WEC / IMSA | Intervista a Nicolas Varrone: “In futuro mi piacerebbe correre in IndyCar”

Autore: Francesco Gritti
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Pubblicato il 25 Aprile 2025 - 11:00
Tempo di lettura: 9 minuti
WEC / IMSA | Intervista a Nicolas Varrone: “In futuro mi piacerebbe correre in IndyCar”
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P300.it ha intervistato Nicolas Varrone, pilota di Proton Competition nel WEC e di Corvette Racing in IMSA, durante la 6 Ore di Imola. Ecco come ha risposto alle nostre domande

Nicolas Varrone è un pilota giovane, che, nonostante ciò, ha già ottenuto moltissimi risultati di rilievo nel mondo delle corse di durata. Il ventiquattrenne argentino ha raccontato la sua storia a P300.it durante la 6 Ore di Imola.

Ciao Nicolas, grazie di essere qua con noi. Ti pongo prima di tutto una domanda di rito. Come stai?

“Grazie a te per l’intervista, sono molto contento di essere qui a Imola per la 6 ore del WEC. Questo è il mio primo anno con Proton in Hypercar, quindi sto lavorando per migliorare gara dopo gara.”

Vorrei portarti indietro nel tempo con questa domanda. Come ti sei avvicinato all’automobilismo?

“Ho cominciato in Argentina perché mia mamma e mio papà sono stati entrambi piloti prima che io nascessi. Mio papà aveva un team, così ho passato l’infanzia in pista, vicino alle macchine. A 7 anni vedevo già tutte le gare di Formula 1. A quell’età ho chiesto a mio papà di andare sul kart e lui ha acconsentito. Da lì è nato tutto.”

A differenza di molti altri piloti del panorama mondiale, la tua carriera in auto è cominciata in Argentina. Puoi raccontarci di quel periodo?

“Ho corso nei kart per tanto tempo in Argentina prima di fare qualche gara in Italia. Sono poi tornato a casa per un anno per fare un campionato di auto, più precisamente di formula, perché non avevo il budget per restare in Europa, che è più onerosa rispetto ad altre parti del mondo. Quell’anno mi è servito tanto per capire la macchina, il suo comportamento, che è diverso dal kart, e le basi della guida. Dopo ho ricevuto la possibilità di venire in Europa.”

Quando sei arrivato in Europa hai cominciato nei campionati nazionali. Come si è sviluppata la tua carriera da quel momento in poi?

“Ho fatto la Formula Renault V de V in Francia nel 2018 perché il mio manager, che è argentino, mi aveva detto che data la mia esperienza c’era la possibilità di andare in Europa e correre in questo campionato. Il mio sogno era di fare una gara di formula su un circuito europeo perché all’epoca non vedevo la possibilità di avere una carriera, bisognava spendere tanti soldi ed è difficile trovare sponsor. La prima gara a Barcellona è andata bene, ho vinto partendo dalla pole. Dopodiché il team ha cominciato ad aiutarmi anche dal punto di vista economico per permettermi di completare la stagione.

Da lì in poi è stato diverso perché avevo già vinto un campionato in Europa. Per questo motivo abbiamo lavorato per andare in Gran Bretagna, ma si è rivelato difficile perché correre in Formula 3 richiedeva molti soldi e, inoltre, non potevo fare test. Sono anche salito di categoria senza esperienza e senza un team competitivo. Quel momento è stato un po’ difficile, però nelle 3 o 4 gare che ho fatto ne ho vinta una a Spa e ho fatto un podio prima di dover mollare, dato che non avevo i soldi necessari per continuare la mia carriera con le formula.”

Dopodiché hai trovato fortuna nell’endurance. Ti sei approcciato a questo mondo principalmente per una questione economica?

“Il mio manager è molto amico di Michele Rinaldi di Rinaldi Racing, che, nel 2020, mi ha permesso di testare una LMP3 a Portimao. Sono andato forte, quindi mi è stato chiesto di venire a correre l’ultima gara di Le Mans Cup con Alex Mattschull, pilota Bronze, il quale avrebbe pagato la mia quota. Dopodiché Michele Rinaldi mi ha dato un aiuto molto grande perché mi ha fatto correre tutto il 2021 nel suo team, con cui abbiamo fatto molto bene in Le Mans Cup prima di passare all’ELMS nel 2022. Lui mi ha sempre sostenuto, fornendomi il sedile per correre con i suoi clienti per fare le gare e maturare esperienza. Sono andato nell’endurance perché lì ho avuto la possibilità di continuare nel motorsport.”

Sei poi passato al mondiale nel 2023, vincendo il titolo al primo colpo. Puoi raccontarci l’anno che ti ha consacrato?

“Quell’anno è stato incredibile. Jeroen Bleekemolen mi ha aiutato a fare un test su una Corvette per vedere se fossi in grado di ottenere un posto al fianco di Ben Keating per il 2023. Ho fatto prima il rookie test in Bahrain e poi sono andato a Sebring. A fine di quella giornata mi hanno detto che avrei avuto il sedile per correre nel WEC con la Corvette. Ho sentito molta pressione addosso perché sapevo che avevo tutto il necessario, sia per quanto riguarda il team, sia per quanto concerne i compagni, per fare bene. Inoltre la responsabilità era immensa visto che, in caso fossi riuscito ad andare forte, sarei riuscito a crescere e a passare ad una categoria più performante. Nel 2023, anno in cui abbiamo vinto Le Mans, tante gare e anche il campionato, ho corso anche in IMSA con AWA in LMP3, squadra con cui ho trionfato alla 24 Ore di Daytona. L’anno che ho passato al fianco di Nicky Catsburg e Ben Keating è stato incredibile. Ho imparato tanto, sia nel modo in cui fare le gare che di come lavorare in una squadra grande come Corvette.”

Nella tua carriera hai corso sia sui prototipi che sulle GT. Quale preferisci? Perché?

“Tra tutte le auto che ho guidato la mia preferita è la LMP2 perché è molto veloce, soprattutto in curva, e leggera. Sulla Hypercar ho fatto solo una gara, in Qatar, che è stata un po’ difficile. Speriamo che qui vada meglio. Anche le GT mi piacciono, nonostante siano diverse dai prototipi. Mi piace tutto quello che ha quattro ruote e un motore.”

Come hai già accennato, questo è il tuo anno di esordio in Hypercar. Come ti sei approcciato a questa vettura? Come si comporta in pista?

“La macchina, nonostante sia un prototipo, è pesante. Anche il comportamento delle gomme è diverso, visto che devi essere molto pulito per mettere gli pneumatici nelle condizioni ideali. Nelle curve veloci c’è grip, ma non quanto ce n’è con una LMP2, dato che ha meno aerodinamica. Nelle pieghe lente o a media velocità è difficile capire la vettura. Puoi tagliare di più rispetto a una LMP2 perché si comporta, almeno in questi tratti, in modo simile a una GT. Non bloccare in staccata però è complesso, così come comprendere il comportamento dei freni, anche perché la macchina è pesante. A livello di guida, semplificando ma non troppo, è nel mezzo fra una GT e una LMP2. Queste sono le caratteristiche principali che ho notato guidando questa macchina, anche se sono ancora in una fase di studio.”

Sei tornato nel WEC dopo un anno di assenza. So che è una domanda personale, ma perché hai deciso di non proseguire questa avventura nonostante fossi il campione in carica?

“Complice il passaggio da GTE a GT3 nel WEC, io avevo firmato un contratto con Corvette per il biennio 2023-24 per correre in IMSA, dato che nel mondiale c’erano già altri piloti. Ecco perché non ho fatto il WEC l’anno scorso. Nonostante ciò ho corso a Le Mans con AF Corse in LMP2. Non ho potuto fare l’intera stagione perché il mio contratto diceva che dovevo correre in IMSA. Non è che non volessi fare il WEC, era una questione legata al contratto.”

Quest’anno corri sia nel WEC che in IMSA. Cosa cambia nella preparazione della gara?

“Corro con due macchine diverse. In Hypercar hai tanti pulsanti sul volante che servono per modificare il setup anche quando l’auto è in moto. Capire come funzionano nelle diverse situazioni è fondamentale per essere migliori nello stint, cosa che è molto importante. In IMSA lavoro tanto con Corvette. Corro solo le Endurance, ma faccio molto lavoro fuori dalla pista per far andare più forte la macchina. Le gare IMSA sono più ‘all’americana’, dopo ogni safety car c’è un restart caotico e tutti sono molto aggressivi. Nel WEC le ripartenze sono più pulite, più vicine alla F1. In America questa fase è un po’ come in NASCAR o nelle gare di kart, dato che è più caotica. Sono due approcci differenti, visto che in IMSA devi essere un po’ aggressivo, dato che tutti sono così. Qua, invece, se allarghi troppo i gomiti ti danno penalità. Non è diverso il modo di preparare la gara, perché comunque si lavora per andare veloce e per vincere in entrambi i campionati, però il modo in cui si guida in gara è un po’ diverso.”

Come abbiamo già detto, svolgi un doppio programma quest’anno. Lo reputi pesante?

“No, fare un doppio programma non è niente! L’anno scorso ho fatto IMSA, ELMS, il Nurburgring e la 24 Ore di Le Mans, quindi per me non è un problema, anche perché è il mio lavoro. Non mi piace usare questo termine perché mi piace tanto guidare e amo il motorsport, quindi chiamare l’attività che svolgo ‘lavoro’ non è bello, nonostante adesso sia così, dato che ho un contratto. Guido perché mi piace. Basti pensare che il luogo in cui sono più felice è l’abitacolo di una macchina!”

Hai svolto i tuoi primi passi nell’automobilismo in Argentina, cosa insolita, dato che molti talenti escono dall’Europa o dall’America. Pensi che il tuo paese abbia le carte giuste per plasmare dei piloti di livello internazionale?

“Il problema dell’Argentina è sempre lo stesso: l’economia. Siamo distanti dall’Europa e dall’America, che, comunque, è un po’ più vicina. Emergere all’estero è difficile non solo per un fattore economico, ma anche perché andare via dal tuo paese e vivere lontano da solo e da giovane non è facile. In quanto a talenti, penso che l’Argentina abbia un sacco di piloti buonissimi che corrono nelle competizioni di livello nazionale, che sono di livello molto alto. Nonostante siamo pochi in Europa, abbiamo tanti piloti fortissimi che sarebbero in grado di essere veloci anche fuori dall’Argentina.”

Vorrei riportare la tua attenzione al paddock del WEC, in cui corri sulla Porsche di Proton Competition, iscritta al campionato team. Che differenze di trattamento ci sono tra una vettura privata e una ufficiale?

“Ci sono delle differenze nel programma. Le vetture ufficiali fanno dei test mentre noi, per motivi di budget, no. Penso che il team ufficiale abbia fatto, tra il Qatar e Imola, 5 o 6 giorni in pista a differenza nostra. Tutto questo incide sulla comprensione della macchina, in cui siamo un passo indietro rispetto a loro. Nelle FP1 proviamo elementi e settaggi che verranno cambiati successivamente. Dall’altra parte ciò non succede perché hanno fatto molti test. Questa situazione è abbastanza difficile, ma dobbiamo fare il meglio possibile con il budget a nostra disposizione.”

Parliamo di obiettivi. Ne hai uno personale?

“Per me l’obiettivo è essere competitivo, dato che in ogni gara ci sono delle circostanze che possono influenzarne il risultato. Insomma, indipendentemente da come va a finire, finché sei veloce va bene. Questo perché se ottieni punti grazie al caos ma sei due secondi più lento sul passo gara il risultato non rispecchia la realtà della tua performance. Il mio obiettivo è quello di provare ad essere migliore gara dopo gara, capendo e imparando.”

Purtroppo il tempo è tiranno e siamo giunti all’ultima domanda. Nonostante tu abbia già vinto molto, sei ancora giovane. Hai qualche sogno nel cassetto?

“Tutti i piloti vorrebbero arrivare in Formula 1, anche se a questo punto credo che per me sia molto difficile. Ho fatto un test in Formula 2 l’anno scorso ed è andato bene. Da un punto di vista personale, penso di aver già fatto molto di più di quello che mi sarei mai potuto immaginare. Crescendo, però, gli obiettivi si rinnovano. Adesso voglio vincere il WEC e Le Mans in Hypercar, così come le altre gare endurance. Inoltre voglio continuare a migliorare fino a diventare un top driver di un team importante, con cui vincere queste gare di alto livello. In futuro mi piacerebbe correre in IndyCar. So che in questo momento il mio posto è nell’endurance, in Europa e America, ma non puoi sapere quello che ti succederà negli anni a venire. Sono un pilota a cui piace diversificare, quindi se ci fosse la possibilità di andare in IndyCar, la coglierei per affrontare una nuova sfida. Prima, però, vorrei vincere nel WEC in Hypercar.”

Ringraziamo Nicolas per la disponibilità e Paola e Markus, membri del team che cura la comunicazione di Proton Competition, per aver reso possibile questa intervista.

Media: Nico Varrone on X

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