Una nuova stagione del campionato a ruote scoperte americano sta per cominciare, nella speranza che ritrovi più stabilità.
Del ricchissimo fine settimana di motori che vivremo tra pochi giorni farà parte anche la NTT IndyCar Series, la quale si accinge ad iniziare la propria trentesima stagione dalla fondazione di quella che fu la Indy Racing League nel 1996. Sarà, inoltre, la diciottesima annata del campionato con la nomea attuale.
Una stagione, la 2025, che si spera possa far tornare la serie sui binari dell’equilibrio regolamentare e sportivo, dopo un 2024 in cui le novità (alcune promulgate anche in corso d’opera) hanno probabilmente creato più confusione che altro. Proprio in settimana, tra l’altro, è stato pubblicato il nuovo regolamento ufficiale.
Il calendario di quest’anno prevede diciassette appuntamenti, tutti validi per l’assegnazione dei punti. La stagione inizierà il 2 marzo e si concluderà nel pieno della nostra estate, il 31 agosto col Music City Grand Prix di Nashville, nel Superspeedway di Lebanon in Tennessee. Il fiore all’occhiello dell’annata della IndyCar, la 500 Miglia d’Indianapolis, sarà il sesto appuntamento dell’anno e si svolgerà il 25 maggio, a conclusione di quello che sarà l’ormai classico “Month of May” colmo d’iniziative, eventi agonistici e d’intrattenimento. Quest’anno avremo un solo double-header, quello del 12-13 luglio a Newton, all’Iowa Speedway.

Come da tradizione, ad aprire le danze del nuovo campionato sarà St. Petersburg, per l’omonimo Gran Premio sulle strade della “Sunshine City”. La città della Florida ospita ininterrottamente quest’appuntamento dal 2005 sotto l’effige della IRL/IndyCar, mentre l’unica edizione dell’evento antecedente, quella del 2003, era stata corsa dalla CART ed era stata vinta da Paul Tracy.
Il tracciato, lungo 2.897 metri (o 1,8 miglia), presenta una carreggiata e degli spazi in realtà piuttosto ampi per un cittadino e che permettono, in alcuni punti della pista e con una buona dose di coraggio, dei sorpassi. Durante la scorsa stagione questa gara ha vissuto il giallo del Push To Pass sfruttato in maniera irregolare dal Team Penske e della coppia Josef Newgarden-Scott McLaughlin, che ha portato poi alla squalifica delle vetture #2 e #3 e alla vittoria, a tavolino, di Patricio O’Ward.
Nella speranza che la classifica finale di quest’anno non venga riscritta a quattro mani, l’appuntamento sarà condizionato non solo dalla presenza del Push To Pass (di cui si usufruisce dal 2018 ormai), ma anche dall’avvento delle unità ibride. A metà dello scorso anno il sistema ha fatto il proprio debutto a Mid-Ohio, ma in generale la sua implementazione non ha convinto né gli addetti ai lavori, né i piloti e tantomeno i fan nelle varie uscite in cui è stato utilizzato, per via di alcuni inconvenienti tecnici (soprattutto di natura software) che hanno portato a dei ritiri; quello di Scott Dixon, patito proprio a Lexington, è l’esempio più lampante, col neozelandese rimasto in panne durante il giro di ricognizione.
Anche in questo caso, c’è la speranza che le squadre della IndyCar abbiano approfittato della lunga pausa per poter mettere a punto questo sistema di recupero d’energia, in modo da evitare guasti tecnici con una tale frequenza. Tra l’altro, l’avviamento del motore con l’ibrido tramite comando del pilota (grosso punto a favore, sulla carta, di questa tecnologia) sarà ora permesso anche in pit-lane.
Firestone rimarrà fornitrice unica di pneumatici, mentre un altro importante cambiamento riguarderà il sistema Charter: prendendo spunto dalla Nascar, questo sistema garantirà alle dieci squadre che hanno partecipato al campionato 2024 (quindi tutte quelle iscritte tranne Prema) un tot di slot in griglia assicurati e, di conseguenza, di vetture automaticamente qualificate per l’evento principale della domenica. Ciò, ovviamente e fortunatamente, non varrà per la qualificazione alla Indy 500, che si svolgerà nella settimana antecedente alla gara sul catino dell’Indiana.
Ora ci si può concentrare sul valore sportivo della competizione, parlando degli iscritti: per questa stagione saranno ventisette i piloti full-time della categoria ed anche le squadre più importanti, come Chip Ganassi Racing, si sono dovute limitare a schierare tre vetture al massimo, rispettando quindi l’accordo del sistema Charter.
Il team d’Indianapolis, tuttavia, potrà contare nuovamente sul campione in carica della categoria Álex Palou: lo spagnolo e la squadra statunitense si sono lasciati alle spalle i dissidi contrattuali delle passate stagioni e sono usciti trionfanti al termine di un 2024 in cui hanno sofferto non poco l’implementazione dell’ibrido; il netto stacco di performance tra il Palou pre e post-Mid-Ohio è stato evidente, anche considerando che, proprio da quel momento, il #10 di casa Ganassi non ha più vinto una gara (l’ultimo suo successo è arrivato nel GP precedente a Laguna Seca).
Palou sarà affiancato dal sempiterno Scott Dixon e dalla matricola Kyffin Simpson. Il neozelandese, pur rimanendo ancora ben più che capace di portare la sua Dallara-Honda nelle prime posizioni, sta cominciando a sentire il peso dei suoi 44 anni e le sue prestazioni ne stanno oggettivamente risentendo, mentre il caymaniano, dopo aver disputato l’intera stagione precedente sulla vettura #4, continuerà la propria partnership con Chip Ganassi ma sulla macchina #8, guidata in precedenza da Linus Lundqvist. Ha dovuto lasciare la squadra anche Marcus Armstrong, ora insieme a Meyer Shank Racing.
Il principale antagonista di Ganassi sarà, come sempre, il Team Penske. La squadra fondata da Roger e non più condotta da Tim Cindric (rimasto comunque alla presidenza del team) ha confermato in toto una line-up oramai affidabile e, probabilmente, ancora tra le migliori in assoluto del panorama a stelle e strisce.
Josef Newgarden, Scott McLaughlin e Will Power saranno le tre punte di Penske. Tra questi è il #2 a voler (e dover) cercare il riscatto più importante: il 2024 ha sì consegnato a Newgarden la seconda 500 Miglia d’Indianapolis consecutiva, ma l’ha anche visto compiere parecchi passi falsi, tanto da esser stato l’unico alfiere di Penske incapace di lottare per il titolo.
L’ambientamento di McLaughlin con queste monoposto, invece, si può dire ultimato: l’ex-riferimento del Supercars va sicuramente posto tra i candidati più interessanti per la conquista del titolo 2025, così come Will Power. Nella passata stagione l’australiano è stato tradito dalla sfortuna sul più bello, con un problema all’aggancio della cintura a sei punti che l’ha estromesso dalla contesa iridata contro Palou all’ultima gara di Nashville. Il #12 è stato anche il più veloce nei test svolti a Sebring settimana scorsa, segno di come egli sia carico a mille per puntare al terzo titolo in questa serie.
Il 2024 ci ha restituito, almeno in parte, una squadra Andretti Global competitiva. La risalita di Colton Herta nelle posizioni che contano è stata a lungo attesa ma si è finalmente concretizzata, col figlio d’arte capace di assicurarsi due vittorie, cinque arrivi nei primi tre ed il secondo posto finale nella classifica piloti.
Kyle Kirkwood e Marcus Ericsson partiranno con attese decisamente più limitate. Lo statunitense, nella passata stagione, non ha saputo fare quel balzo di qualità a cui era chiamato dopo il buon 2023 di cui era stato autore, mentre lo svedese è sembrato lontano anni luce dall’Ericsson visto con Ganassi Racing, capace addirittura di lottare per la corona iridata. Vedremo se la lunga pausa avrà portato consiglio ad entrambi.
La quarta squadra, per star power ed importanza, è Arrow McLaren. Il team papaya ha accolto Tony Kanaan come presenza fissa al muretto box e, dopo un 2024 a dir poco tumultuoso in termini di cambiamenti in corsa (con un numero quasi imbarazzante di piloti rimpiazzati nel corso della stagione), l’intenzione della squadra dell’Indiana è sicuramente quella di affrontare il 2025 in maniera più stabile.
La line-up papaya promette bene, essendo composta dal confermatissimo Patricio O’Ward, dal nuovo arrivato Christian Lundgaard e dal prospetto McLaren Nolag Siegel. Di questi tre, coloro ad avere maggiori aspirazioni sono i primi due, col messicano intenzionato a tentare un nuovo assalto al titolo contro le prime due squadre ed il danese, arrivante da Rahal Letterman Lanigan Racing, pronto ad imporsi come un big fatto e finito della IndyCar, dopo il triennio in una squadra di terza fascia come quella di Bobby Rahal.
Alexander Rossi, ex-pilota McLaren, ora è passato alla struttura Ed Carpenter Racing, nella quale affiancherà Christian Rasmussen. Questa combinazione, intenta a fondere esperienza e talento, potrebbe permettere al team di salire qualche gradino tra le squadre della IndyCar.
Un altro team dotato di una line-up molto interessante, seppur di soli due piloti, è A.J. Foyt Racing. La squadra fondata dalla leggenda del motorsport americano sarà formata dal confermato Santino Ferrucci e dal nuovo arrivato David Malukas. Per l’italo-americano questa sarà l’ennesima stagione in cui sarà nelle vesti di outsider, mentre il lituanoamericano vorrà rifarsi dopo un 2024 passato quasi completamente in panchina, con tanto di allontanamento da Arrow McLaren ancor prima di poter salire a bordo della vettura per il debutto stagionale.
Le squadre di seconda fascia proseguono con Meyer Shank Racing, la cui accoppiata non è da sottovalutare. Come detto, Armstrong entrerà a far parte del team di Michael Shank sulla vettura #66, mentre al suo fianco ci sarà Felix Rosenqvist sulla Dallara-Chevrolet #60. Un po’ come Ferrucci in A.J. Foyt Racing, anche l’ex-pilota della Formula E potrebbe venir considerato come il primo degli outsider, specie se manterrà inalterate le prestazioni in qualifica che ha compiuto nell’ultimo anno.
Con Rahal Letterman Lanigan Racing si passa alle squadre di terza fascia. Quella di Bobby Rahal è l’ultima compagine autorizzata a schierare tre vetture full-time per tutta la stagione, per una line-up che sarà formata dall’onnipresente Graham, dal rientrante Devlin DeFrancesco e dal debuttante Louis Foster. Quest’ultimo si è aggiudicato il titolo nella Indy NXT lo scorso anno con Andretti ed è stato scelto piuttosto presto nel corso del mercato piloti della passata stagione, segno della fiducia che viene nutrita per le sue potenzialità.
La squadra Juncos Hollinger Racing, a propria volta, ridarà a Conor Daly un sedile full-time: dopo le sostituzioni compiute nel corso del 2024, il figlio di Derek è stato premiato in questa maniera dalla squadra argentino-americana, la quale ha dovuto far fronte alla partenza di Agustín Canapino in seguito alle vicissitudini social che l’hanno coinvolto insieme a Théo Pourchaire. Il secondo posto nel team sarà occupato da Sting Ray Robb, arrivante da A.J. Foyt.
L’ultima squadra ad essersi sistemata coi piloti è Dale Coyne Racing, che ha completato la formazione poche settimane fa. Rinus VeeKay, rimasto appiedato da Ed Carpenter Racing, è stato scelto come prima punta della squadra e guiderà la vettura #18 del team. Verrà affiancato dal secondo debuttante in griglia, Jacob Abel.
Il terzo rookie del 2025, Robert Michajlovič Schwartzman, sarà insieme ad una squadra che, a propria volta, sarà al debutto assoluto nella categoria. Trattasi dell’italianissima Prema, che dopo i tanti successi raccolti nelle Feeder Series europee ha deciso di fare capolino anche oltreoceano, correndo proprio in IndyCar. I piloti scelti saranno il russo con cittadinanza israeliana ed il più esperto Callum Ilott, per un’accoppiata che ha dei trascorsi recentissimi anche dalla F2.
A coloro che affronteranno l’intera stagione si aggiungeranno le wildcard della Indy 500, su tutte Kyle Larson che, dopo averci provato senza successo nel 2024, ritenterà il Double Duty IndyCar-Nascar, partecipando sia al “The Greatest Spectacle in Racing” che alla Coca-Cola 600 al Charlotte Motor Speedway della Carolina del Nord.
Oltre a Larson, a correre la sola Indy 500 di quest’anno saranno Ryan Hunter-Ray, Jack Harvey (entrambi con Dreyer & Reinbold Racing-Cusick Motorsports), Hélio Castroneves (Meyer Shank Racing), Ed Carpenter (col proprio team) e Marco Andretti (con la squadra di famiglia). Con la presenza di questi sei piloti i partecipanti alla gara di Indianapolis sarebbero esattamente trentatré, ma vedremo se in questi primi mesi dell’anno si aggiungeranno altri iscritti alla griglia dell’evento motoristico più importante del 2025.
Per quanto riguarda la copertura televisiva, negli States la IndyCar ha firmato un importante accordo con Fox Sports, emittente che darà una copertura completa dell’intero calendario. Nel nostro Bel Paese, invece, sarà ancora Sky Sport a detenere i diritti in esclusiva per la trasmissione delle gare, le quali saranno commentate dal duo Matteo Pittaccio-Biagio Maglienti. Per prove libere e qualifiche, invece, si dovrà fare affidamento sulla piattaforma IndyCar Live, che manderà le dirette streaming degli eventi.

L’appuntamento per questa domenica sarà alle 18:00 su Sky Sport F1, per un primo Gran Premio che, per l’altissimo equilibrio, promette scintille. Solo il 2 marzo scopriremo se la IndyCar ha imparato dai propri errori e se il campionato 2025 saprà esaltare anche gli appassionati più esigenti.
Fonte immagine: indycar.com
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