in Arizona. Sono 38 gli iscritti al finale di stagione. NY Racing Team si aggiunge al roster partenti schierando J. J. Yeley.

La lotta titolo si deciderà durante l’ultima gara della stagione. Prima del Championship 4, i piloti che hanno passato le diverse fasi dei playoff, ossia Chase Briscoe, William Byron, Denny Hamlin e Kyle Larson, vengono portati a 5000 punti. Il primo dei quattro appena citati che taglierà il traguardo sarà il campione 2025 della NASCAR Cup Series.

Le qualifiche si compongono di un giro secco svolto a pista libera da ogni pilota. Denny Hamlin porta la Toyota #11 di Joe Gibbs Racing in pole position grazie a un ottimo 26.914″. Il veterano partirà al fianco di William Byron, più lento di 42 millesimi rispetto al rivale e più rapido di pochi centesimi del compagno Larson, terzo. Briscoe, dodicesimo, è più lento di 2 decimi rispetto alla bandiera di JGR ed è attardato da una foratura che gli ha fatto perdere tempo nelle libere. Sorte analoga anche per Allmendinger (poi anche a muro, dovrà ricorrere al muletto), Suárez (due volte), Bell, Herbst (contro le barriere) e Busch.

La gara

Hamlin scatta bene dall’interno e si porta immediatamente davanti a Byron, esterno, che si accoda al veterano in curva 2. Il poleman, nel corso del tranquillo primo stage, allunga vistosamente, salvo venire ripreso dal secondo classificato a poche miglia dalla bandiera a scacchi biancoverdi.

Byron, difatti, passa all’attacco al giro 53. Il pilota della #24 si sposta verso l’esterno e si affianca a Hamlin, il quale cede la testa della corsa a “Willy B.” alla staccata successiva. Il veterano verrà poi superato anche da Blaney prima della fine della porzione inaugurale della corsa.

William Byron vince il primo stage a Phoenix. Il pilota della Chevrolet #24 di Hendrick Motorsports anticipa sul traguardo Blaney, Hamlin, Cindric, Larson, Hocevar, Bowman, Logano, Buescher e Briscoe. Al termine della sosta generale, condita dal lucky dog di Custer, si torna a correre a pieno regime.

Il secondo stage inizia all’insegna di Blaney. Il campione 2023, fuori dalla contesa quest’anno dopo l’eliminazione di Martinsville una settimana fa, scatta benissimo dall’interno e si impone in curva 2 su Byron. Il gap tra i primi due aumenta notevolmente già nell’arco di pochi metri.

Già al giro 72, però, rientra in pista la pace car. Nemechek viene toccato da Gilliland all’imbocco del backstretch e perde il controllo della sua Toyota, andando in testacoda e riportando la foratura dello pneumatico anteriore destro. Durante la caution, oltre al cambio gomme sulla #42, si assiste al rientro in pit lane di Mears e al lucky dog di Haley.

Blaney, interno, non è autore di una grande ripartenza. Hamlin, esterno, approfitta dello stacco di frizione errato del rivale per superarlo già in curva 1. Pochi metri più tardi anche Larson e Byron si imporranno sul campione 2023, che concluderà il primo giro in regime di bandiera verde in quarta posizione.

Durante la fuga di Hamlin, in grado di mettere immediatamente una barriera fra sé e le due Hendrick, si verifica un intoppo importante su una delle “sue” auto. Wallace, difatti, rallenta vistosamente sul backstretch durante il giro 91. Il nativo dell’Alabama, nonostante i tentativi di restare in pista, porterà la sua Toyota nei box per risolvere questo guasto. Il guaio al sistema di pescaggio lo costringerà ad una lunga sosta nel garage e poi al ritiro, dato che consegna matematicamente il titolo costruttori alla Chevrolet.

La serie di problemi colpisce, al giro 106, van Gisbergen, che perde il controllo della sua Chevrolet sul frontstretch e si rimette dritto dopo un 360°. Pochi secondi dopo, appena entra in vigore il regime di caution, si affloscia anche la gomma posteriore destra di Briscoe, che, a causa del problema improvviso, allunga di molto lo spazio di frenata prima di curva 3. Durante la neutralizzazione si assiste alla seconda sosta generale, al ritorno in pista di Mears e al lucky dog di McDowell.

La cavalcata di Hamlin, interrotasi a causa del testacoda di van Gisbergen, riprende allo sventolare della bandiera verde. Il nativo della Florida, scattato sulla linea interna, si porta immediatamente davanti a Larson, che, miglio dopo miglio, vedrà la Toyota #11 sempre più distante. Poco più tardi, al giro 144, Busch fora la gomma posteriore destra.

La pace car torna in pista al giro 149 a seguito di un violento incidente in curva 3. A seguito della foratura dello pneumatico anteriore destro in maniera praticamente identica a quando successo nelle prove libere, Allmendinger non riesce a fermare la sua vettura e termina il suo 2025 contro le barriere. Tutti i piloti sfruttano il momento propizio per svolgere la terza sosta di giornata, mentre Ty Dillon ha, grazie alla caution, l’opportunità di accodarsi al gruppo.

Il pit stop rimescola le posizioni. Nonostante ciò, è ancora Hamlin, interno, ad aprire le danze. Il poleman allunga immediatamente su Blaney, esterno, che, comunque, si difende bene dagli inseguitori. Va necessariamente menzionata anche la ripartenza di Briscoe, che guadagna moltissime posizioni già nell’arco di pochi metri.

Blaney, però, sembra trovarsi particolarmente a proprio agio alla fine del secondo stage. Il campione 2023, infatti, inizia a recuperare terreno nei confronti di Hamlin, con cui inizierà una vera e propria guerra di nervi quando mancano una quindicina di tornate al passaggio sotto la bandiera a scacchi biancoverdi.

La lotta psicologica menzionata qui sopra, però, verrà interrotta in anticipo in seguito a ciò che si può definire un “affare di famiglia”. Sulla Chevy di Austin Dillon, si verifica, difatti, la foratura della gomma anteriore destra durante il giro 181. Appena 2 miglia più tardi, però, un testacoda del fratello Ty, il quale colpisce (anche se lievemente) le SAFER di curva 2 per via dell’afflosciarsi della posteriore sinistra, provoca la caution che (di fatto) fa terminare in anticipo la fase centrale di gara.

Denny Hamlin si aggiudica così il secondo stage di giornata, anticipando sul traguardo Blaney, Byron, Larson, Bell, Chastain, Briscoe, Logano, Hocevar ed Elliott. Prima dell’inizio della fase finale dell’ultima gara del 2025 si verificano numerosi eventi degni di nota: Wallace torna in pista dopo circa mezz’ora, Ty Dillon passa dai meccanici per sistemare la propria vettura e Yeley recupera un miglio sulla concorrenza.

Oltretutto, durante la sosta generale, le pit crew di Hamlin (foratura dietro la pace car con conseguente difficoltà nel sollevare la vettura) e Larson (a seguito della smagnetizzazione del bullone che fissa all’asse anteriore la ruota anteriore sinistra) sono lente nell’effettuare il servizio completo. Ciò fa perdere numerose posizioni ai due title contender, i quali dovranno iniziare l’ultima porzione di gara dell’anno alle spalle della top 10.

La partenza di Blaney, che, durante la quarta sosta di giornata, è riuscito a recuperare la testa della corsa, non è delle migliori. L’ultimo stage dell’anno vede, difatti, il campione 2023 venire circumnavigato da Byron in curva 2 e superato alla 4, sempre all’esterno, da Chastain.

“Willy B.” allunga immediatamente su Blaney, Briscoe e Chastain che, qualche miglio più tardi, iniziano a duellare, permettendo al ragazzo sulla #24 di creare un gap enorme nei confronti di ognuno dei suoi inseguitori. Durante questo periodo, Ty Dillon torna in pista.

La pioggia di forature colpisce anche due dei contendenti al titolo. Al giro 215 Larson fora la gomma anteriore destra, mentre al 217 lo pneumatico posteriore destro di Briscoe si affloscia. Le speranze di vincere il titolo da parte dei due piloti in questione si azzerano. O quasi.

Al giro 220, difatti, torna in pista la pace car. La gomma anteriore destra della Chevrolet di Hocevar cede in curva 4 e il giovane in questione rallenta vistosamente, provocando una caution. Durante la sosta generale l’ago della bilancia torna a pendere leggermente verso Briscoe (lucky dog) mentre Larson è costretto ad una wave around che gli impedisce di fermarsi come desiderato dal muretto per pulire l’impianto frenante dai detriti di gomma.

La ripartenza seguente è una delle più spettacolari della giornata. Elliott, interno, e Blaney. esterno, vengono affiancati sul frontstretch da Byron, scattato dalla seconda fila. Il candidato al titolo va oltre la linea interna anche in curva 2. Questa scelta rischiosa gli permette di superare il campione 2023, il quale verrà passato all’ultima piega del primo giro anche da Berry.

Elliott sfrutta la posizione favorevole per scappare dalla concorrenza. Byron, invece, deve fare i conti con Blaney e Hamlin, il quale è riuscito, miglio dopo miglio, a recuperare diverse posizioni. Questa fase di stallo perdurerà per una decina di giri, durante la quale anche Bowman (al 244) diventa l’ennesima vittima delle gomme.

Dopo aver superato Blaney, Hamlin si “allea” con Byron per raggiungere Elliott. L’intesa fra i due è molto forte, dato che riescono a recuperare (e poi superare, rispettivamente al giro 253 e 257) il campione 2020. Il duello per la vittoria della gara (e del campionato), però, si spegnerà pochi secondi più tardi.

Al giro 259, difatti, la foratura della gomma posteriore sinistra porta la Ford di Cindric contro le barriere di curva 3. Nonostante i danni non siano particolarmente ingenti, la Mustang #2 dovrà restare parcheggiata nei box per diversi minuti. Durante la sosta generale, nel corso della quale Bowman torna in coda al gruppo, le chance di vittoria di Elliott diventano praticamente nulla per via di uno speeding, che costringe il campione 2020 a tornare in fondo allo schieramento (sarebbe ripartito in mezzo ai duellanti).

I protagonisti della lotta per la leadership sono Hamlin e Byron. Il veterano, esterno, scatta bene, ma il giovane, complice la traiettoria interna, mette il paraurti della sua Chevrolet davanti a quello della Toyota del rivale in curva 2.

La forza di volontà di Hamlin, però, non è seconda a quella di nessuno. Il veterano di JGR, infatti, torna in prima posizione già alla quarta curva del primo giro in regime di bandiera verde grazie ad una manovra estremamente aggressiva nei confronti di Byron, dal quale si staccherà nell’arco di pochissime miglia.

La griglia si ricompatta al giro 279. Yeley fora la gomma anteriore destra nella staccata di curva 3. Nonostante non arrivi ad urtare le barriere, la Chevy di NY rallenta notevolmente, costringendo la direzione gara a riportare in pista la pace car.

Durante questa neutralizzazione avviene la sesta sosta di gruppo. Tutti i piloti montano un treno nuovo di pneumatici. Tutti tranne Larson e Briscoe, che tornano in cima al gruppo grazie alla decisione di cambiare solamente le gomme di destra, più soggette al degrado. Austin Dillon lucky dog.

La scelta di montare solo un paio di pneumatici nuovi pagherà? Beh, decisamente sì. Nonostante vengano superati da Hamlin e Byron in curva 4, Briscoe e Larson hanno guadagnato, grazie a questa decisione tutt’altro che scontata, numerose posizioni.

Al giro 285 Byron insidia Hamlin. Il protetto di Hendrick e Gordon prende l’interno in curva 2 e supera il veterano che, dopo aver incrociato la traiettoria all’imbocco del backstretch, torna davanti al rivale all’ultima piega del tracciato.

Inizia qui la cavalcata trionfale di Hamlin. Giro dopo giro, la Toyota #11 allunga sulla Chevrolet #24 e sul resto del gruppo. La Camry del nativo di Tampa, Florida, diventa, con il passare delle miglia, un puntino all’orizzonte. Dopo 20 anni di tentativi e di fallimenti, sembra che finalmente Denny possa agguantare quel tanto agognato titolo di NASCAR Cup Series.

Il destino, però, è spesso beffardo. Al giro 310, il castello di certezze che Denny era riuscito faticosamente a creare durante le precedenti 30 miglia crolla del tutto in un attimo solo. Il pubblico di Phoenix non può credere a quello che accade a soli pochi secondi da un evento così importante.

Il terremoto di magnitudo 9.0 che, metaforicamente, colpisce Phoenix corrisponde all’ennesima foratura di giornata. Questa volta, la vittima è Byron che, a seguito di uno “strappo” alla gomma anteriore destra, urta violentemente le barriere di curva 4.

Tutti i piloti, ad eccezione di Keselowski, Preece e Bowman, sfruttano la caution per rientrare in pit road e sostituire gli pneumatici prima di affrontare il temutissimo overtime. Il muretto di Larson, durante questo momento concitato, ha un colpo di genio: il campione 2021, difatti, sostituisce solo gli pneumatici di destra, nuovamente dopo la sosta precedente. Un rischio che si corre pochissime volte in NASCAR, ma anche inevitabile viste le condizioni al contorno.

La decisione istintiva permette a Larson di guadagnare numerose posizioni prima dell’ultimo restart di giornata, in cui sono le due RFK di Keselowski e Preece a guidare il gruppo. Il pilota della #5, difatti, è quinto al via, mentre i suoi avversari, Hamlin e Briscoe, si trovano in decima e quindicesima posizione nel momento in cui la direzione gara permette alle vetture di portarsi in fila per due.

La tensione è palpabile a Phoenix. Per la prima volta in 6 stagioni, quelle in cui il Championship 4 si è tenuto in Arizona, il campionato si conclude con un overtime. La vittoria (quasi) certa di Hamlin, inoltre, è diventata un miraggio, dato che il veterano deve recuperare almeno 5 posizioni per imporsi sul rivale alla guida della #5 e, di conseguenza, conquistare quel tanto agognato primo titolo in carriera.

Keselowski, esterno, scatta molto bene nonostante stia montando delle gomme usurate. Il campione 2012 viene affiancato dal compagno Preece, partito sulla linea interna, in curva 2, ma riesce a resistere ai suoi attacchi.

Gli avversari principali di Keselowski diventano Blaney e Larson, autore di un grandissimo restart, nel quale ha circumnavigato diverse vetture prendendo la linea esterna. Il pilota-owner, nonostante lo svantaggio legato alle gomme, difende egregiamente la prima posizione fino all’ultima curva della gara, nella quale scivola, allargando così tanto la traiettoria da lasciare a Blaney tutto lo spazio necessario per infilarsi e completare il sorpasso.

Ed Hamlin? Beh, Denny, decimo al bandiera verde, non è stato autore di uno spunto fantastico. La presenza di molte vetture davanti non ha assolutamente aiutato il veterano nella sua rimonta, che ha portato il pilota JGR fino alla sesta posizione. La #11 di Heim in condizioni simili era riuscita nel miracolo, la #11 di Hamlin non ce la fa.

Ryan Blaney, pilota della Ford #12 del Team Penske, vince la NASCAR Cup Series Championship Race al Phoenix Raceway. La top 10 viene completata da Keselowski, Larson, Logano, Busch, Hamlin, Berry, McDowell, Preece ed Elliott.

Ryan Blaney, nato ad Hartford, Ohio, l’ultimo giorno del 1993, vince l’ultima gara della NASCAR Cup Series 2025. Il pilota del Team Penske aggiorna quindi il suo numero di successi stagionali, che diventano 4, e in carriera, che, attualmente, ammontano a 17. Ryan ha trionfato all’ultima curva in una gara in cui, purtroppo per lui, non sarà il vincitore ad essere ricordato.

Il campione

Kyle Larson nasce il 31 luglio 1992 a Elk Grove, California. Le corse sono nel sangue della famiglia al punto che alla prima gara a cui assiste ha appena una settimana di vita. La carriera inizia a sette anni nel nord della California con gli outlaw kart per poi passare da adolescente alle categorie USAC alternando indifferentemente midgetSilver Crown e sprint car con i team di Keith Kunz, una istituzione dei dirt track, e Hoffman Racing, entrambi anche con il sostegno di Toyota, proprio il costruttore sconfitto oggi.

È già in questi anni che Kyle riceve da un commissario di gara il soprannome di “Yung Money” per le vittorie che otteneva. Fra i successi più prestigiosi di questi anni sicuramente ci sono i 4-Crown Nationals di Eldora nel 2011 ed il Turkey Night Grand Prix nel 2012.

A 20 anni Larson deve decidere cosa fare da grande. Dopo aver accarezzato il sogno IndyCar, Kyle invece firma un contratto come pilota del junior team dell’Earnhardt (ancora per poco chiamato così) Ganassi Racing. Alla prima gara con una stock car al New Smyrna Speedway vince subito ripetendosi la settimana successiva. In quell’anno disputa la K&N Pro Series East; gli bastano appena due successi in 14 gare, ma a fine anno è campione battendo Corey LaJoie (colui che ha innescato la serie di caution iniziali a Phoenix) che aveva vinto ben cinque volte.

L’ascesa è talmente veloce che viene subito spedito a fare qualche gara nella Truck Series con il Turner Motorsports; al debutto è decimo in Kentucky, poi sesto ad Atlanta, secondo a Phoenix e ritirato a Miami dopo una comunque ottima prestazione.

Larson è ormai inarrestabile e nel 2013 il team lo promuove a tempo pieno in Xfinity Series. L’inizio di stagione è molto buono (escluso il violento incidente di Daytona dove finisce nelle reti), poi Kyle si spegne ma conclude lo stesso la stagione all’ottavo posto conquistando il titolo di rookie dell’anno e diventa il primo pilota del programma Nascar “Drive for Diversity” a conquistare un riconoscimento del genere.

Nel frattempo nei Truck ha ottenuto la prima vittoria in Nascar. È un successo storico perché era nell’aria che quella sarebbe stata l’ultima gara sull’ovale di Rockingham e quel giorno in pista c’erano letteralmente tutti. Quel giorno Larson brevetta il suo marchio di fabbrica, ovvero i donut con il volante staccato e mostrato fuori dal finestrino. La Nascar non apprezza e vieta la manovra senza volante.

A fine 2013 Chip Ganassi si trova con un grosso problema: Juan Pablo Montoya ha deciso di tornare in IndyCar e quindi serve un pilota da mettere sulla #42 in Cup Series. Chip non ha dubbi e sceglie il nemmeno 22enne Larson che l’autunno preceente aveva debuttato per quattro corse con il Phoenix Racing. Come antipasto Ganassi lo manda a Daytona per la 24 ore insieme a Dixon, Kanaan e Marino Franchitti; dopo qualche intoppo la vettura si deve ritirare.

In molti hanno dei dubbi sulla gavetta accelerata di Larson. I dubbi svaniscono alla quinta gara stagionale quando Kyle a Fontana arriva secondo. Chiaramente la stagione hai i sui alti e bassi e, dopo aver mancato la qualificazione ai playoff, si classifica 17° seppur da rookie dell’anno. La stagione da sophomore come spesso capita è peggiore e puntualmente accade questo. A fine campionato è 19° (con una gara in meno causa malessere a Martinsville) e l’unica vera soddisfazione del 2015 è il trionfo alla 24 ore di Daytona con Dixon, Kanaan e McMurray.

Il 2016 è l’anno in cui Larson si sblocca: dopo un inizio di stagione convincente e qualche secondo posto di troppo, Kyle si conferma quale interprete migliore degli ovali da 2 miglia andando a vincere la tappa in Michigan. Arrivato ai playoff in grande forma, un problema meccanico a Dover lo elimina precocemente relegandolo al nono posto.

Il 2017 vede l’esplosione definitiva del pilota della #42, dato che fa cappotto sugli ovali da 2 miglia (Fontana e due volte Michigan) oltre a prendersi Richmond in chiusura di regular season. Ancora una volta però il Team Ganassi si conferma un team non da lotta al titolo e durante i playoff la squadra implode. Il ritiro in Kansas è solo il prodromo di altri tre ko consecutivi. Nonostante quattro zeri in dieci gare, Larson a Miami rappresenta sempre il pericolo numero uno per la vittoria in mezzo ai Championship 4 che si contendono il titolo. A fine anno è ottavo.

2018 e 2019 sono annate simili e allo stesso modo deludenti. Il primo anno Kyle rimane a secco ed è ancora nono, nel secondo per tornare a vincere deve aspettare addirittura Dover nei playoff, tuttavia il successo non basta per arrivare fino a Miami, anche se arriva il sesto posto in classifica, il migliore nei primi sei anni di carriera. In molti si chiedono se i limiti siano di Larson o della squadra e il 2020 potrebbe essere la risposta per molti.

La risposta non arriva: la pandemia blocca la stagione dopo appena quattro gare, poi nel fenomeno gare online in streaming su Twitch, nel corso di un evento sull’ovale storico di Monza Larson si lascia scappare un epiteto razzista, seppur rivolto ad un amico che conosceva il contesto che doveva risolvergli un problema tecnico. La sospensione dalla Nascar è immediata e le scuse di Kyle non bastano a salvare la baracca. Per mantenere attivo il team #42, in una stagione già difficile per la situazione globale, messo all’angolo dagli sponsor Chip Ganassi è costretto a licenziare Larson.

Anche Larson è all’angolo, infatti deve riconquistare la fiducia di tutti. Decide quindi di ripartire dagli amati dirt track che tra l’altro non aveva mai abbandonato. All’inizio del 2020 Larson aveva vinto quella che per lui è la gara più importante del mondo, il Chili Bowl, al termine di un duello con l’amico-rivale Christopher Bell. Larson risorge dalle proprie ceneri e domina praticamente il biennio 2020-21 vincendo ogni gara possibile e immaginabile e di ogni prestigio.

Nel frattempo Kyle ha seguito il programma di recupero della Nascar, anche se Larson dice che chiederà il reintegro solo con un contratto in mano. Il 20 ottobre arriva tale notizia e quindi tutti si aspettano un secondo comunicato a breve. Il 28 ottobre arriva la conferma: a dargli fiducia per ripartire da zero è Rick Hendrick che in pratica, anche se dopo un cambio di numero, gli affida l’eredità del team di Jimmie Johnson che ha annunciato il ritiro.

Il 2021, come detto, è leggendario: 30 vittorie in 89 gare, 11 in Cup Series inclusa una seconda All-Star Race dopo quella del 2019, 11 con le sprint car, quattro con le late model e quattro con le midget. Fra queste delle assolute perle come un secondo Chili Bowl, il Kings Royal a Eldora, i Knoxville Nationals e i Praire Dirt Classic, oltre ovviamente al titolo della Cup Series, tutti successi (molti omessi per evitare di dilungarsi) che confermano Kyle Larson nel ristretto lotto dei piloti più talentuosi e polivalenti nella storia dell’intero motorsport.

L’arrivo della Gen 7 ha visto Kyle restare costantemente nella parte più alta della classifica. Nonostante non sia riuscito in nessun caso, tra il 2022 e il 2024, a fare concretamente la differenza, il californiano ha comunque lottato per il titolo in più occasioni.

Il settimo posto nel 2022, condizionato da tre vittorie, 13 top5 e 19 top10, ha anticipato un 2023 molto più florido, caratterizzato da un maggior costanza, che gli ha permesso di diventare vicecampione. Non vanno, però, sotto valutati i risultati: quattro vittorie, 15 top5 e 18 top10 non si ottengono solo volendoli!

Lasciatosi alle spalle un 2024 positivo, ma non troppo, in cui ha concluso il campionato in sesta posizione grazie anche a sei vittorie, 15 top5 e 18 top10, Larson è entrato nel 2025 sapendo di avere tutte le carte in tavola per giocarsela fino alla fine. Nota bene: questi dati non includono i risultati consueti sugli sterrati: un terzo Chili Bowl (2025) e ben due Knoxville Nationals (2023 e 2024) che portano il totale a tre e il premio di rookie dell’anno alla 500 miglia di Indanapolis 2024 nel movimentato causa maltempo tentativo di Double Duty.

Ironia della sorte, le tre vittorie che Kyle ha conquistato in Cup Series quest’anno sono arrivate a Homestead-Miami, Bristol e Kansas, piste affrontate nel primo terzo della stagione. Molte delle sue 15 top5 e delle sue 22 top10, invece, sono arrivate durante le ultime gare, fatto abbastanza inusuale per un pilota che ha vinto il titolo durante i playoff.

Kyle Larson, quest’anno, ha anche partecipato a quattro gare in NASCAR Xfinity Series, in cui è sempre arrivato in top5 (e ha vinto a Bristol e Texas) e a due in NASCAR Craftsman Truck Series, in cui è arrivato primo a Homestead-Miami e secondo a Bristol. Va anche menzionato il ritiro alla 500 miglia di Indianapolis, l’evento più importante della stagione di IndyCar, fatto che probabilmente lo ha condizionato per tutta l’estate.

Il futuro di Kyle Larson è già scritto. Il californiano, alla corte di “Lord Rick” fin dal 2021, sarà pilota di Hendrick Motorsports anche durante la prossima stagione. Nonostante ciò, è altamente probabile che la compagine storica della Cup Series e l’oramai due volte campione della classe regina delle stock car possano rinnovare per altri anni questo rapporto che ha permesso ad entrambe le parti di conquistare molti risultati positivi nel corso del tempo.

I risultati odierni

La classifica della “NASCAR Cup Series Championship Race”

La classifica generale

La classifica finale della NASCAR Cup Series 2025

Kyle Larson (5034) è il campione della NASCAR Cup Series 2025.

Le altre categorie

Cup Series: Hamlin beffato a due giri dal traguardo, Blaney vince la gara, a Larson (terzo) il titolo!

Xfinity Series: Love beffa tutti e si laurea campione

Truck Series: Corey Heim conquista la dodicesima vittoria stagionale e il titolo in un finale al cardiopalma

I prossimi appuntamenti

La stagione 2025 della NASCAR Cup Series è oramai giunta al termine. Il primo appuntamento ufficiale del 2026 sarà la Daytona 500 al Daytona International Speedway. La classe regina delle stock car sarà supportata, nel corso di quel weekend, da NASCAR O’Reilly Auto Parts Series, NASCAR Craftsman Truck Series e ARCA Menards Series.

Immagine: Media NASCAR

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