WEC | 24h di Le Mans – Anteprima LMP1

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di Federico Benedusi @federicob95
14 Giugno 2016 - 15:00
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È tutto pronto. La grande kermesse di Le Mans è pronta a regalare un’altra storica edizione della 24 ore più famosa del mondo, precisamente la numero 84. Oltre 5000 chilometri col fiato sospeso, una cornice di pubblico che nessun’altra competizione può permettersi, auto velocissime e grandi piloti: il mix è sempre quello e ogni anno è spettacolo assicurato.

Si preannuncia come un’edizione incertissima e le prime importanti corse della stagione, tra Europa e USA, lo hanno dimostrato. I tre campioni assoluti in carica non difenderanno il loro titolo: Nico Hülkenberg sarà impegnato nel concomitante Gran Premio d’Europa di Formula 1, mentre Earl Bamber e Nick Tandy gareggeranno con la Porsche 911 nella classe GTE-Pro.

Andremo ad analizzare la situazione delle varie categorie una alla volta a partire dalla classe regina, che ha raggiunto quest’anno un livello di competitività mai visto prima: Porsche, Audi e Toyota possono essere considerate sullo stesso piano, perché i pregi ed i difetti di ogni vettura si compensano perfettamente.

La Porsche 919 Hybrid è sicuramente la macchina più completa: motore 2.0 V4 turbo potentissimo, un sistema ibrido che rappresenta lo stato dell’arte nella categoria e un telaio eccellente sono gli ingredienti principali di una vettura che ha riportato il trofeo della Sarthe a Weissach per la prima volta dal 1998, oltre a vincere il titolo mondiale con Bernhard/Hartley/Webber dopo una sofferta 6h del Bahrain a novembre. Le prime due corse del 2016 hanno però evidenziato notevoli problemi di affidabilità: l’ibrido della #2 ha resistito appena 20 minuti a Spa, costringendo i suoi piloti a correre in difesa per tutta la gara, mentre la #1 ha subìto due forature nel giro di pochissimi minuti, rendendo necessaria la sostituzione dell’intero avantreno per poter riprendere la corsa. Ciononostante, Dumas/Jani/Lieb sono gli attuali leader del campionato, dopo avere ereditato la vittoria di Silverstone dall’Audi e avere chiuso secondi in Belgio. La 919 Hybrid è senz’altro la vettura più prestazionale sul giro secco e il record assoluto ottenuto l’anno scorso ne è la dimostrazione, ma è probabilmente anche la più fragile alla distanza. Sarà anche compito dei piloti non invischiarsi in bagarre inutili, come quelle che hanno portato agli incidenti tra Hartley e Wainwright e tra Dumas e Marino Franchitti in quel di Silverstone.

L’Audi R18 e-tron Quattro, invece, è la LMP1 più estrema mai prodotta da Ingolstadt dal 1999 ad oggi. I problemi con l’ibrido che hanno afflitto la precedente versione di questa vettura sono stati in buona parte risolti, ma è l’aerodinamica a costituire il punto cardine della vettura degli Anelli: la versione “low downforce” della R18, infatti, si è rivelata estrema anche per un circuito come Spa-Francorchamps, con una macchina rivelatasi inguidabile già a partire dai pochi tratti lenti della pista delle Ardenne. Della nuova vettura stupiscono la trazione e la velocità di punta, quest’ultima risultata essere la migliore tra le LMP1 ibride nei test della scorsa settimana. Ma anche l’ibrido Audi, come quello dei cugini di Porsche, ha accusato una battuta d’arresto costringendo la #8 al ritiro a Silverstone. L’equipaggio formato da di Grassi/Duval/Jarvis si è prontamente rifatto a Spa, approfittando pienamente degli inconvenienti altrui e aggiudicandosi un’insperata vittoria. Anche il fondo della R18 ha creato grattacapi ai tecnici tedeschi, causando l’assurda squalifica di Silverstone per il pattino sottoscocca non conforme e costringendo la vettura #7 ai box per un lungo tratto della gara di Spa.  Resta il fatto che Fässler/Lotterer/Tréluyer, il trio delle meraviglie che già per tre volte si è imposto in riva alla Sarthe, rappresenta sicuramente l’equipaggio più affiatato tra i sei ufficiali del mondiale, e in una corsa del genere è un enorme valore aggiunto.

La nuovissima Toyota TS050 Hybrid è la vettura sulla quale pende il maggior numero di punti di domanda. A Silverstone e Spa, la macchina giapponese si è messa in mostra in particolar modo per le elevate velocità di punta, segno evidente di uno scarso carico aerodinamico, ma proprio ieri è giunta la notizia che la definitiva versione “low downforce” si vedrà solo a Le Mans, dunque è presumibile che la Casa di Aichi si sia incanalata su una strada “estrema” già intrapresa da Audi in questo inizio di stagione. L’approntamento della TS050 è risultato essere lungo e studiato nei minimi particolari, tanto da sacrificare l’intera stagione 2015, corsa con una TS040 già a fine sviluppo dopo il titolo mondiale 2014. L’obiettivo è, ovviamente, il successo nella 24h che ancora manca all’interno della bacheca Toyota. I problemi di affidabilità delle due LMP1 giapponesi, in Belgio, hanno riguardato la rottura del motore della #5, peraltro quando si trovava indisturbata al comando della corsa, e una perdita d’olio sulla #6. Nel complesso, la TS050 è con tutta probabilità l’auto meno competitiva sul giro secco, ma sul passo di gara può rivelarsi una seria minaccia per le due Case teutoniche. I due equipaggi sono composti dai collaudati Buemi/Davidson/Nakajima e Conway/Kobayashi/Sarrazin.

In tutta questa estremizzazione, che ha portato le tre ibride a dover fronteggiare problemi di vario genere, non vanno sottovalutate le LMP1 non dotate di motore elettrico. In particolare, le Rebellion R-One motorizzate AER e gommate Dunlop hanno conquistato due terzi posti con l’esemplare #13 e due quarti con la #12, segno di grande affidabilità sia da parte della vettura che da parte dei piloti. Chiaramente, l’assenza di ibrido priva le vetture franco-svizzere di un elevato numero di cavalli, lacuna che negli ultimi test si è tradotta in un gap di quasi sei secondi rispetto all’Audi #8, ma le velocità di punta delle R-One sono le più elevate in assoluto tra le LMP1, dunque il team Rebellion può risultare come la grande sorpresa.

La CLM P1/01 gestita dal team di Colin Kolles da diversi anni rappresenta l’ultima ruota del carro della categoria. Pur essendo dotata dello stesso motore della Rebellion, il telaio non è altrettanto efficiente e pure l’affidabilità è piuttosto scarsa. Per Pierre Kaffer, Simon Trummer ed Oliver Webb sarà difficile ritagliarsi un piccolo spazio da protagonisti, ma anche una vittoria tra le non-ibride rappresenterebbe un enorme successo per il team con passaporto austriaco.

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