30 anni fa il sorpasso con “finta” più famoso della storia

di Andrea Ettori
AndreaEttori
Pubblicato il 12 Luglio 2017 - 12:00
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30 anni fa il sorpasso con “finta” più famoso della storia

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Esattamente 30 anni fa, il 12 luglio del 1987, sul vecchio e velocissimo “pentagono” di Silverstone la Williams, la Honda e Nigel Mansell diedero una delle dimostrazioni di forza più grandi nella storia della F1. Quel mondiale, affascinante e bellissimo, visse del duello senza esclusioni di colpi tra il pilota inglese e il suo compagno di squadra, Nelson Piquet, che a fine stagione sarebbe diventato campione del mondo.

La meravigliosa Williams FW11B era una vettura straordinaria, progettata da Patrick Head e Frank Dernie e spinta dal fenomenale V6 biturbo Honda, che consentiva alla vettura inglese di avere prestazioni fantastiche. Anche la Lotus 99T con le sospensioni attive di Senna e Nakajima era equipaggiata con lo stesso motore, ma rispetto alla Williams aveva un telaio nettamente inferiore.

L’apice del duello Mansell-Piquet avvenne proprio a Silverstone 1987. Nelle prove di qualifica il brasiliano ottenne una strepitosa pole position con il tempo di 1’07”110 alla media di 256.308 km/h, zittendo le tribune del circuito inglese. Mansell, velocissimo anche lui, dovette “accontentarsi” della seconda posizione con un crono di 1’07”180 alla media di 256.040 km/h. Il primo degli inseguitori fu Ayrton Senna, distanziato di un secondo netto dalle due Williams. Michele Alboreto, in quarta fila con la prima delle due Ferrari, si beccò oltre due secondi: un abisso.

In griglia la tensione tra i due “galli” della Williams era palpabile, tanto che al via Prost con la Mclaren-Tag/Porsche riuscì a prendersi il comando della gara, salvo essere superato da lì a pochi metri prima da Piquet e poi da Mansell. Da quel momento iniziò una doppia gara: quella tra i due piloti del team di Didcot e quella degli altri, semplici “spettatori” in pista del duello per la vittoria.

Le due Williams se ne andarono indisturbate dal resto del gruppo, tanto da accumulare un vantaggio di oltre nove secondi dopo appena sette giri sulla terza posizione occupata da Prost. A suon di giri veloci, Piquet e Mansell si avvicinarono e allontanarono come un elastico, mentre gli avversari vedevano sfrecciare le FW11B accanto a loro come due caccia mentre venivano doppiati. Con il passare dei giri ci si domandava se le gomme avessero potuto tenere il ritmo imposto fin dalla prima curva e chi avrebbe eventualmente dovuto cambiarle.

Alla fine del 35° giro, Mansell si avviò verso la corsia box per il cambio dei pneumatici causato dalla perdita di un piombino su un cerchione della sua Williams, che iniziò ad avere delle forti vibrazioni.

All’uscita della corsia box lo svantaggio di Mansell nei confronti del leader della corsa Piquet era di 28 secondi, con il brasiliano costantemente informato sullo stato delle sue gomme e sul “cambio” di strategia di chi lo stava inseguendo. In quel momento i due piloti della Williams iniziarono a dare vita ad uno show entrato nella storia della F1: passaggio dopo passaggio, Mansell iniziò a guadagnare su Piquet un secondo al giro, abbassando per ben nove volte il suo miglior tempo e scendendo (unico a farlo) sotto il muro del 1’10.

Piquet, nonostante le gomme usurate, migliorò anche lui per nove volte (incredibile) il proprio miglior tempo, a dimostrazione che gli pneumatici erano comunque performanti e in grado di reggere ancora a lungo. Uno sforzo di una intensità unica, che fa capire l’incredibile livello di guida cui erano arrivati i due contendenti per la vittoria.

Mentre Mansell continuava a rimontare, “spinto” anche dal pubblico di casa, a circa dieci giri dal termine Piquet fu costretto ad alzare il ritmo a causa di un repentino calo delle gomme; nel frattempo nei suoi specchietti arrivava l’immagine del “Leone” inglese, pronto ad azzannare la preda dopo una rincorsa memorabile. Al 58° giro Mansell segnò un tempo “pauroso” di 1’09”832, mentre al giro 62 superò Piquet con una manovra leggendaria.

All’uscita della velocissima Becketts, Mansell prese la scia di Piquet e sull’Hangar Straight, dopo una “finta” sinistra-destra, si affiancò a Nelson (che provò a chiudere anche bruscamente la traiettoria) superandolo nel tripudio generale alla curva Stowe. Lo stesso Nigel racconterà che mentre era in scia osservò i movimenti del casco di Piquet, che guardava negli specchietti, per capire la direzione in cui passare.

Gli ultimi giri furono una cavalcata trionfale verso la bandiera scacchi e, a gara conclusa, il pubblico inglese entrò in pista per portare in trionfo il proprio eroe. Per Piquet, che si prese la rivincita nella gara successiva ad Hockenheim, fu una delusione difficile da digerire sia in virtù del “sorpasso” subìto l’anno prima a Brands Hatch, ma soprattutto perché si era visto negare il contratto di prima guida che pensava di aver firmato ad inizio 1986. Da lì nacque la decisione di firmare con la Lotus, presa nelle settimane successive e confermata ufficialmente a Budapest.

In terza posizione si piazzò Ayrton Senna, staccato di un giro con la Lotus e seguito, a due giri di distacco dal vincitore, dal compagno di team Satoru Nakajima. Quattro motori Honda nelle prime quattro posizioni della classifica a testimoniare un dominio di potenza e velocità inarrivabile per gli altri motori.  Quinto fu Derek Warwick con la Arrows e sesto il nostro Teo Fabi alla guida della Benetton.

In una intervista dopo il GP di Silverstone, Piquet disse in merito alla sua gara e a quella di Mansell: “Per superarmi ha rischiato tantissimo con i consumi, oltre ogni limite. Anche io sapevo di essere al limite, ma il mio display di bordo segnava sempre zero mentre il suo è andato addirittura a meno quattro. Volendo avrei potuto osare di più ma non l’ho fatto, al contrario suo, e gli è andata bene. Nelle ultime due-tre curve gli si è praticamente spento il motore, è stato fortunato oltre che velocissimo”.

Silverstone 1987 è una gara che in tanti appassionati ancora ricordano perché ha concentrato in essa tutto quello che una corsa di F1 dovrebbe avere, con una buona dose di “palle quadrate”.

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