Windscreen vs Halo, quando (non) volere è potere

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
10 Febbraio 2018 - 18:00
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Due anni e mezzo dopo l’incidente che ha tolto la vita prematuramente a Justin Wilson, la Indycar si presenta al via della stagione 2018 con la sua soluzione al problema di questi ultimi anni, ovvero la sicurezza della testa dei piloti.

Il Windscreen, provato da Scott Dixon due giorni fa a Phoenix in diverse condizioni di luce, ha superato il primo test in pista. C’era attesa da parte mia su questo evento, perché Halo è già stato unanimemente bocciato dalla maggioranza degli appassionati e non solo. Scontenta e continuerà a scontentare per gli schiaccianti aspetti negativi della sua introduzione rispetto a quelli positivi. Riporto le parole di Dixon dopo il test del windscreen: 

È una sensazione diversa quella di guardare attraverso qualcosa che è così spesso. Pensavo che avrebbe portato molti più problemi di distorsione, ma non è nulla di tutto questo: nessun problema per quanto riguarda i riflessi delle luci. La cosa più strana è sentire quanto è silenzioso: non si sentono vibrazioni dovute al vento, la macchina si comporta in modo molto regolare“.

E ancora: “Avremo bisogno di un sistema di condizionamento perché all’interno della macchina non arriva il flusso dell’aria. Ciononostante onore alla Indycar: ci sono sicuramente alcune cose che possiamo migliorare, ma hanno fatto un buon lavoro e siamo fiduciosi che scopriremo altre cose questa notte“. Insomma, tutt’altra storia nei commenti rispetto a quanto sentito in F1 quando è stata esplorata la strada alternativa rispetto ad Halo. Esplorazione, a questo punto, forzata e forse anche un po’ bugiarda. 

Il test della Indycar è stato effettuato a ritmo sostenuto su un ovale corto ed è quindi ben più attendibile di un giro farlocco ad andatura ridotta, come quelli visti in F1 con Ricciardo nel 2016 in Russia e con Vettel nel 2017 a Silverstone. Dopo quanto visto a Phoenix sono convinto che i due test approssimativi svolti dalla F1 con l’aeroscreen siano stati esclusivamente un palliativo, un contentino per poter dire a tutti “Visto? Abbiamo provato qualcosa di alternativo all’Halo ma non funziona”. Nel Circus, però, non hanno considerato che altri avrebbero potuto studiare una loro alternativa. 

Ricciardo e Vettel hanno parlato di problemi di visibilità e di aria mancante in abitacolo. Sul primo aspetto Dixon non ha riscontrato problematiche nonostante la variazioni di luce: anche perché probabilmente lo studio sul Windscreen è stato ben più approfondito sotto qualsiasi punto di vista, considerato come si integra con il resto della DW12 rispetto ai due posticci aeroscreen letteralmente appoggiati sulla Red Bull e sulla Ferrari. L’opinione è diversa parlando di ricircolo d’aria: sinceramente, però, non vedo impossibile trovare una soluzione considerato che nel Wec si corre con abitacoli completamente chiusi. 

Alla fine risulta chiaro che in F1 il sistema preferito dall’inizio sia sempre stato Halo e ci si sia concentrati al 100% su quello, senza alcuna possibilità di contraddittorio ed inspiegabilmente, mi viene da dire. Ne ho e abbiamo già parlato in passato: si tratta di un sistema di sicurezza e, come scritto recentemente, lo preferisco ad altre bazzecole che rovinano molto di più lo Sport. È però evidente che abbia limiti diversi tra ingresso e uscita dei piloti dalla vettura, inalterata possibilità di passaggio di piccoli detriti e visibilità che per i piloti più alti potrebbe essere  intaccata. L’immagine qui a sinistra è stata scattata da Louis Delétraz a bordo della sua F2. Anche le monoposto della classe minore saranno dotate di Halo, così come le Formula E della prossima stagione. Raffrontate questa foto con le immagini dall’interno dell’abitacolo Dallara dotato di Windscreen e traetene le vostre conclusioni.

Il fatto che tra 2016 e 2017 siano stati dedicati pochissimi giri all’aeroscreen e nemmeno da parte di tutti i team è sufficiente a confermare l’idea che su questo sistema non si sia mai veramente creduto e di conseguenza non si sia mai voluto investire a sufficienza, tanto da arrivare a prove superficiali e logicamente bocciate. Niente a che vedere con quello che ha fatto invece la Indy: prima di essere portato in pista il Windscreen è stato testato in galleria del vento e al simulatore, permettendo così di risolvere i primissimi problemi relativi alla visione periferica rivedendone le misure. Insomma, il lavoro è stato consistente e svolto in totale silenzio per tutto questo tempo, per presentarsi all’alba di questa nuova stagione con questa novità che potrebbe davvero rappresentare il futuro delle ruote scoperte.

Vi dirò di più: sono sicuro che se con l’aiuto di Dallara, team e piloti si riusciranno a risolvere le problematiche riscontrate (in termini di collaborazione la Indy mi sembra decisamente più sincera della F1) il Windscreen farà il suo ingresso in gara nel medio termine. Si parla già di questa stagione, ma vedremo.

In ogni caso, se dovesse riscontrare il successo auspicato, sbugiarderebbe la sorella europea ed il suo Halo ben più di quanto non abbia fatto solo con un semplice test.

Immagine di copertina da @Indycar su Twitter.

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