Verstappen, Raikkonen, Grosjean: la vendetta degli esiliati

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
1 Luglio 2018 - 19:56
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Fosse mancato Vettel dal podio oggi sarebbero saliti sui rispettivi gradini i tre piloti più criticati dell’anno in ordine di bacchettate. E mi piace pensare che oggi si siano messi d’accordo per portare a casa nello stesso evento il miglior risultato possibile.

Approfittando del doppio ritiro Mercedes, caso più unico che raro, Max Verstappen ha risposto alle critiche delle prime gare nel modo migliore, confezionando una gara perfetta per ritmo, capacità di restare fuori dai guai nel primo giro e soprattutto gestione delle gomme nell’arco delle 71 tornate. In questo è da notare il confronto con il compagno di squadra Ricciardo, costretto prima del ritiro a fermarsi una seconda volta a causa del blister sulle sue Pirelli, così come successo per Hamilton. La quarta gara vinta a soli vent’anni, nonostante gli errori ed un carattere sicuramente fuori dalla media, dovrebbe ormai render chiaro che siamo di fronte ad un pilota potenzialmente da titolo. La velocità c’è, il carisma anche. Mancano una vettura effettivamente da mondiale ed una propensione meno netta agli errori. Errori che fino a quando non si gioca per il bersaglio grosso possono essere catalogati sotto la voce esperienza, ma che quando ci sarà da fare sul serio non dovranno essere ripetuti. Pertanto il fatto che Verstappen ad oggi commetta sbagli, anche se molti vengono esaltati oltre misura, può anche starmi bene. Se tra tre o quattro anni ci sarà invece da mettere insieme tutto il pacchetto e puntare al mondiale, ogni errore conterà davvero e dovrà renderne conto in altro modo.

Kimi, povero Kimi. Vive costantemente sulle montagne russe, ogni singolo giro della sua carriera di pilota viene minuziosamente analizzato per decretarne la fine o la prosecuzione. Dopo le qualifiche di Le Castellet sembrava che da un momento all’altro il numero della Ferrari dovesse essere sostituito, poi una gara solida e tutto come prima. Dopo le qualifiche di Spielberg ancora le ombre dei pretendenti al trono di carbonio, dopo la gara di oggi si è tornati agli elogi. Al di là di tutto, credo che si guardi troppo al singolo episodio senza più un’ottica a medio termine. Kimi Raikkonen è un pilota di quasi quarant’anni, la sua carriera ormai l’ha vissuta tra alti e bassi. Merita il rispetto che si deve ad ogni singolo pilota ed a maggior ragione merita rispetto (che non significa difesa ad oltranza, sia chiaro) in quanto ultimo campione del mondo vestito di Rosso, ormai undici anni fa. Le gare non sono tutte uguali, ci sono momenti migliori e momenti peggiori e le stagioni contano venti appuntamenti. Ogni Gran Premio è un tassello di un mondiale, non un mondiale a sé. E, considerando la seconda carriera in rosso, Raikkonen ha migliorato costantemente anno dopo anno. Ora è terzo nel mondiale con due ritiri. Giudichiamolo a fine anno, senza sentenze di tappa.

Romain Grosjean, come Raikkonen, è un altro pilota che ha vissuto una carriera di alti e bassi. Un esordio forse troppo prematuro con la Renault del 2009, il ritorno del 2012 in Lotus tra critiche, incidenti, un turno di stop, il tutto alternato a podi convincenti con un 2013 come miglior stagione, proprio in coppia con Kimi. Dopo gli ultimi due anni agonizzanti della Lotus, la scelta di buttarsi nell’avventura Haas con due stagioni iniziali dai risultati altalenanti, tra buoni piazzamenti nella top ten e gare incolore, incidenti e critiche verso la squadra. Romain si è ripresentato nel 2018 con un carattere più docile ma ancora con qualche errore di troppo, che ha dato il là alle voci di mercato e di sostituzione, magari anche a stagione in corso. Il quarto posto di oggi ristabilisce un po’ di serenità in un pilota che forse subisce troppo la pressione ma che in condizioni ottimali sa dare il massimo. Sono contento per il suo quarto posto e spero che questo risultato possa aiutarlo a ritrovare un po’ di pace.

In linea di massima vale il discorso fatto per Raikkonen. Si prende in esame l’ultima gara per definire uno standard, con il risultato che lo stesso pilota nell’arco di poche settimane vede i giudizi su di lui ribaltarsi rapidamente. Quando poi ci sono gare una in seguito all’altra si fa fatica a stare dietro alle voci, le opinioni, i ribaltoni. Credo sia giusto fermarsi un attimo a riflettere su tutto questo e chiedersi quanto sia conveniente sentenziare come se ogni gara valesse per venti o, addirittura, per riscrivere una carriera. Viviamo nel mondo del tutto e subito, ma forse così si perde la cognizione del reale.

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