Zanardi, l’uomo che tutti dovremmo essere

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
28 Ottobre 2016 - 09:30
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La presentazione era fissata per le 17.00 di ieri alla libreria Rizzoli, in Galleria Vittorio Emanuele a Milano. L’ha annunciata Alex stesso sulla sua pagina Facebook pochi giorni fa. Occasione ghiottissima, imperdibile.

Arrivo in anticipo di 45 minuti per monitorare la situazione. Ho già letto il libro (già recensito qui), l’ho portato con me insieme al primo (“Però… Zanardi da Castel Maggiore!”). Chiedo alla cassa se non sia meglio segnare che li ho portati da fuori, e con due post-it si risolve ogni possibile equivoco del tipo “Ma il libro l’ha pagato?!”. Mi seguiranno altre persone. La ragazza alla cassa mi avrà odiato, perché di post-it deve averne messi tantini.

Beh, scendo al piano interrato e vedo già qualcuno seduto nelle prime file. Mi dico che è meglio non perdere altri dieci minuti e prendo il mio posto. Dovrò aspettare un po’ ma pazienza, almeno la posizione è guadagnata. Gioco un po’ con la reflex (che ho portato con me senza sapere se mi sarebbe stata utile) e man mano la sala si riempie di persone.

photo_2016-10-28_02-02-56Prima le diverse file di sedie, poi i posti in piedi ai lati vanno man mano diminuendo. Arrivano diversi giornalisti: riconosco Luca Budel di Mediaset, Lia Capizzi di Sky. C’è anche il direttore della Gazzetta dello Sport, Andrea Monti. Quando arriva Gianluca Gasparini, compagno di viaggio di Alex in entrambe le opere, capisco che ci siamo quasi. E di lì a poco, infatti, ecco il protagonista che fa il suo arrivo tra noi.

Nei dieci metri che lo separano dal giungere sul palchetto, saluta e ringrazia altrettante dieci volte. Si siede ed esordisce così: “Scusate il ritardo, ma è noto che io non sappia guidare”. Sono le 17.06: con 6 minuti di ritardo un qualsiasi treno pendolari si fermerebbe perché troppo in anticipo.

Il resto è dirompenza pura. Non c’è una scaletta, si va a braccio e la sensazione è che Alex starebbe tranquillamente a parlare più dell’oretta con la quale colloquia con il suo amico / autore Gasparini e risponde alle domande del pubblico, tra cui un emozionatissimo ragazzo di 17 anni che corre in kart e lo vede come un punto di riferimento.

photo_2016-10-28_02-05-04Ogni volta che lo senti parlare, Zanardi ti spoglia di qualsiasi giustificazione che puoi avere per i problemi più futili che riempiono le tue giornate. Con una naturalezza ormai consolidata, ma sempre spiazzante, ti fa presente che lui non fa niente di eccezionale, che la sua esposizione mediatica non fa delle sue imprese qualcosa di più importante di una mamma che alla mattina deve alzarsi presto, magari con la febbre, e andare a lavorare per mantenere i figli.

Il dettaglio più sconvolgente, nell’ascoltarlo, è che sembra quasi imbarazzato di fronte alla visione che noi tutti abbiamo di lui, ovvero dell’esempio di vita, dell’eroe sportivo e umano. Di fronte ai complimenti quasi arrossisce, come se non si stesse parlando di lui. Alex, il protagonista di gesti storici, sembra quasi non rendersene conto, perché li considera il risultato del lavoro, della passione, della dedizione. Niente di mistico o soprannaturale. Ed è proprio questa la sua forza, minimizzare o estrapolare dal mito le sue gesta come per volerti convincere che tutto è fattibile, per chiunque, con la forza di volontà.

L’oretta se ne va liscia, di foto non ne ho fatte molte perché non è cortese alzarsi in piedi davanti agli altri per scavalcare le teste che si muovono di fronte, a destra e a sinistra. Si passa alla firma delle copie del libro: si forma una diligente coda che lo attende mentre concede le interviste di rito ai media presenti. Prima di sedersi nella postazione per le firme, si gira verso di noi: “mi perdonate se mi levo la giacca?”. Come se ci fosse bisogno di chiedere…

Arriva il mio turno, “Ciao come stai?”, vigorosa stretta di mano e quando scopre che mi chiamo come lui la dedica viene naturale: “…un bel nome no?!?”. Gli dico che ho già letto il libro e mi guarda come per dire “Ma come?”. Preordinato e spedito a casa, il giorno dopo l’uscita era nelle mie mani e nel dirglielo gli leggi negli occhi un misto di orgoglio e ringraziamento: “Ma dai che onore…”, con la consueta umiltà.

Mentre mi firma anche il primo libro, gli dico “Dai, conoscendoti starai già guardando avanti, quindi mi aspetto il terzo libro prima o poi”. Sorride, quasi sghignazza, e poi guardandomi mi risponde “Dai, dammi il tempo di viverlo…”.  Risposta che dice tutto!

Foto di rito e via felice verso casa. Proprio settimana scorsa mi dicevo che, in un modo o nell’altro, avrei voluto incontrarlo per potergli stringere la mano. Ebbene, qualche giorno fa l’annuncio della presentazione del libro. Non potevo perdere l’occasione, e ho fatto bene. È sempre un’emozione incontrare un personaggio che fa parte di un mondo che ti accompagna da tempo. E questa non è stata un’eccezione, per niente!

Grande Alex. Anzi, Sandrino…

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