IMSA | Il Wayne Taylor Racing si aggiudica la 24 Ore di Daytona 2021

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Tempo di lettura: 14 minuti
di Andrea Gardenal
1 Febbraio 2021 - 12:36
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Taylor, Albuquerque, Rossi e Castroneves conducono alla vittoria l’Acura del team Taylor

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Konica Minolta Acura ARX-05 (Wayne Taylor Racing) – Foto da Twitter/Wayne Taylor Racing

L’edizione 2021 della 24 Ore di Daytona, la 59esima della storia, è stata anche una delle più combattute di sempre: cinque equipaggi hanno tagliato il traguardo a pieni giri e quattro di questi erano nella condizione di contendersi il successo assoluto fino ad una manciata di minuti dalla bandiera a scacchi. Al termine degli 807 giri di gara la vittoria è andata alla Acura #10 del Wayne Taylor Racing, sponsorizzata dalla Konica Minolta e portata in pista da Ricky Taylor, Filipe Albuquerque, Alexander Rossi e Helio Castroneves. Per il team di Taylor è il quarto successo negli ultimi cinque anni, nonché il terzo consecutivo, nella corsa endurance più importante d’America.

Per Filipe Albuquerque è il secondo successo assoluto alla 24 Ore di Daytona dopo quello ottenuto nel 2018 con il Mustang Sampling Racing; a queste due vittorie va aggiunta quella di classe ottenuta nel 2013 tra le GT. Anche per Ricky Taylor è il secondo trionfo a Daytona dopo quello ottenuto nel 2017, sempre correndo per il team di famiglia. Per Helio Castroneves ed Alexander Rossi si tratta invece del primo arrivo in Victory Lane in questa competizione.

A testimonianza di quanto la gara sia stata aperta e combattuta, tre prototipi diversi hanno occupato le prime tre posizioni della classifica assoluta: al secondo posto troviamo la Ally Cadillac #48 dell’Action Express Racing, guidata da Jimmie Johnson, Kamui Kobayashi, Simon Pagenaud e Mike Rockenfeller; terza la Mazda #55 di Oliver Jarvis, Harry Tincknell e Jonathan Bomarito, che grazie alla strategia e ad una caution arrivata al momento giusto è riuscita a recuperare un paio di giri di svantaggio e a reinserirsi nella lotta per la vittoria. La Cadillac e la Mazda hanno pagato rispettivamente 4.7 e 6.5 secondi di svantaggio dalla Acura vincitrice, a riprova di quanto la gara sia stata imprevedibile fino agli ultimissimi giri.

Ai piedi del podio troviamo la Acura #60 del Meyer-Shank Racing condotta da Dane Cameron, Olivier Pla, Juan Pablo Montoya ed AJ Allmendinger; tra le cinque vetture arrivate in fondo a pieni giri è stata sicuramente quella meno competitiva, tanto da pagare al traguardo quasi un minuto ai vincitori.

La Cadillac #01 del team di Chip Ganassi completa il quadro dei prototipi a pieni giri: Renger Van Der Zande, Kevin Magnussen e Scott Dixon sono stati in corsa per la vittoria fino a sei giri dalla fine, quando sulla Cadillac si è afflosciata la gomma posteriore destra costringendo il pilota olandese ad una sosta di emergenza ad otto minuti alla bandiera a scacchi. Un episodio analogo si era verificato anche a due ore e mezza dalla fine, al termine dell’ultimo stint di Scott Dixon. Fortunatamente in entrambi i casi i piloti sono riusciti a controllare il mezzo e a tornare in sicurezza ai box.

Solamente due delle sette DPi impegnate sono mancate dalla lotta per la vittoria nelle ultime fasi di gara: la Cadillac #31 dell’Action Express Racing (sotto il marchio “Whelen Engineering Racing”) è uscita di scena al 615° giro dopo 18 ore e 20 minuti di gara a causa di un problema al cambio. Le riparazioni si sono protratte per 40 minuti facendo perdere svariati giri all’equipaggio composto da Felipe Nasr, Mike Conway, Pipo Derani e Chase Elliott. La Cadillac è poi tornata in pista per chiudere la competizione all’ottavo posto assoluto, sesto di categoria, con 24 giri di ritardo dalla Acura #10.

L’unica DPi ad essersi ritirata in questa 24 Ore di Daytona è la Cadillac #5 del Mustang Sampling/JDC Miller, con un equipaggio tutto transalpino composto da Tristan Vautier, Loic Duval e Sebastien Bourdais. La Cadillac è uscita dalla lotta per la vittoria dopo 301 giri, poco dopo il termine della nona ora di gara, a seguito di una collisione in Curva 1 con la Porsche GTD #16, che a sua volta era stata tamponata da un’altra GT. L’urto non è sembrato particolarmente violento, ma il radiatore della vettura #5 ha riportato danni consistenti e le riparazioni sono andate avanti per un’ora e 25 minuti.

L’equipaggio della Cadillac ha poi riportato la macchina in pista nella speranza di recuperare qualche posizione grazie ai ritiri degli avversari, che però non sono mai arrivati. Al 663° giro, dopo 21 ore e 10 minuti, la #5 è stata inoltre vittima di una foratura che le ha fatto perdere cinque ulteriori tornate. Una volta evaporata la possibilità di risalire la classifica grazie ai ritiri altrui, a 50 minuti dal termine della gara la macchina è stata ritirata.


LMP2

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ORECA LMP2 07 (Era Motorsport) – Foto da Twitter/Era Motorsport

Con quattro ritiri sui dieci partenti, la classe LMP2 è quella che ha visto la maggior percentuale di defezioni nel corso della gara. La Oreca ha monopolizzato tutti i tre gradini del podio: l’equipaggio vincitore è stato quello della #18 dell’Era Motorsport composto da Dwight Merriman, Kyle Tilley, Ryan Dalziel e Paul-Loup Chatin, il quale ha preceduto di 20 secondi scarsi la #8 del Tower Motorsport guidata da John Farano, Gabriel Aubry, Tim Buret e Matthieu Vaxiviere; quest’ultimo prototipo è stato anche l’unico a completare la gara nello stesso giro del vincitore di classe.

L’ultimo periodo di Safety Car, giunto a due ore scarse dal termine della gara, ha avuto un impatto decisivo sull’esito della gara delle LMP2 per due motivi: innanzitutto l’Era Motorsport ha deciso di richiamare ai box la sua vettura per fare il pieno di carburante, al contrario di quanto deciso dal muretto della Tower Motorsport; ciò ha permesso alla #18 di completare gli ultimi 64 giri di gara con due sole fermate ai box, mentre la #8 è stata costretta ad effettuare uno splash&go a soli otto minuti dal termine della gara.

Il Tower Motorsport avrebbe avuto in ogni caso la possibilità di giocarsi il successo di classe, ma proprio al termine del periodo di neutralizzazione citato in precedenza Matthieu Vaxiviere ha bruciato la ripartenza; il prototipo #8 è stato pertanto sanzionato con un drive through che è costato 37/38 secondi, decisivi ai fini del risultato finale.

Il podio della LMP2 è stato completato dalla Oreca #82 del team Dragonspeed, rimasta a sua volta in lotta per la vittoria fino a tre ore dalla conclusione. Il prototipo portato in gara da Christopher Mies, Eric Lux, Devlin DeFrancesco e Fabian Schiller è stato costretto ad una sosta d’emergenza dopo 683 giri a causa di una perdita d’olio mentre si trovava nello stesso giro della #18 e della #8. Le riparazioni, durate poco meno di quattro minuti, hanno estromesso la #82 dalla lotta per la vittoria, ma il vantaggio accumulato nei confronti degli altri prototipi è bastato per permettere alla Oreca del team Dragonspeed di mantenere l’ultimo gradino del podio.

Al quarto posto è arrivata la Ligier #51 del Rick Ware Racing-Eurasia portata in pista da Cody Ware, Salih Yoluc, Austin Dillon e Sven Muller, che al termine della gara hanno pagato nove giri di distacco dalla Oreca vincitrice. La #51 è stata costretta alla sostituzione del cofano motore al termine della decima ora di gara e ha dovuto affrontare le ultime ore senza il servosterzo, ma per il resto non ci sono stati grossi inconvenienti.

Decisamente più importanti i distacchi rimediati dagli altri due equipaggi giunti in fondo: la Oreca #11 del WIN Autosport condotta da Steven Thomas, Tristan Nunez, Thomas Merrill e Matthew Bell è stata costretta a sostituire i dischi dei freni a pochi minuti dallo scoccare della dodicesima ora di gara, perdendo così quattro giri. La speranza di tornare in corsa grazie al gioco delle caution è evaporata meno di mezz’ora dopo, quando Nunez è stato tamponato dalla Audi #42 che correva tra le GTD. Le riparazioni sono costate 10 minuti e hanno privato il WIN Autosport di qualsiasi velleità di vittoria.

La Oreca è stata inoltre protagonista di uno degli episodi più paurosi della gara quando Steven Thomas è finito in testacoda alla staccata della Bus Stop a causa del cedimento di un disco freno; la vettura ha tagliato pericolosamente la pista, ma fortunatamente non si è scontrata con nessuno e il pilota americano è potuto tornare lentamente ai box.

Ancora più sfortunata la prova della Cetilar Racing, unico equipaggio italiano presente tra le LMP2: la Dallara #47 condotta da Roberto Lacorte, Antonio Fuoco, Andrea Belicchi e Giorgio Sernagiotto è stata una delle vetture favorite alla vittoria finale fino al cedimento del cambio, avvenuto dopo quattordici ore di gara; la crew della Cetilar Racing ha lavorato alacremente per riportare in pista la vettura, ma le quasi due ore e mezza perse per le riparazioni hanno fatto perdere alla #47 ben 77 giri.

Ritirati gli altri quattro prototipi: la Oreca #52 del PR1 Mathiasen Motorsports ha alzato bandiera bianca ad un’ora dalla fine dopo 664 giri e dopo essere stata bersagliata da numerosi problemi tecnici, in particolare allo starter e alla frizione.

Peggio ancora è andata alle altre tre LMP2, tutte uscite di scena ancor prima del calar della sera. La Oreca #29 del Racing Team Nederland si è ritirata a causa di un problema al cambio dopo due ore e mezza; la sua gara, tuttavia, era già stata compromessa da un errore di Frits Van Eerd alla chicane Bus Stop, a causa del quale la squadra olandese aveva perso 23 minuti.

Il cambio ha fermato la corsa anche dell’High Class Racing: la Oreca #20, portata in pista da Dennis Andersen Ferdinand von Habsburg-Lothringen, Anders Fjordbach e Robert Kubica, si è fermata a cinque minuti dal termine della seconda ora. Ancora meno è durata la gara della Oreca #81 del team Dragonspeed: Ben Hodes è finito contro le barriere di Curva 1 nel corso del 40esimo giro danneggiando pesantemente la sua vettura; dopo un quarto d’ora la macchina è tornata in pista, salvo essere ritirata definitivamente dopo aver percorso un’altra dozzina di tornate.


LMP3

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Ligier JS P320 (Riley Motorsports) – Foto da Twitter/IMSA

La classe LMP3 è stata probabilmente quella che ha fornito meno spunti di interesse: la Ligier #74 del Riley Motorsports pilotata da Gar Robinson, Scott Andrews, Oliver Askew e Spencer Pigot ha fatto la differenza nei confronti di tutti gli avversari e, grazie ad una gara accorta e priva di particolari problemi, ha tagliato il traguardo delle 24 Ore in prima posizione dopo aver percorso 757 giri.

Secondo posto a tre giri per la Ligier del Sean Creech Motorsport, portata in gara da Lance Willsey, Joao Barbosa, Wayne Boyd e Yann Clairay. Nonostante un paio di testacoda compiuti da Willsey nel corso dei suoi stint, la vetttura #33 non ha subito particolari problemi e ha così conquistato il secondo posto di classe, sia pur a tre giri dal vincitore.

Il podio di classe viene completato dalla Duqueine #6 del Muehlner Motorsports, partita dalla pole ma subito in difficoltà dopo 20 minuti di gara a causa di una collisione con l’altra Duqueine, la #7 del Forty7 Motorsports. La macchina portata in pista da Moritz Kranz, Laurents Hoerr, Kenton Koch e Stevan McAleer è stata costretta a ben quattro soste per interventi di riparazione (una delle quali prevista dal regolamento, che richiedeva la sostituzione dei freni); ciononostante, la Duqueine #6 ha tagliato il traguardo in sesta posizione con sette giri di svantaggio nei confronti dell’equipaggio vincitore.

Seguono poi la Ligier #91 del Riley Motorsports, quarta ad 11 giri, e con la Ligier #54 del Core Autosport, quinta a 20 giri. Sesta ed ultima classificata tra le LMP3 è la Riley del Performance Tech Motorsports, che ha chiuso la gara con 70 giri di ritardo dalla vincitrice di categoria; la vettura #38 ha perso quasi due ore ai box per le riparazioni a seguito di una collisione con la Ferrari #62 guidata da James Calado.

L’unica ritirata tra le LMP3 è la Duqueine #7, fermatasi allo scoccare della quindicesima ora a causa del cedimento della pompa dell’impianto di raffreddamento del motore.


GTLM

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Corvette C8.R (Corvette Racing) – Foto da Twitter/Corvette Racing

La presenza di sole sei vetture non ha impedito alla categoria GTLM di vedere una gara molto aperta e ricca di colpi di scena. Al termine delle 24 ore, la Corvette ha messo a segno una doppietta con la #3 di Antonio Garcia, Jordan Taylor e Nicky Catsburg che ha preceduto la gemella #4 di Tommy Milner, Nick Tandy ed Alexander Sims per appena 3.5 secondi.

Non è però tutto oro quel che luccica per l’equipe americana: nel corso della gara è stata infatti riscontrata la positività di Antonio Garcia al Sars-CoV-2 a seguito del tampone effettuato per poter lasciare gli Stati Uniti al termine della gara. Il pilota spagnolo è stato subito messo in isolamento e non ha preso parte alla cerimonia di premiazione.

Al terzo posto si è classificata la BMW #24 del team Rahal-Letterman, che con John Edwards, Jesse Krohn, Augusto Farfus e Marco Wittman ha dato filo da torcere alle Corvette per l’intera durata della gara. La GT prodotta dalla Casa di Monaco di Baviera è stata classificata terza ad un giro, ma il risultato è falsato dal fatto che la Acura del team Taylor, vincitrice assoluta, si era inserita tra le Corvette e la BMW di Farfus, permettendo così alle due vetture di testa di completare un giro in più; in realtà il distacco tra Corvette e GT era nell’ordine dei venti secondi.

Quarto posto per la Ferrari #62 di James Calado, Alessandro Pierguidi, Jules Gounon e Davide Rigon, schierata dalla scuderia Risi Competizione. Come la BMW #24, anche la Ferrari ha pagato un giro di ritardo dalle Corvette per essere stata doppiata dalla vincitrice dell’assoluta, anche se il suo distacco dalle Corvette era comunque superiore al minuto.

Quinta a due giri l’altra BMW, la #25 di Connor De Philippi, Philipp Eng, Timo Glock e Bruno Spengler, davanti alla Porsche #79 del WeatherTech Racing condotta da Cooper MacNeil, Kevin Estre, Richard Lietz e Gianmaria Bruni.

Proprio la Porsche è stata la principale vittima dell’incidente in partenza provocato dalla BMW di Spengler, che era partita troppo presto tamponando Estre; il francese, dopo aver perso il controllo della vettura, è poi finito contro la Ferrari #62. Per riparare i danni subiti, la Porsche ha perso circa 25 minuti e, di conseguenza, la possibilità di lottare per la vittoria. L’assenza di problemi significativi tra i primi ha infine relegato la vettura del WeatherTech Racing al sesto e ultimo posto nella classe GT.


GTD

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Mercedes-AMG GT3 (Winward Racing) – Foto da Twitter/Maro Engel

Con ben 19 macchine in pista, la classe GTD è stata quella che ha visto il gruppo di partecipanti più nutrito. Dopo 745 giri, il successo di categoria è andato alla Mercedes #57 del Winward Racing e a Russell Ward, Philip Ellis, Indy Dontje e Maro Engel. Alle loro spalle è giunta un’altra Mercedes, la #75 del Sun Energy 1, portata in pista da Kenny Habul, Raffaele Marciello, Mikhael Grenier e Luca Stolz; le due GT della Casa di Stoccarda sono giunte sul traguardo separate da appena 16 secondi.

Completa il podio la Lamborghini #1 del Paul Miller Racing di Bryan Sellers, Madison Snow, Corey Lewis e Andrea Caldarelli, a soli sette secondi dalla Mercedes del Sun Energy 1.

L’elenco delle GTD a pieni giri si completa con la Porsche #16 del Wright Motorsport e con la Aston Martin #23, schierata dall’Heart of Racing Team. Le cinque monoposto rimaste nel giro del leader hanno completato la gara separate da meno di cinquanta secondi.

Doppiate ad un giro troviamo la BMW #96 del Turner Motorsport e l’altra Aston Martin, la #97 del TF Sport. Ottava a due giri la Ferrari #21 dell’AF Corse, protagonista di un lunghissimo duello con la Mercedes #57 durante il quale le due vetture hanno compiuto innumerevoli sorpassi e controsorpassi. La battaglia è stata interrotta a pochi minuti dalla conclusione della ventesima ora da un contatto tra le due macchine, con la Ferrari che ha avuto la peggio andando a sbattere contro le barriere protettive.

Alle spalle della Ferrari troviamo la Mercedes #28 dell’Alegra Motorsports, la Porsche #88 del Team Hardpoint EBM e la Acura #44 del Magnus Racing, rispettivamente a quattro, otto e nove giri dalla Mercedes vincitrice di classe. Molto più staccate le ultime due vetture giunte al traguardo: la Porsche #9 del Pfaff Motorsports ha accumulato 43 giri di ritardo mentre la Lexus #12 del Vasser-Sullivan Racing ha chiuso la gara con un distacco di 64 giri.

Sei sono gli equipaggi che non hanno concluso la gara: la Ferrari #63 della Scuderia Corsa, la Audi #42 del NTE Sport, la Lexus #14 del Vasser-Sullivan Racing, la Porsche #64 del TeamTGM e le due Lamborghini del Grasser Racing Team, la #111 e la #19, uscite di scena dopo 6 e 12 ore di gara.


Immagine di copertina da Twitter/Alexander Rossi

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