I 20 di Verstappen. La strafottenza odiata da chi non guarda oltre il dito

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
30 Settembre 2017 - 16:55
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Oggi Max Verstappen compie vent’anni. Da quanto ha fatto parlare di sé in queste stagioni pare che in F1 ci sia da una vita. Il debutto in una sessione di prove libere con la Toro Rosso a 17 anni, l’esordio con la monoposto di Faenza nel 2015, il chiacchierato passaggio in Red Bull nel 2016 a stagione iniziata e la prima vittoria con la monoposto del main team a Barcellona. In mezzo irriverenza, frecciate politically uncorrect ai colleghi ma, soprattutto, talento al volante di chi nasce una volta ogni generazione.

Max o lo ami o lo odi. Sono contrapposte le fazioni orange che lo seguono ad ogni GP colorando le tribune a quelle di chi lo trova scorretto, inadatto, raccomandato, un pericolo pubblico. In Italia, poi, la crociata anti Verstappen vede in una parte dei tifosi ferraristi la più arcigna, dati gli ultimi episodi in cui l’olandese ha avuto a che fare con entrambi i piloti della rossa. Ma fossero solo i tifosi a dargli contro. Anche tra i media c’è una certa opposizione per quello che il Max nazional-olandese sta facendo vedere, soprattutto quando intorno a lui c’è del rosso.

Eppure in tutto questo insultarlo, chiederne la testa servita su un piatto d’argento ad ogni goccia di pipì fuori dal vasetto, credo ci sia nascosto ben altro. Perché con Verstappen non si guarda oltre il dito come da tempo non si faceva con un nuovo pilota arrivato nel Circus. Ho fatto in tempo ad assistere alle conversioni di massa per gli arrivi in Ferrari di Alonso prima (accusato per anni di aver detto della Ferrari che era la cocca della FIA) e di Vettel poi (invitato ad usare il dito indice, segno di vittoria, in modi poco gradevoli). Gente che urlava a Monza per la rottura della Renault in prima variante nel 2006 e che ha fatto altrettanto per il sorpasso ai box su Button nel 2010. Magari la stessa che alla prima vittoria di Vettel, Malesia (guarda caso) 2015, ha rinnegato anni di odio per il pilota più fortunato della storia. Insomma, la coerenza non fa parte di nessuno, e quello di Verstappen mi pare un possibile caso futuro, potenzialmente memorabile.

Già, perché tanto è l’odio nei suoi confronti che non mi stupirei se un giorno, per volere del Karma, proprio lui dovesse raggiungere la provincia di Modena direzione Maranello da pilota ufficiale della Ferrari. Considerata l’età, direi che da qui a quindici anni l’ipotesi potrebbe essere valida. Ed allora sarebbe fantastico assistere ad un nuovo ciclo di chi, le scorrettezze verbali tanto mal sopportate ora, andrebbe ad appoggiarle in segno di forza mentale e spirito combattivo. Sì, perché quando un personaggio è atipico e spicca per personalità è sempre facile non sopportarlo quando non è dalla nostra parte per poi adorarlo quando è al nostro fianco. Quello di Max Verstappen è l’esempio perfetto. Gran parte dei tifosi che ora non lo possono vedere saranno magari pronti ad incitarlo quale nuovo cavaliere della Rossa.

Ed allora le chiacchiere (perché di questo si tratta) del Verstappen sempre in mezzo alle palle quando le Ferrari hanno problemi o contatti in partenza, proclamate in modi più o meno coloriti da tifosi, alcuni giornalisti, ospiti televisivi e quant’altro, finirebbero nel dimenticatoio in tempi abbastanza rapidi.

Ci si lamenta da anni dei piloti costruiti in laboratorio, dalle risposte preconfezionate a domande altrettanto preparate, e quando arriva qualcuno che ha il coraggio di togliere il firewall tra cervello e bocca e dire quello che pensa ci lamentiamo come se fossimo tutti rappresentanti del Moige. Ma che facevamo, noi, a vent’anni, con chi voleva tarparci le ali? Ci chiudevamo nell’angolo o ringhiavamo bramosi di dimostrare di avere ragione? Suvvia. Certo, non dico che il ragazzo sia sempre limpido ed adeguato nelle sue risposte, ma questo non smuove di una virgola quello che mostra al volante a gente che ha dieci e più anni di esperienza alle spalle in F1.

Max Verstappen, per quanto mi riguarda, è il futuro di questo sport insieme ad Ocon, Vandoorne (in attesa che abbia una F1 vera sotto il sedere) e aspetto a dire Leclerc, perché ancora non l’ho visto all’opera in F1. Se in tre anni ha fatto parlare così tanto è perché, nel bene e nel male, è quasi sempre protagonista e quando può lottare non si tira indietro, mai. Non a caso gli altri big lo temono: è capitato ad Hamilton, a Vettel, a Raikkonen, allo stesso Ricciardo. Gli hanno anche dedicato una regola ad personam sulle difese in fase di sorpasso. Insomma, parliamone: pensiamo al passato e ai mostri sacri che temevano i nuovi arrivi che puzzavano di pericolo, di quei giovincelli che arrivavano al parchetto del Circus a rubare giochi e attenzione. Qui siamo alla stessa scena.

Chi Max lo vuole sminuire, secondo me, in questo momento non fa un grande affare. Anche perché chiamare in causa i ritiri di quest’anno come se fossero tutti opera sua mi pare abbastanza debole come giustificazione e qualifica solo chi sfrutta questo tipo di ragionamento. Pertanto cuore in pace, tutti. Perché se dopo soli tre anni siamo ridotti così, tra cinque o sei le vendite di Maalox saranno moltiplicate.

Intanto auguri a Max. Chissà tra dieci anni cosa diremo di te.

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Un Commento su “I 20 di Verstappen. La strafottenza odiata da chi non guarda oltre il dito”
FrAnZ dice:

Se ci arriva ad altri 15 anni in F1… potrebbe trovare un pilota esperto che ne ha le scatole piene e lo butta fuori strada perché non ha nulla da perdere e le barriere fanno il resto. È un campione, ma gioca troppo con la morte.

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