Blog | Max, c’era una volta un mezzo criminale di nome “Versbatten”

Di: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 21 Settembre 2025 - 20:20
Tempo di lettura: 3 minuti
Blog | Max, c’era una volta un mezzo criminale di nome “Versbatten”
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Il dietrofront mediatico nei confronti dell’olandese non cancella tutto quello che è stato detto su di lui fino a poco tempo fa

Fino a poco tempo fa, più o meno un anno, eravamo tra i pochi – o forse gli unici – a difendere convintamente Max Verstappen dalle accuse che gli piovevano un po’ da tutte le parti, soprattutto dalla stampa italiana. Le critiche riguardavano il suo modo di essere pilota, di guidare, di esprimersi e di essere se stesso. Fa quindi piacere constatare, dopo “qualche” stagione, che finalmente si inizia a riconoscere al campione in carica il giusto merito per quello che sta facendo in e per questo sport.

Probabilmente, per convincere anche i più acerrimi detrattori, era necessaria una stagione come quella del 2024: con una monoposto evidentemente non all’altezza della McLaren, da un certo punto del campionato in poi è stato necessario tutto il repertorio di Verstappen per difendere il titolo e vincerlo alla fine della stagione.

Quest’anno, invece, sembra esserci una sorta di plebiscito nell’esaltare le sue vittorie, considerando che era stato persino bollato come “mezzo criminale” all’interno della griglia. Questo richiama il discorso sulla coerenza che ho fatto tante volte e che continuo a non vedere nel modo in cui questo sport viene raccontato dai media mainstream.

Che Verstappen fosse un potenziale fenomeno lo avevamo scritto subito. Questo concetto non poteva e non doveva essere offuscato dagli errori che commetteva a un’età in cui tanti dei suoi colleghi erano ancora nelle categorie inferiori, dove si commettono inevitabilmente molti sbagli ma senza la stessa risonanza mediatica che si ha in F1.

Ricordo bene le critiche che ci siamo presi per averlo difeso e per aver sostenuto, da un certo punto in poi, che Max era il pilota più forte in pista. Era il 2019. Nonostante tutto, abbiamo continuato a trasmettere questo messaggio e sono contento di aver avuto ragione. Come spesso capita, rileggendo ciò che abbiamo scritto uno, tre, cinque o dieci anni fa, ci rendiamo conto che non c’è nulla di cui vergognarsi.

È evidente, invece, che le opinioni generali – e non solo su Verstappen – cambiano nel tempo, a volte in modo sostanziale. Lo abbiamo visto con molti piloti e Max non fa eccezione. Dopo tante stagioni, siamo arrivati al punto in cui viene esaltato, addirittura anche eccessivamente, rispetto a quello che fa in pista. Ciò che il campione in carica mette in pista doveva essere chiaro anche quando veniva criticato come mina vagante, pilota sopravvalutato, “Versbatten”, o vincente solo grazie alla macchina migliore.

Addirittura – e questa è una cosa che avevo scritto, in termini provocatori, già nel 2018 – c’è chi ora lo vorrebbe in Ferrari. Questo rappresenta il paradosso più grande del modo in cui Verstappen è stato raccontato in questi anni. Ricordiamo bene come veniva additato ogni volta che aveva a che fare o si scontrava contro le Ferrari, incidentalmente le uniche monoposto realmente sulla sua strada, oltre a quella del compagno di squadra, visto che le Mercedes facevano un altro sport.

Arrivare al punto che Verstappen venga accostato alla Ferrari significa che il mondo si è ribaltato. Questo dietrofront fa sorridere. Sarebbe bastato considerarlo per quello che era sin dall’inizio, senza esagerare nelle critiche, per raccontarlo come meritava. Non è cosa di questo paese, dove ci sono propagande che non possono essere smosse. Ormai l’abbiamo capito.

Immagine di copertina: Media Red Bull

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