WEC | Nürburgring: Porsche #1 torna alla vittoria, doppietta Ferrari tra le GT

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Federico Benedusi @federicob95
25 Luglio 2016 - 00:50
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Anche al Nürburgring il WEC ha regalato una gara ricca di emozioni, con la prima vittoria della Porsche campione del mondo in carica dopo un inizio di 2016 terribile. Timo Bernhard, Brendon Hartley e Mark Webber hanno ripetuto il successo della scorsa edizione avendo ragione di un’Audi finalmente in grado di giocarsela costantemente con la “cugina” anche dal punto di vista della prestazione, invece di attendere inconvenienti altrui come spesso è capitato nell’ultimo anno e mezzo.

La vittoria di Weissach è stata innanzitutto strategica. Bernhard è riuscito subito a liberarsi di Jarvis, alla guida dell’Audi #8, mantenendo il passo di Fässler anche grazie ad una maggiore abilità nei doppiaggi, davvero decisivi su una pista guidata e breve come questa. Meno competitiva la prova di Hartley, passato al comando dopo la sosta (ritardata rispetto alle Audi) del compagno di equipaggio ma ben presto raggiunto e superato da entrambe le R18. Paradossalmente, le sorti della gara sono girate a favore della vettura #1 dopo la foratura lenta accusata al termine del 53esimo giro (circa un’ora e mezza dopo il semaforo verde), che ha chiuso anticipatamente lo stint del neozelandese per lasciare spazio a Webber.

La seconda sosta della Porsche è stata molto più breve rispetto a quella delle due Audi e tanto è bastato a Webber per ritrovarsi al comando dopo il pitstop delle R18. Nuovo crocevia della corsa a pochi minuti dal termine della seconda ora: la Toyota #5 perde una bandella e la Direzione Gara opta per la Full Course Yellow, che riporta in gioco anche la Porsche #2. Nelle prime fasi di gara, l’equipaggio leader del campionato aveva perso diversi secondi a causa di una grave disattenzione di Neel Jani, finito maldestramente in testacoda dopo un contatto con la Ford #66.

La sosta in regime di neutralizzazione permette alla Porsche #2 (che appunto non si era ancora fermata) di passare al comando davanti alla gemella e alle due Audi, con la #8 davanti alla #7. Una nuova Full Course Yellow per rimuovere la CLM ByKolles rimasta ferma col motore in fumo stabilizza la situazione a favore delle due 919 Hybrid, poiché i quattro gli equipaggi in testa alla corsa effettuano tutti una nuova sosta. Una gara che sembrava ormai indirizzata verso la doppietta Porsche regala un nuovo colpo di scena dopo poco più di quattro ore: Marc Lieb centra la Porsche GT #88 del team Proton, guidata in quel momento da Khaled Al Qubaisi, alla curva Ford, spedendola nella ghiaia. La Full Course Yellow conseguente permette alla Porsche #2 di sostituire il muso danneggiato senza perdere troppo terreno sulle Audi, ma il drive through inflitto alla vettura #2 permette all’Audi #8, con Loïc Duval, di riconquistare un’insperata seconda posizione.

Il passo della R18 non è più quello di inizio gara, ma Duval difende alla grande il piazzamento permettendo anche ad André Lotterer di ricucire lo strappo. Si scatena la bagarre tra Jani e Lotterer: i due si sfidano a distanza molto ravvicinata per diversi giri, fino alla poderosa staccata del pilota Audi sulla Porsche alla chicane NGK. Lotterer si prende la posizione e Jani viene tamponato da una BR01 che in quel momento veniva doppiata, perdendo una parte del retrotreno. La bandiera nero-arancione esposta alla macchina #2 conclude definitivamente la lotta, con l’Audi #7 che si prende l’ultima piazza del podio e il trio Dumas/Jani/Lieb che deve accontentarsi della quarta posizione.

Questo risultato permette a di Grassi/Duval/Jarvis di recuperare 6 dei 39 punti che li separavano dall’equipaggio Porsche prima di questa gara. Divario ancora corposo ma non incolmabile, specie perché il WEC ha dimostrato di poter regalare colpi di scena in qualunque momento.

La mancanza di un assetto “high downforce” ha di fatto escluso dai giochi le Toyota. Quinta posizione, ad un giro di distacco, per la TS050 #5, mentre la #6 ha chiuso sesta a quattro giri dopo avere accusato anche un problema al motore. Vittoria per la Rebellion #13 tra le non ibride, davanti alla gemella #12 mentre, come detto, la CLM ByKolles si è nuovamente ritirata dopo essere riuscita addirittura a comandare la categoria nelle prime battute.

Per la quarta volta in quattro gare il team G-Drive non è riuscito a convertire la pole in vittoria nella classe LMP2. Questa volta è stato il cambio dell’Oreca #26 a cedere dopo quasi un’ora e mezza, dopo che René Rast aveva nuovamente rifilato distacchi imbarazzanti a tutti nel corso del primo stint. Terzo successo per il team Signatech con Lapierre/Menezes/Richelmi, davanti alla Ligier del team Morand con Albuquerque/González/Senna e alla Ligier Extreme Speed #30. Il team statunitense proprio in occasione di questa gara è passato dalle gomme Dunlop alle Michelin, altro cambiamento importante dopo il passaggio dal motore Honda a quello Nissan in seguito alla vittoria alla 12h di Sebring a marzo: il rilancio del costruttore di pneumatici francese nella LMP2 richiede ovviamente un adattamento e l’inizio sembra comunque già buono. Ryan Dalziel è riuscito a contenere l’attacco finale di Jonny Kane del team Strakka, precedendolo sul traguardo per appena 71 millesimi. Podio sfumato per il team Manor, a lungo al terzo posto con la vettura #45, costretta però al ritiro all’inizio della quinta ora. Lo “zero” rimediato oggi pesa moltissimo sulla classifica del team G-Drive, fermo a 65 punti contro i 112 dei piloti della Alpine Signatech; i primi inseguitori del team francese sono ora i piloti del team Morand, con 71 punti.

Seconda doppietta stagionale per Ferrari nella classe GTE-Pro, con Bruni/Calado davanti a Bird/Rigon, obiettivo che dopo il disastro delle qualifiche sembrava molto difficile da raggiungere. La coppia vincitrice è passata al comando dopo tre ore e mezza grazie al sorpasso di Bruni su Nicki Thiim e lì è rimasta fino alla bandiera a scacchi, mentre molto più complicata è stata la rimonta della 488 #71, che partiva addirittura in mezzo alle GTE-Am: Bird e Rigon hanno potuto giovare della Full Course Yellow chiamata all’inizio dell’ultima ora per rimuovere i suddetti detriti della Porsche #2, poiché la Aston Martin #95 che viaggiava in seconda posizione aveva già effettuato la sosta a differenza di tutte le avversarie. Un’autentica beffa per la Vantage, ritornata competitiva qui grazie all’assetto ad alto carico aerodinamico permesso dal Balance of Performance, parzialmente riscattata dalla penalità inflitta a mezz’ora dalla fine alla Ford #66 (infrazione al pit stop) che ha restituito a Sørensen e Thiim una meritata terza posizione di classe. Sfortunata anche la Ford #67, andata a fuoco durante la prima sosta per una fuoriuscita di carburante dal serbatoio: illeso Harry Tincknell che si trovava a bordo, ma la gara della seconda GT americana è risultata compromessa e si è conclusa al 30esimo posto, ultimo tra i classificati. Ora a dividere Mücke/Pla da Bird/Rigon ci sono appena due lunghezze, 72 a 70, mentre Sørensen/Thiim sono terzi con 67; più lontani Bruni/Calado, che di punti ne hanno solamente 44.

Vittoria netta della Aston Martin #98 tra le GTE-Am, con Dalla Lana/Lamy/Lauda. Anche qui, il sorpasso decisivo è avvenuto dopo circa due ore e mezza di gara, con Lauda che si è liberato in rapida sequenza della Porsche KCMG #78 di Ried e della Corvette di Yamagishi. La Porsche della scuderia di Hong Kong ha chiuso al secondo posto per poi essere squalificata a causa di un’altezza da terra non conforme. Piazza d’onore ereditata quindi dalla Ferrari #83, dapprima finita fuoripista con Perrodo e in seguito penalizzata di 20 secondi per eccesso di velocità in regime di Full Course Yellow, terza posizione per la Corvette del team Larbre con il rientrante Paolo Ruberti. 111 punti per Águas/Collard/Perrodo in classifica generale contro i 70 dei vincitori odierni, mentre Al Qubaisi e Heinemeier Hansson (insieme a Patrick Long) non sono andati oltre un quarto posto dopo un principio di incendio sulla loro Porsche, a cui ha fatto seguito l’incidente con la 919 #2, salendo pertanto a 67 punti.

Il WEC attraversa ora l’Oceano Atlantico per tornare in pista nel weekend del 3 settembre, con la 6h di Città del Messico.

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