WEC | Spa: Audi vince tra i colpi di scena, Ferrari ancora super in GTE-Pro

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di Federico Benedusi @federicob95
7 Maggio 2016 - 22:26
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Al termine di una gara ricchissima di colpi di scena, a Spa-Francorchamps il WEC si è confermato essere lo stato dell’arte nel motorsport mondiale. Audi si è presa un’inattesa rivincita sulle avversarie, tagliando per prima il traguardo con la R18 #8 nonostante i problemi di assetto lamentati al termine delle qualifiche di ieri. Vittime illustri della corsa belga sono state la Porsche #1 e la Toyota #5, mentre ha sorpreso il secondo podio consecutivo della Rebellion R-One #13.

L’Audi ha corso una gara d’attesa, ben consapevole che l’assetto della R18 versione “low downforce” non le avrebbe permesso di giocarsi la vittoria, in caso di gara lineare, poiché questo si è rivelato essere troppo estremo anche per un circuito già veloce come quello delle Ardenne. Partita bene dalla quarta casella, la #8 ha sopravanzato subito la Toyota #6 iniziando successivamente a controllare la situazione, mentre la #7 è incappata in un’incredibile serie di inconvenienti, di cui parleremo più avanti.

Come detto, la prima protagonista sfortunata di giornata è stata la Porsche campione del mondo in carica, partita dalla pole position. Partita al comando e dominatrice del primo stint di gara, ha ceduto il passo alla Toyota #5 quando questa ha effettuato il primo pit stop senza cambiare le gomme. Il ritmo forsennato di Timo Bernhard ha consentito alla 919 #1 di recuperare un distacco di venti secondi nell’arco di una quindicina di tornate, ma proprio al momento di sferrare l’attacco decisivo l’anteriore sinistra della LMP1 tedesca si è afflosciata costringendola ad una rapida sosta, nella quale Mark Webber ha preso il posto dello stesso Bernhard. Poco meno di venti minuti dopo, un’altra foratura, identica alla precedente, ha costretto stavolta l’equipaggio comprendente anche Brandon Hartley ad un lungo stop nel garage. Dopo un’ora e quaranta minuti, nella quale i meccanici hanno sostituito l’intero avantreno della vettura, la Porsche #1 ha ripreso la corsa staccata di una cinquantina di giri e ormai senza serie intenzioni se non quella di classificarsi e quindi racimolare qualche punto.

A seguito dei problemi della vettura iridata in carica, in testa alla gara si è portata la Toyota #5. La bontà di una vettura nata per Le Mans è venuta alla luce su un circuito ben più indicativo riguardo le potenzialità delle vetture rispetto a quello di Silverstone. Buemi/Davidson/Nakajima hanno comandato indisturbati fino a due ore dal termine, quando il motore della TS050 ha ceduto di schianto costringendoli al ritiro immediato. La vettura è tornata in pista solo nel corso dell’ultimo giro, tagliando il traguardo con il solo ausilio del motore elettrico. Va comunque dato atto alla Casa nipponica di avere compiuto un grandissimo lavoro per creare una vettura competitiva, sacrificando di fatto la stagione 2015 da campioni in carica; senz’altro, la Le Mans di Toyota sarà di tutt’altro stampo rispetto a quella di dodici mesi fa.

Audi #8 si è dunque ritrovata solitaria leader nelle ultime due ore di corsa, vincendo con un paio di giri di vantaggio sulla Porsche #2. Se la seconda guida di Ingolstadt ha “atteso gli eventi” per conquistare il successo, di certo non si può dire diversamente della 919 di Dumas/Jani/Lieb, rimasta senza ibrido dopo appena venti minuti di gara e dunque costretta a viaggiare con metà potenza a disposizione per le restsanti cinque ore e quaranta. Piazza d’onore importantissima, ad ogni modo, per i vincitori di Silverstone che hanno conservato la leadership del campionato.

Sul terzo gradino del podio sono saliti nuovamente Alexandre Imperatori, Dominik Kraihamer e Mathéo Tuscher, piloti della Rebellion #13. Piazzamento ottenuto nonostante una tamponata da parte dell’Audi #7 che ha permesso il riavvicinamento della gemella #12, pilotata dai più quotati Heidfeld/Piquet jr/Prost e rimasta alla fine staccata di un giro.

E arriviamo all’Audi #7, più sfortunata e fallosa che davvero protagonista per quanto riguarda la corsa odierna. Partito a sua volta bene, come del resto di Grassi sulla #8, Tréluyer ha controllato le due Toyota per buona parte della prima ora dovendo poi soccombere al miglior ritmo delle due TS050. Dopo un’ora e mezza di gara, il primo stop ai box (durato circa quindici minuti) per un problema al fondo piatto che ha causato forti vibrazioni all’avantreno. La successiva rimonta si è arrestata dopo quasi un’altra ora e mezza poiché dei pezzi di gomma rimasti bloccati nelle prese d’aria hanno provocato un surriscaldamento del motore. Pochi minuti dopo la seconda ripartenza, il contatto tra Fässler e la Alpine #36 è costato un ulteriore drive through alla vettura #7, seguito dal già citato incidente con la Rebellion #13 e da quello con la Ligier Morand #43 che ha definitivamente impedito ai tre volte vincitori di Le Mans l’assalto al quarto posto. Stop anche per la Toyota #6, dapprima rallentata da uno scontro tra Conway e la BR01 pilotata da Viktor Shaitar (costato un drive through al britannico) e in seguito fermata da una perdita d’olio.

Più combattuta che mai la classe LMP2. La vittoria è andata alla Alpine-Signatech #36 di Lapierre/Menezes/Richelmi nonostante uno splash effettuato ad una decina di minuti dalla conclusione. Lapierre si è ripreso la prima piazza ai danni di Pipo Derani e della Ligier-Extreme Speed, poi giunti secondi. Il terzo posto è andato all’Oreca #45 del team Manor, con Roberto Merhi che ha strappato il podio a Filipe Albuquerque proprio all’inizio dell’ultimo giro di gara. Sfortunata la corsa dell’Oreca del team G-Drive, partita dalla pole con René Rast ma rallentata da un contatto tra Berthon e la Porsche 911 di Richard Lietz. Sono proprio i vincitori di oggi i nuovi leader della classifica generale, con appena un punto di vantaggio su Cumming/Dalziel/Derani.

Secondo successo in due gare per la Ferrari 488 #71 nella classe GTE-Pro, in una gara però dominata dalla gemella #51. Anche qui però la iella l’ha fatta da padrone, poiché la suddetta vettura di Bruni/Calado si è fermata ad appena dieci minuti dalla bandiera a scacchi col motore in fumo, regalando così la vittoria a Bird/Rigon, i quali avevano comunque mantenuto il passo dei compagni di squadra per tutto l’arco delle sei ore. Piazza d’onore per la Ford #67, che ha tratto vantaggio anche dal terribile incidente della #66 all’Eau Rouge causato dallo scoppio del pneumatico posteriore sinistro. I rottami della macchina pilotata da Stefan Mücke si sono sparsi per tutto il tratto di pista incriminato, provocando l’ingresso della Safety Car, ma il pilota tedesco è rimasto pressoché illeso. Podio finale per l’Aston Martin #97, mentre la compagna di squadra #95 è rimasta vittima di un altro brutto incidente a Stavelot, con Nicki Thiim capottatosi dopo un contatto con la Gibson G-Drive di Simon Dolan. In classifica generale, punteggio pieno per Bird/Rigon che si presentano a Le Mans con ben 22 lunghezze di vantaggio su Franchitti/Priaulx/Tincknell.

Anche la GTE-Am è rimasta aperta fino all’ultima ora di gara. Il successo è andato all’Aston Martin #98, mentre la Ferrari #83 ha concluso al secondo posto essendosi ritrovata a difendere un vantaggio esiguo con il gentleman François Perrodo, che poco ha potuto contro Pedro Lamy e Patrick Long, sulla Porsche-Proton #88. Quest’ultimo ha perso però posizioni nelle ultime tornate per un problema tecnico, così il terzo gradino del podio è andato alla Corvette del team Larbre, con Ragues/Ruberti/Yamagishi. 43 punti pari per Dalla Lana/Lamy/Lauda e Águas/Collard/Perrodo in classifica generale.

Ora sembra davvero essere tutto pronto, la settimana del 19 giugno scioglierà definitivamente ogni riserva su quella che si preannuncia essere la 24h di Le Mans più combattuta di sempre.

Classifica finale

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