Il debutto in gara con la Ferrari 296 GT3 è vincente (ma mancavano alcuni big), quanto basta per una nuova esaltazione popolare
C’era una volta un carretto sul quale, oltre a Max Verstappen, c’erano seduti papà Jos, mamma Sophie e pochi irriducibili: i quali, in momenti complicati per il baby fenomeno, dovevano girare con il colore arancione rigorosamente nascosto per non essere riconosciuti e rimbrottati. Quel carretto, negli ultimi dodici mesi, è diventato un treno merci, con gente appesa come ai tram di San Francisco. Altra è, invece, dotata di maschera di gomma piuma per non essere riconosciuta al contrario: tra quelli che, fino a tredici mesi fa, dicevano peste e corna del pilota di cui oggi, il mondo del motorsport (e tutto ciò che ne è collegato) sembra non poter più fare a meno.
Già, perché con un lungo ritardo anche i media (specialmente quelli inglesi ma anche da noi non si scherza) si sono accorti di non poter più proseguire con la narrazione del cattivo olandese che, dopo aver derubato Hamilton di un mondiale, ha vinto tre titoli con un’astronave. Il quarto mondiale di Max ha aperto gli occhi di gente che doveva, in teoria, averli aperti sin dal 2015 ed ora, una volta capito che raccontare le gesta di Max esaltandole porta vantaggi, tutti si sono lanciati a pesce nell’esaltazione più spinta (ed esagerata, incredibile a dirsi) di ogni gesta dell’ex nemico di turno.
La vicenda GT3, in tutto questo, è stata lampante. Sin dal test col nome di Franz Hermann, Verstappen ha catturato l’attenzione su un campo diverso dalla F1 dimostrando di essere, se ce ne fosse ancora bisogno, un racer vero. Cosa che nel Circus sembra ormai un aspetto secondario ma che, nel mondo del Motorsport, conta eccome.
L’attenzione morbosa con cui è stata seguita tutta la scalata fino alla gara di ieri e l’esposizione che ha avuto la vittoria della 4H in coppia con Chris Lulham, con screen da fanboy recanti distacchi e tempi al lordo dell’assenza (non reclamizzata) dei big, impegnati nel WEC al Fuji, è indicativa di quanto il vento sia cambiato e di quanto di Verstappen, ora, non se ne possa fare più a meno anche dal punto di vista mediatico. È un peccato che, per capire determinate cose, sia stato necessario tutto questo tempo. Ma, d’altro canto, basta un poco di memoria per ricordare nomi e titoli del passato contrapposti all’incredibile inversione a U degli ultimi mesi.
Il successo nella gara del Nurburgring, importante comunque, apre definitivamente un altro scenario completamente (o volutamente) omesso. Verstappen in GT3 non è solo un’infatuazione del momento, ma un qualcosa che arriva da lontano e che si muove in parallelo con un’esperienza in F1 più volte criticata da parte del quattro volte iridato. Come dire, Max si sta in ogni caso preparando il terreno per un momento futuro – non sappiamo quanto – lontano dal Circus.
In tutto questo, attenzione al 2026. Perché le preoccupazioni sul futuro regolamento tecnico sono tante e grosse. E, se la situazione dovesse diventare grave o non più sopportabile dal punto di vista del puro sport, non sia mai che non si possa assistere ad una bomba clamorosa, ovvero un Verstappen fuori dalla F1. Con un terreno già preparato, molta meno ipocrisia mediatica e nuovi confini da esplorare e conquistare.
Immagine di copertina: ADAC NLS
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