MotoGP | GP Argentina 2025, il weekend di Johann Zarco: lo spiraglio di luce di Honda in questo momento

Autore: Alyoska Costantino
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Pubblicato il 18 Marzo 2025 - 20:20
Tempo di lettura: 8 minuti
MotoGP | GP Argentina 2025, il weekend di Johann Zarco: lo spiraglio di luce di Honda in questo momento
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I colori bianco, verde e rosso della Castrol tornano in auge in MotoGP, grazie alla prestazione da applausi in Argentina di Zarco.


Sono passati due giorni dal Gran Premio d’Argentina del Motomondiale 2025 e, ora che si è a mente fredda, è necessario analizzare un po’ più nel dettaglio il weekend di alcuni dei protagonisti delle tre classi. Il primo sul quale ci si può e deve soffermare è sicuramente Johann Zarco, pilota di punta della squadra Honda LCR Castrol.

Il trentaquattrenne di Cannes, due volte iridato Moto2, da inizio 2024 è diventato pilota della Casa dell’Ala Dorata a tempo pieno, dopo aver disputato, sul finire del 2019, alcune prove con la Honda RC213V sempre del team LCR, ma in qualità di sostituto dell’allora alfiere Takaaki Nakagami e coi colori dell’altro main sponsor della squadra monegasca, ovvero Idemitsu.

A fronte del difficile passaggio a cui Zarco si è dovuto preparare, abbandonando la miglior moto del lotto (la Ducati) per passare alla più lenta e scorburtica, il francese non si è dato per vinto ed ha affrontato questa difficile sfida a testa alta, concludendo il 2024 come migliore degli hondisti, al 17° posto nella classifica iridata e con 55 punti in cascina.

Nonostante la risolutezza di Zarco, però, le prospettive per il 2025 di Honda non erano comunque tra le più rosee: la Casa di Tokyo ha deciso di guardare al Vecchio Continente, e nello specifico all’Italia, per permettere la crescita del progetto RCV, affidandolo nelle mani dell’ex-direttore tecnico di Aprilia Romano Albesiano. In aggiunta, è stato scelto anche Aleix Espargaró come nuovo tester, formando così un duo di figure capace di rendere il marchio del gruppo Piaggio un protagonista negli ultimi anni di MotoGP.

Tuttavia, visto il poco tempo a disposizione, risollevare la situazione in un solo inverno sembrava, più che impossibile, addirittura impensabile. La forbice che separava Honda dalle altre Case (specie quelle europee) sembrava troppo ampia e, almeno fino al tanto atteso e discusso cambio regolamentare del 2027, le attese per ciò che il reparto HRC potesse fare non sembravano affatto rosee.

Invece, i test di Sepang di febbraio hanno dato un responso diverso, subito positivo per i team HRC Castrol (non più Repsol, dopo trent’anni) e LCR: Joan Mir, al suo terzo anno col team ufficiale, non si è risparmiato dal definire le prove collettive a Sepang del 2025 come “i migliori test che abbia mai affrontato con Honda”, mentre Zarco, con la sua solita attitudine, ha chiuso al settimo posto l’ultima giornata disponibile, quella di venerdì 7.

Il momentum per HRC è continuato in Thailandia, prima coi test in cui Mir si è ben comportato chiudendo al sesto posto, e poi durante il primo Gran Premio della stagione, in cui sia Joan che Johann hanno concluso in top ten al sabato, con Mir nono davanti a Zarco e capace di conquistare un punticino dato dalla Sprint.

La caduta del giorno dopo, per il campione 2020, ha permesso a Zarco di ritornare ad essere il migliore degli hondisti, concludendo con un ottimo settimo posto. Questo è stato il miglior risultato del #5 con Honda sin da quando è arrivato in LCR… almeno fino al weekend successivo.

In Argentina Zarco si è superato, brillando non solo nelle singole gare ma per tutto l’arco del weekend, a cominciare dal venerdì. Il bicampione del mondo Moto2, già secondo in FP1, ha ottenuto di prepotenza l’accesso in Q2 diretto al venerdì col settimo posto nella Practice, collezionando poi, al sabato mattina, una splendida prima fila al fianco delle Ducati dei fratelli Marc ed Álex Márquez.

Il timore più grande, in merito a questa performance di Zarco nelle sessioni cronometrate, era legato al possibile crollo che sarebbe avvenuto nelle due gare previste a Termas de Río Hondo, ma anche stavolta Johann ha superato le aspettative di molti, sfoderando una prestazione solidissima anche sul passo gara.

Nonostante un brutto avvio, nella Sprint Zarco ha girato sul passo dell’1:38 basso e piazzando anche un paio di giri sul ’37 alto, coi quali si è messo in scia a Francesco Bagnaia fino a chiudere a poco più di un secondo dalla medaglia di bronzo.

Durante la gara lunga del giorno dopo, Zarco si è dimostrato ancora più determinato e nei primi giri non si è risparmiato nel lottare corpo a corpo con Bagnaia, superando la Ducati Lenovo per ben due volte all’interno di curva 8. In entrambi i casi Pecco ha saputo rispondere all’hondista, il quale però gli è rimasto a lungo addosso senza perdere metri.

Solo nell’ultimo terzo della gara il francese, passato in precedenza anche da Morbidelli, ha perso smalto. L’unico piccolo neo di questa sua corsa davvero soddisfacente è arrivato all’ultimo giro, col #5 che non è stato in grado di contenere l’attacco in curva 11 di Fabio Di Giannantonio, sulla seconda Ducati VR46. Alla fine, è arrivato un sesto posto.

RISULTATI SESSIONI:
FP1 – 2° (1:38.963, +0″026)
PR – 7° (1:37.685, +0″390)
FP2 – 3° (1:37.965, +0″170)
Q2 – 3° (1:37.205, +0″288)
Sprint – 4° (+5″026)
WUP – 13° (1:38.619, +0″730)
Gara – 6° (+7″487)

CONCLUSIONI

A fronte dell’ottimo weekend complessivo che Zarco e LCR hanno messo insieme in Argentina, è necessario analizzare il come ne sono stati capaci. In primis, il livello di competitività della Honda, sulla pista sudamericana, è stato buono a livello generale: al termine del Gran Premio sono ben tre le RC213V nei primi dieci, con Joan Mir nono e Luca Marini decimo (anche se, ad onor del vero, i due piloti factory hanno guadagnato una posizione a testa “a tavolino” grazie alla squalifica di Ai Ogura e della sua Aprilia).

In parallelo, le altre Case avversarie, eccezion fatta per l’inarrivabile Ducati, stanno vivendo fasi altalenanti: la già citata Aprilia, ancora a corto del proprio uomo di punta Jorge Martín, ha sprecato una grossa occasione in questo weekend tra la squalifica di Ogura (comunque ancora molto competitivo, a controprova di come la performance della Thailandia non sia stata un fuoco di paglia) e l’incidente alla partenza di Marco Bezzecchi, non riuscendo a massimizzare il potenziale di una moto che, in questo momento, a livello teorico dovrebbe essere il secondo riferimento; KTM ha confermato, su un tracciato dai lunghi curvoni come quello argentino, di soffrire non poco con la gestione degli pneumatici e solo il talento di Pedro Acosta e l’irruenza di Brad Binder hanno permesso agli austriaci di salvare il salvabile, mentre il team Tech3 al momento brancola nel buio (anche quando le cose vanno bene senza che si capisca il perché, come con Bastianini a Buriram); c’è infine Yamaha, che in questi primi due GP ha dimostrato come i test positivi di Sepang, almeno finora, siano stati solo uno specchietto per le allodole.

Va sottolineato come questi valori in campo siano chiaramente mutabili col prosieguo della stagione e, con tutta probabilità, quelli più concreti e duraturi saranno chiari a partire dallo sbarco in Europa, dal Gran Premio di Spagna in poi. Inoltre, storicamente Termas è un tracciato dove si è assistito a prestazioni fuori dal normale (vedasi Franco Morbidelli nel 2023 sulla Yamaha) e in cui lo stile di guida del pilota può fare la differenza. A questo si aggiunge anche la bontà della RC213V negli anni su questa pista, in cui la moto ha vinto ininterrottamente dal 2014 al 2019 (eccezion fatta per l’edizione 2015, vinta dalla Yamaha di Valentino Rossi).

Bisogna però sottolineare anche i meriti di Zarco stesso: durante la gara il francese riusciva a sfruttare al massimo il grip che offriva la Michelin al posteriore, a testimonianza di come Honda abbia lavorato bene per risolvere uno dei due cronici problemi del modello dello scorso anno, ovvero la mancanza di trazione (l’altro era la poca fiducia che restituiva l’anteriore). In più, il transalpino era in grado di stringere molto le curve (in particolar modo i lunghi curvoni di cui Termas è colma), facendo meno metri e guadagnando quindi decimi preziosi.

A fronte di questo risultato, il prossimo appuntamento di Austin si preannuncia incredibilmente interessante per la Casa dell’Ala Dorata: solitamente le RCV si esaltano sulle piste stop & go come il COTA, tanto che l’ultima vittoria di Honda è arrivata proprio su questo tracciato due anni fa, ad opera di Álex Rins con lo stesso team LCR.

Nonostante lo squadrone Ducati appaia quasi inattaccabile al momento, la speranza è l’ultima a morire e Zarco in primis, come il resto della pattuglia di Tokyo, potrebbe giovare delle rinnovate capacità della RC213V di chiudere le curve, nonché delle doti più “naturali” del modello nell’affrontare i tornantini stretti e le ripartenze da fermo. L’unica pecca, lamentata anche da Luca Marini, è il motore ed il lungo rettilineo che porta da curva 11 a curva 12 rischia di essere una grossa spina nel fianco per gli hondisti.

Fonte immagine: lcr.mc

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