Leclerc, Vettel e l’MGU-Karma

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
29 Settembre 2019 - 16:54
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Quello che resta di questo Gran Premio di Russia, a parte il nulla cosmico di una pista indecente, è il fatto che a fronte di tante belle parole improntate alla diplomazia la situazione Ferrari e la gestione dei piloti inizia ormai a scappare di mano, non da ora, non da Singapore. Quanto successo a Sochi in partenza è direttamente collegato a Monza, Q3, ultimo minuto. Con Vettel che, tipo avvocato d’ultimo grido, sfrutta il cavillo nella frase “prendere la scia” per infilare non solo la Mercedes di Hamilton, sverniciata dopo centimetri quindici, ma pure la Ferrari di Leclerc. Il quale, ingenuamente – come era stato ingenuo Vettel a non mettersi in scia a Sainz in Italia – ha lasciato strada convinto che “ok, tanto mi fa passare subito”

Col piffero. Uno a uno e palla al centro. Perché Seb, carico a molla dopo Singapore, non solo se n’è sbattuto degli ordini pareggiando il conto delle furbate, ma ha pure allungato sul compagno per fargli capire che, se voleva la posizione, doveva guadagnarsela in pista. Tanto da convincere il muretto a mettersi in prima linea per restituire forzatamente la posizione al monegasco, tenendo volutamente il tedesco in pista con gomme finite per i giri necessari a garantire lo scambio di posizione. Azione anche rischiosa, visti i noti problemi di Vettel con il posteriore. Leggasi: se si fosse girato per l’ennesima, il web ora riderebbe di bestia.

Da questo si evince che il piano pre gara non prevedeva una vittoria di Vettel, ma solamente un aiuto da parte di Leclerc in partenza per favorire la doppietta di squadra restando, però, certo di aver garantito il successo dopo la pole del sabato. Un diritto di prelazione, chiamiamolo così. Come a Singapore, però, il piano è saltato, con il tedesco che si è trovato in testa in modo imprevisto per tutti a Marina Bay e volutamente furbesco a Sochi. Da qui i team radio, le lamentele, i “devo capire” post gara e tutta la soap opera parallela a tinte rosse che fa da sfondo ad un mondiale chiuso da Budapest e che, nelle ultime gare, vede una Mercedes stranamente al rallentatore, cosa personalmente incomprensibile ragionando in termini tecnici.

Voi immaginate solo cosa sarebbe successo nella seconda parte di gara se la Ferrari di Vettel non avesse deciso di ammutolirsi. Quanti altri team radio avremmo dovuto ascoltare? Con quale risultato? Ci ha pensato l’MGU-K sulla #5, però, a chiudere le polemiche prima che diventassero roventi. Perché il tedesco aveva dimostrato sul campo di avere il passo per stare con il compagno e, se l’avesse raggiunto, possiamo solo fantasticare sul cosa sarebbe potuto succedere. Avremmo aggiunto lamentele a lamentele, assistito all’ennesima divisione del pubblico Rosso – già diviso di suo – ingigantendo una polemica che non avrà termine almeno fino al termine della stagione.

E a poco serve, se non ad appesantire l’aria, gettare ombre sul presunto intento di Vettel di fermare la monoposto proprio lì per causare un danno al suo compagno. Perché un conto è rispondere a furbata con furbata con chi divide il box con te, un altro giocare sporco contro la tua squadra.

Alla fine ci ha pensato il Karma, sotto forma di ibrido andato in corto, a decidere chi dovesse vincere la gara. Tra i due litiganti, tra i due rossi e le fazioni che li sostengono, tra un team che fatica a gestire i suoi piloti, sono spuntate le treccine di Lewis. Il quale ricorda che il mondiale non è iniziato a Spa ma a Melbourne e ciò che conta alla fine, portare a casa il titolo, è solo questione di tempo.

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