21 ottobre 2007: la prima di Kimi, l’ultima della Ferrari

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
21 Ottobre 2016 - 21:05
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Il tempo passa talmente in fretta che ti giri indietro e i giorni sono già diventati anni. Nove, per la precisione, da quel 21 ottobre del 2007 che ricordo, con piacere, come fosse ieri.

L’unico giorno nella carriera di Kimi Raikkonen nel quale la sfiga ha guardato completamente altrove coincide, oltre che con il suo primo ed unico titolo mondiale, con l’ultimo della Ferrari lato piloti. Ci sono due cose che sicuramente non pensavo quel giorno: prima di tutto che dieci anni dopo avrei collegato ancora Raikkonen alla Ferrari, in secondo luogo che Chris Dyer, uno degli ingegneri che hanno contribuito ad una lunga scia di trionfi, sarebbe stato silurato pochi anni dopo.

È proprio Dyer a comunicare a Raikkonen che l’incredibile si è verificato sotto il cielo brasiliano: “By my calculations we win the championship by one point”. Ah, in quel momento mai mi sarebbe passato per la testa che, un anno dopo, l’altro cavaliere rosso Felipe avrebbe perso il titolo sempre by one point.

Il 2007 per me è un anno strano. Orfano di Michael mi trovo a dover capire se la mia passione per la F1 è davvero profonda o solo legata alla sua figura. L’arrivo di Kimi (per me, ai tempi, il migliore dopo di lui) e il suo inizio di campionato mi traghettano da una lunga era ormai chiusa a un qualcosa di diverso, un nuovo modo di vedere le corse senza il mio punto di riferimento. C’è da dire, poi, che le vicende del campionato contribuiscono fortemente a tenermi incollato alla TV in quella stagione. Oltre al nuovo Kimi in rosso, l’irruente esordio di un giovanissimo Lewis Hamilton in Mclaren sconquassa tutto e tutti, soprattutto un Fernando Alonso che (ne ero sicuro) sembra ormai proiettato verso trionfi in successione e si trova invece in casa una bestia rara.

L’implosione in casa Mclaren con la lotta tra i due galli nel pollaio e l’esplosione all’interno dello stesso team del caso Spy Story, poi, aggiungono benzina al fuoco di un campionato in cui polemiche, speculazioni, sorprese e contro sorprese si susseguono durante tutta la stagione. Hamilton, tra una gru che lo sposta in pista in un allagato Nurburgring, l’aggettivo “ragazzino” che gli viene bonariamente (uhm, forse mica tanto) affibbiato dal box Ferrari, e un Alonso che altro che KO Wireless vorrebbe usare, si trova in testa al mondiale con due gare ancora da disputare. 107 punti contro 95 di Alonso e 90 di Raikkonen. Kimi è a 17 punti di distanza quando la vittoria nel vale ancora 10.

Negli ultimi due appuntamenti succede l’impossibile. Hamilton si insabbia in Cina all’ingresso della corsia box, con le gomme intermedie sulle tele (nel vero senso del termine) e deve mollare la Mclaren sul posto. Kimi vince, va a 100 punti tondi mentre Alonso si porta a 103. Lewis è fermo a 107.

Penso di aver visto qualcosa di unico ma non è ancora niente: in Brasile i poli terrestri si ribaltano quando Hamilton prima tenta un attacco da pazzi su Alonso dopo poche curve e poi resta con il cambio in folle per secondi interminabili. Ma solo a fine gara, quando Kimi vince seguito dal fantastico gregario Felipe, Alonso giunge terzo e l’inglese taglia il traguardo solo settimo, ci si rende e mi rendo conto che quello che ho visto è successo veramente. Chris Dyer pronuncia la frase magica via radio, la classifica si compila e Kimi vince di un punto su entrambi i piloti Mclaren. 110 a 109. Ride, felice, sul podio.

Faccio seriamente fatica a crederci ma, parafrasando il famoso titolone della Gazzetta post Italia-Francia dei mondiali 2006, è “Tutto vero”.  Kimi è Campione del Mondo 2007.

Si dice che si raccoglie quello che si semina. Nove anni dopo posso dire che secondo me il Kimi della Mclaren, in Ferrari, non l’abbiamo mai visto, e che quel titolo ha compensato un po’ le sfighe avute negli anni precedenti. Qualcuno, invece, dice che dopo quanto successo con la Spy Story mai e poi mai a Woking avrebbero vinto il titolo piloti, dopo esser stati esclusi da quello costruttori. Chissà.

Nove anni dopo, di quella Ferrari, sono rimasti solo Kimi, il suo nome come ultimo ferrarista nell’Albo d’oro ed il colore rosso.

E anche questo, in quel giorno del 2007, non l’avrei mai immaginato.

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