F1 | Budapest 1998, quando Ross Brawn chiese 25 secondi di gap a Schumi in 19 giri e lui rispose “OK, grazie”. Il resto è storia

Autore: Alessandro Secchi
alexsecchi83 alexsecchi83
Pubblicato il 16 Agosto 2023 - 17:37
Tempo di lettura: 5 minuti
ARTICOLO DI ARCHIVIO
Collegati per la versione completa
F1 | Budapest 1998, quando Ross Brawn chiese 25 secondi di gap a Schumi in 19 giri e lui rispose “OK, grazie”. Il resto è storia
P300
Home  »  F1Storia

Il giorno dopo Ferragosto di 25 anni fa, Michael Schumacher regalò ai tifosi della Ferrari una delle perle della carriera

Il 16 agosto 1998, domenica post abbuffata ferragostana, quasi 7 milioni di persone decidono di disertare la spiaggia nel pieno delle vacanze e di restare a casa per seguire il Gran Premio d’Ungheria a Budapest.

Venticinque anni dopo chi fece quella scelta sicuramente ricorda quel giorno e ammette di non aver mai preso decisione migliore, avendo assistito ad una delle migliori prestazioni della carriera di Michael Schumacher.

Ad un quarto di secolo di distanza, Budapest 1998 rientra nelle opere d’arte del sette volte iridato, all’interno del quinquennio (1996/2000) dal più alto tasso di talento espresso, forse ancor più che negli anni identificati dal dominio del binomio Schumi-Ferrari.

L’era Williams si è chiusa con la vittoria di Jacques Villeneuve nel 1997 nella tanto chiacchierata Jerez. La Ferrari, scomparso un avversario, si ritrova ora ad inseguire le Frecce d’Argento della McLaren-Mercedes, con Mika Hakkinen e David Coulthard al volante.

Il finlandese arriva a Budapest in testa al mondiale, nell’era dei 10 punti a vittoria, con 76 punti contro i 60 di Schumi. La gara dell’Ungheria è fondamentale per mantenere in vita le speranze iridate ma, in qualifica, le McLaren fanno doppietta con il leader del mondiale davanti al compagno e al tedesco, terzo a quattro decimi.

Hakkinen cerca di scappare via, mantenendo un vantaggio di due secondi su Coulthard, ma Schumi resta attaccato alla seconda McLaren in attesa degli eventi. La Ferrari, nel frattempo, è rimasta con una sola macchina in pista: Eddie Irvine è già ritirato per un problema al cambio.

Il primo giro di soste non cambia le prime posizioni. Hakkinen aumenta il vantaggio a tre secondi su Coulthard e Schumacher, sempre attaccato alla seconda McLaren dopo aver recuperato una manciata di secondi di svantaggio.

Serve un’idea, forse una follia per cambiare il corso degli eventi. E solo la coppia Ross Brawn / Michael Schumacher è in grado di realizzarla. La Rossa passa dalla strategia a due soste, uguale alla McLaren, a quella a tre. Il secondo pit viene anticipato e Brawn chiede letteralmente a Michael “19 giri da qualifica” per recuperare 25 secondi, il tempo della sosta in più. La risposta è secca: “OK, grazie”.

Il resto è magia. Michael sposta lo switch temporale da “domenica” a “sabato”. Giro veloce, giro veloce, giro veloce. Il tedesco mette in scena un passo disumano. Coulthard si ferma e rientra alle spalle della Ferrari. E, quando anche Hakkinen effettua la sua seconda sosta, la Ferrari passa in testa.

I secondi di vantaggio aumentano: cinque, sette, dieci. Più passano i giri e più, la domenica che si preannunciava come una passeggiata McLaren, si tinge di rosso. Anche perché dopo Irvine, la McLaren di Hakkinen inizia ad accusare problemi agli ammortizzatori e deve cedere il passo a Coulthard. Lo scozzese non può fare nulla per arginare la velocità della Ferrari, con Schumacher che rischia di far venire un colpo ai tifosi con un’uscita all’ultima curva, alla fine del 52° passaggio sui 77 previsti.

Arriva il momento della verità: i 25 secondi richiesti da Ross Brawn sono diventati oltre 26 e, quando Schumi si ferma per la sua terza sosta, torna in pista comodamente davanti alla McLaren numero 7. Hakkinen perde ancora terreno, con il pubblico sulle tribune letteralmente impazzito per la gara a cui sta assistendo. Il leader del campionato viene superato anche da Villeneuve, Hill, Frentzen e subisce anche l’onta del doppiaggio da parte di Schumi, che chiude una gara da cineteca con quasi 10 secondi di vantaggio sulla McLaren di Coulthard.

A fine gara Michael parlerà così: “Ho dovuto spingere come un pazzo quando Ross ha deciso di passare a tre pit stop. Quando mi ha detto cosa dovevo fare, gli ho risposto ‘grazie mille’. Mi sono sembrati 60 giri da qualifica, ma ha funzionato. Non capivo perché non vedevo Mika davanti a me, non avevo realizzato fosse già alle mie spalle!”.

“Michael alza l’asticella quando c’è l’occasione”. Ross Brawn commenta la prestazione di Schumi come una delle migliori della carriera: “Siamo partiti con una strategia aperta, ma una volta bloccati dietro abbiamo dovuto cambiare sulle tre soste. È stata una scommessa, ma non avevamo niente da perdere. Ho detto a Michael cosa doveva fare e so di avergli chiesto tanto, ma l’ha già fatto in passato”.

Il riconoscimento migliore arriva da David Coulthard che, due settimane dopo, giocherà una scherzo tutt’altro che simpatico a Spa-Francorchamps: “Il passo che Michael ha mostrato prima del suo ultimo stop è stato fenomenale. Non potevo spingere, è stato impossibile una volta che si è trovato davanti, è stata una prestazione incredibile da parte sua”. Ancora peggio è andata ad Hakkinen, inerme e passeggero di una McLaren “impossibile da tenere in strada” a causa dei problemi agli ammortizzatori.

In un colpo solo i punti recuperati su Hakkinen sono nove e la classifica, dopo Budapest, recita 77 a 70. La magia è servita, il mondiale è riaperto.

Venticinque anni dopo, si può dire che Ross Brawn aveva ragione. Delle 91 vittorie di Schumi, quella di Budapest rientra sicuramente nella top ten delle migliori. Ognuno, poi, saprà piazzarla nel suo personale ordine d’importanza.

Immagine: ANSA

---

Stai visualizzando da visitatore. Accedi o registrati per navigare su P300.it con alcuni vantaggi


Condividi

È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.

NordVPN
LE ULTIME DI CATEGORIA