Uno schiaffo a mano aperta e Juan Manuel Fangio in fondo al tunnel

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
16 Settembre 2018 - 21:00
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Le luci e le ombre che già ieri avevo evidenziato non hanno fatto altro che confermare, illuminando oppure oscurando, il loro verdetto. Il Gran Premio di Singapore per la prima volta indirizza davvero le sorti del mondiale e lo fa a favore di chi, al momento, lo sta meritando più di tutti.

Se il mondiale finisse oggi sarebbe un capolavoro di Lewis Hamilton prima che della Mercedes a tutti i livelli. Forza mentale e tecnica, tenacia, assenza di errori. Come avevo scritto un paio di settimane fa la battaglia con Rosberg ha restituito un pilota nuovo, mentalmente rafforzato e capace di lottare alla pari con chiunque. In questi due anni ha sbagliato pochissimo e raccolto praticamente sempre il massimo dalla monoposto. Incappando certamente in alcuni weekend annebbiati ma senza commettere, comunque errori gravi.

La domenica di Marina Bay ha riproposto la stessa scena andata in onda al sabato, con gli stessi protagonisti in positivo ed in negativo. Lewis ha controllato come ha voluto una corsa fatta sua in qualifica, per tempo e mazzata psicologica inflitta agli avversari. Max Verstappen, con un motore ballerino e marce basse che saltavano, ha portato a casa un weekend dal valore forse più alto di una delle sue vittorie. Chi lo criticava tanto ad inizio anno non può fare altro che ricredersi per quanto visto dal Canada in poi. 

Ed ora si arriva alle note dolenti. Perché la resa di Sebastian Vettel è accompagnata anche da una strategia non perfetta da parte del team. L’errore del venerdì non ha permesso al tedesco di lavorare a sufficienza sul passo gara, mentre al sabato i due lunghi al tornantino hanno dato modo a Verstappen di mettersi tra lui e la Mercedes di Hamilton. In gara Vettel ha fatto quello che doveva all’inizio, riprendendosi la seconda piazza scavalcando la Red Bull al via con aggressività prima dell’ingresso della Safety Car. Sembrava mettersi bene ma è arrivata poi la sciagurata sosta ai box a rovinare tutti i piani ed indirizzare, dopo soli sedici giri, il Gran Premio in favore di Hamilton.

Dopo il rischio corso in qualifica con le gomme Ultrasoft in Q2, nonostante l’avvertimento Mercedes in Q1, sia il timing che il ricorrere alle stesse US per tentare l’undercut sull’inglese sono sembrate un po’ la mossa della disperazione e della fretta. Se Vettel non ha saputo attendere alla Roggia a Monza, il team intero non ha avuto pazienza con questa scelta. La tempistica ha rimandato in pista Vettel dietro la Force India di Perez facendogli perdere un’infinità dietro al messicano, anche a causa delle stesse gomme che sin da subito non si sono mostrate al passo con le Soft. Gomme “gialle” montate sia dalla Mercedes subito dopo che dalla Red Bull di Verstappen, abile a riprendersi la seconda piazza dopo il suo pit rallentato dal cambio non proprio al top. 

Dopo un terzo di gara le sorti erano già decise, con i primi due tranquilli e su gomme capaci di andare fino alla fine e con Vettel costretto al risparmio, per non dover tornare ai box al termine della corsa rischiando di arrivare addirittura sesto dopo Bottas, Raikkonen e Ricciardo.

Il colpo inflitto al mondiale è clamoroso se si pensa alle aspettative di non più di due settimane fa a Monza, dopo la vittoria di Vettel a Spa. Sembra passata un’eternità dall’attesa che si respirava all’Autodromo Nazionale. Sembra, soprattutto, che si sia persa la via della serenità e che questa sia invece la chiave del ritorno della Mercedes. La Ferrari ha cercato di lavorare con la monoposto 2018 sui punti deboli della 2017 e questo ha fatto sì che i circuiti sui quali aveva un plus rispetto alla Freccia d’Argento siano diventati campi neutri. Montecarlo, Ungheria, Singapore, luoghi in cui la superiorità Ferrari era attesa e tangibile, sono state infatti teatro di vittorie altrui. Migliorare nettamente in qualifica, d’altronde, non è servito a garantire vittorie. Per diverse settimane si è parlato di totale supremazia della Ferrari sulla Mercedes ma probabilmente si è esagerato, enfatizzando a modo nostro (inteso come nazione) le vittorie inaspettate di Silverstone e Spa. 

A questo punto Lewis vede il quinto titolo in fondo al tunnel. Quaranta punti di vantaggio possono essere tanti o pochi con sei gare ancora da disputare, ma non è tanto questo il punto. La solidità mentale che lo caratterizza ora mi fa pensare che anche con uno zero in classifica a fronte di una vittoria di Vettel, con la classifica che si accorcerebbe a 15 punti di distacco, l’inglese riuscirebbe comunque a mantenere il controllo. Il problema è credere che questo zero possa arrivare perché, ora come ora, la via imboccata dal campionato fa pensare che difficilmente le sorti di questo mondiale possano cambiare. 

La manita di oggi fa male alla classifica ed al morale. Sono cinque dita piene in viso che lasciano un segno: potrebbe essere quello dei mondiali di Lewis Hamilton al termine della stagione.

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