24h di Daytona: Mazda domina nei test collettivi

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Federico Benedusi @federicob95
7 Gennaio 2019 - 10:45
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Con il consueto Roar24 di Daytona si è ufficialmente aperta la stagione del campionato statunitense endurance IMSA. La tre giorni di test sul tracciato della Florida ha aperto la strada, come sempre, alla 24h che si terrà nell’ultimo weekend di gennaio. Il campionato 2019 propone un paio di novità interessanti, che hanno contribuito da subito ad abbassare notevolmente i riferimenti sul giro rispetto all’anno scorso.

La prima è il passaggio dal monogomma Continental a quello targato Michelin che ha coinvolto tutti i campionati IMSA, ivi compreso l’ex Continental Tire SportsCar Championship che da quest’anno prende il nome di Michelin Pilot Challenge. La seconda riguarda più strettamente la divisione prototipi del campionato endurance, con la divisione tra la classe riservata alle DPi e quella delle LMP2. Questa decisione è stata dettata dall’eccessiva influenza che il Balance of Performance ha avuto sui prototipi ufficiali, per pareggiare le prestazioni tra le due tipologie di vettura, e dal fatto che con l’abolizione delle Prototype Challenge alla fine del 2017 si poteva tornare senza sforzo alle quattro classi, senza creare ulteriore confusione.

Il Balance stilato per il Roar ha dunque diviso DPi e LMP2 e i risultati di una maggiore libertà per i primi, uniti alle nuove gomme Michelin, si sono visti. Il miglior tempo dei tre giorni è stato realizzato da Oliver Jarvis, al volante della Mazda del team Joest, che nella sessione di qualifica si è spinto fino a 1:33.398. Il crono del britannico è risultato quindi due secondi e mezzo più rapido di quello segnato da Felipe Nasr un anno fa e, soprattutto, più veloce del primato ufficiale dell’infield di Daytona, che PJ Jones stabilì in 1:33.875 nel lontano 1993.

Rispetto alle sofferenze del 2018, ora è tutta un’altra musica per Mazda. La vettura ha compiuto enormi passi avanti durante la scorsa stagione e ora sembra già pronta per l’obiettivo grosso. I test hanno rappresentato quasi un monologo delle vetture gestite dal team Joest, che hanno ripetutamente abbattuto il primato di categoria fino al giro stellare messo a verbale da Jarvis. Nelle qualifiche valide per l’assegnazione delle piazzole di sosta Mazda ha firmato una doppietta, con Harry Tincknell inseritosi alle spalle del connazionale con un ritardo di soli 25 millesimi. Tra i protagonisti dei test si è messo in luce anche Jonathan Bomarito, sulla #77 come Tincknell, che tuttavia non ha partecipato alle qualifiche risultando solo ottavo. Per la 24h, le RT24-P su base Riley sono da considerarsi favorite anche in vista degli ottimi equipaggi schierati: per l’occasione, Mazda ha pescato sia nel vivaio Ford (prelevando Tincknell e Olivier Pla) sia in quello Audi-Porsche (con René Rast e Timo Bernhard).

In ombra per tutti i tre giorni, il team Penske ha trovato lo spunto proprio in occasione della qualifica. Ricky Taylor ha segnato il terzo tempo assoluto al volante della Acura #7, pagando ben otto decimi all’accoppiata Mazda, mentre nelle altre sette sessioni il lavoro del team del Capitano si è incentrato su altro, probabilmente con un occhio anche alla sicura revisione del Balance che arriverà prima della corsa vera e propria.

Decisamente in ombra le Cadillac che hanno dominato le ultime due stagioni a stelle e strisce. Filipe Albuquerque, sulla #5 della Action Express, si è fermato poco lontano da Taylor precedendo Felipe Nasr, che con Eric Curran inizierà proprio da Daytona la sua difesa titolata sulla gemella #31. Se analizziamo complessivamente i test, tuttavia, ad emergere maggiormente tra le DPi su base Dallara è stata la #10 del team Taylor: Jordan Taylor ha segnato il sesto crono nelle qualifiche, ma nelle altre sessioni Renger van der Zande e Fernando Alonso hanno collocato a più riprese la vettura nelle prime tre posizioni. L’olandese ha segnato il miglior crono nel pomeriggio di sabato e il due volte iridato di Formula 1 ha chiuso secondo al sabato mattina, ma anche in questo caso il non aver preso parte alle qualifiche non rende giustizia a livello di classifica: nono assoluto van der Zande, 15° Alonso. 

Tornando ad Acura, al settimo posto finale si è collocato Juan Pablo Montoya, che quest’anno gareggerà sulla #6 insieme a Dane Cameron e Simon Pagenaud; la #7, oltre al già citato Ricky Taylor, vedrà alternarsi anche Hélio Castroneves e Alexander Rossi, con quest’ultimo che ha preso il posto di Graham Rahal. A chiudere la top ten ci ha pensato Agustín Canapino, pilota argentino plurititolato nella moltitudine di campionati che si svolgono nello Stato sudamericano: “El Titán” dividerà la Cadillac del team Juncos, che a sua volta ha abbracciato l’endurance insieme all’impegno in IndyCar, con René Binder, Kyle Kaiser e Will Owen.

Molto meno in evidenza rispetto alle altre tre Case è la Nissan, che dopo la chiusura del team Extreme Speed si è affidata alla sola CORE Autosport. Il prototipo su base Ligier non è andato oltre un 12° crono con Romain Dumas, segnando anche il primo tempo nell’ultimissima sessione con Loïc Duval, quando la maggior parte degli altri team ha deciso di chiudere in anticipo i propri test. 

La categoria riservata alle LMP2, ridotta praticamente ad un monomarca di quattro Oreca, ha visto primeggiare a sorpresa Gabriel Aubry, autore della pole virtuale in 1:35.930 e quindi 2.6 più lento rispetto a Jarvis. Il francese, protagonista anche nel WEC, ha preceduto i sei piloti schierati dalla DragonSpeed, arrivata in ritardo a Daytona a causa di problemi di trasporto ma subito veloce: alle spalle di Aubry si sono collocati i tre piloti della #81, quindi Benjamin Hanley, Nicolas Lapierre e James Allen, seguiti dall’equipaggio della #18 composto da Pastor Maldonado, Roberto González e Ryan Cullen.

Molto serrata, come sempre, la classe GTLM. Come già accaduto l’anno scorso, Corvette ha deciso di mettersi in luce solo nella sessione di qualifica ma lo ha fatto al meglio, staccando il miglior tempo con Jan Magnussen in 1:42.651. Il resto dei test sono stati principalmente affare di Ford e Porsche, che difatti si sono collocate subito alle spalle del danese. Richard Westbrook ha preceduto Joey Hand, al volante delle GT di Detroit, seguiti da Earl Bamber e Nick Tandy sulle 911. Buon sesto Davide Rigon, al volante dell’unica Ferrari gestita da Risi Competizione e attardato di soli quattro decimi da Magnussen. Settima la prima delle BMW con John Edwards, il quale però ha deciso di abortire un ottimo giro in vista della bandiera a scacchi rientrando ai box. 

A proposito di BMW, si è rivisto in pista Alex Zanardi. Il due volte campione CART dividerà l’abitacolo della M8 #24 con lo stesso Edwards, con Chaz Mostert e Jesse Krohn. La presenza di Zanardi ha trovato l’apprezzamento di tanti piloti che lo hanno avuto come compagno o avversario in passato, ma lo stesso Bobby Rahal che gestisce le BMW ufficiali nell’IMSA ha diviso i circuiti del campionato CART con il bolognese a fine anni ’90.

Tante novità anche per quanto riguarda la classe GTD. Il 2019 infatti rappresenta il debutto dei modelli evo di Audi R8, Lamborghini Huracán e Acura NSX ed è stata proprio quest’ultima a segnare i tempi migliori nei tre giorni. Sabato pomeriggio, infatti, Trent Hindman ha fermato i cronometri a 1:45.533 con la #86 del team Meyer-Shank e pochi minuti dopo è arrivato anche il miglior tempo nella qualifica. A chiudere questa sessione al comando è stato l’equipaggio tutto al femminile che piloterà la #57: Ana Beatriz, che ha firmato un tempo di appena quattro millesimi più lento rispetto a Hindman, Simona de Silvestro, Katherine Legge e Christina Nielsen. 

Molto rapida anche la Lexus RCF, passata dal team 3GT alla scuderia di Jimmy Vasser e James Sullivan e terza con Frank Montecalvo. Quarto Ben Keating con la Mercedes del team Riley (in grande evidenza soprattutto con Jeroen Bleekemolen), poi Jeff Westphal con la Ferrari della Scuderia Corsa e Daniel Morad con l’Audi evoluta gestita dal team Land Motorsport. Top ten anche per il marchio Porsche, con Marco Seefried solo ottavo nonostante la partecipazione alla qualifica e Matteo Cairoli nono. Più in ombra la Lamborghini, solo 16esima con Phil Keen, nonché la BMW che trova il suo primo pilota in 39esima piazza con Jens Klingmann. Anche la categoria riservata alle GT3 ha chiuso tantissimi piloti nello spazio di un secondo, precisamente 36.

L’appuntamento con l’edizione #57 della 24h di Daytona è per il weekend del 27 gennaio.

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