Come passa il tempo, ragazzi.
Non per sminuirlo, ma il ricordo che mi salta subito alla mente del buon Eddie Irvine sono le pubblicità della Valleverde. A scuola lo si prendeva in giro da matti, per quel suo italiano inglesizzato che ci faceva scompisciare. Poi penso che sono passati 16 anni da quel periodo e mi sento vecchio. E pensare che lui, proprio oggi, spegne 50 candeline, mi fa rabbrividire!
Ci sono personaggi che, anche quando invecchiano, ti sembrano sempre giovani. Perché l’immagine che hai è quella dei tempi in cui sono stati protagonisti, e vederli poi ad anni di distanza ti lascia sempre un po’ così, stranito. Eddie è uno di questi. Per me lui è ancora il figaccione sciupafemmine dall’italiano approssimativo. Si sforzava, e alla fine si faceva anche capire. Nulla vieta che sia ancora esattamente così, per carità, ma vederlo ora con i capelli bianchi è destabilizzante pensando al tempo passato. Devo dire che il ragazzo comunque si tiene ancora benissimo. Il brizzolato ha comunque il suo fascino. E non credo sia meno ‘figaiolo’ rispetto al passato…!
Facevo il tifo anche per lui, in quegli anni. E quando nel 1999 fu promosso ‘primo’ pilota Ferrari nella lotta al mondiale contro Hakkinen, dopo l’infortunio di Michael, ho sperato vivamente che ce la facesse. Per rendergli chiaro l’obiettivo gli affiancarono un altro finlandese di nome Mika, Salo, che gli diede più di una mano a tenere testa alla Mclaren: che, di suo, non faceva l’impossibile per non incasinarsi la vita, con l’impacciato Coulthard che a tratti pareva remare contro il compagno, tipo in Austria quando lo spedì fuori al rampino. La storia, purtroppo, è nota, con la gomma del Nurburgring che attualmente è sotto ricerche dell’FBI e il mondiale che poi finì nelle mani del Mika sbagliato (si fa per dire, sapete quanta stima io provi per il grande Hakkinen).
Entrò nel circus sonoramente nel GP del Giappone del 1993 con la Jordan, arrivando sesto ma prendendosi un cazziatone galattico da Ayrton per non avergli agevolato il doppiaggio. Con il team dell’omonimo Eddie si mostrò un bel piedino. Al netto dei ritiri per vetture sostanzialmente inaffidabili, nel 1994 e 1995 infatti centrò ottimi piazzamenti a punti e anche un podio in Canada, nel 95 appunto, in occasione dell’unica vittoria di Jean Alesì. A completare il podio il sul compagno Barrichello, secondo. Poi l’approdo in Ferrari al fianco di Schumi nel 1996 e l’arrivo del suo periodo più famoso, come capita per tutti i piloti della Rossa d’altronde.
Quel 1999 fu la sua stagione di grazia, con quattro vittorie. In Australia nella prima gara stagionale, in Austria appunto, in Germania sul caro vecchio Hockenheim con l’aiuto di Salo e nel primo GP della Malesia che la storia conosca con quello del rientrante Schumi. Ma purtroppo, anche per lui come per altre seconde guide (ne ho parlato qualche tempo fa) si è rivelata poi l’occasione della vita, quella che si presenta una sola volta. Dall’anno successivo, in Jaguar, per tre anni i ritiri furono superiori agli arrivi a traguardo. Ma questo non gli impedì di ottenere un altro paio di podi prima del ritiro ad una vita di investimenti e attività personali.
Di lui ho un bel ricordo. Il problema è quando i ricordi iniziano a diventare tanti, vuol dire che il tempo dietro l’oggi inizia ad aumentare.
Auguri, Mister “valeverdi”!
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