Un brivido che vola via

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
28 Luglio 2018 - 22:37
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Questa mattina la sveglia era puntata alle 10.30, dieci minuti prima dell’inizio delle qualifiche della GP3. Per non so quale motivo, alle nove ero con gli occhi sbarrati ed allora mi sono portato con calma al PC per iniziare un’altra lunga giornata di motorsport da seguire. Il tempo scarseggia e sebbene dia spesso un occhio ai risultati della F3, raramente riesco a seguire live una corsa tra sovrapposizioni, altre cose da scrivere e via dicendo.

Non stamattina. Avevo accolto con piacere la notizia della Pole per la seconda delle tre gare di F3 in programma a Spa, nel weekend della 24 ore del Blancpain che si sta svolgendo in questo momento. Dopo essere partito 16° nella prima gara giungendo 4° e dopo il ritiro della seconda, appunto dopo la Pole, per una foratura, stamattina Mick partiva dalla sesta piazza. Portatosi abbastanza in fretta in terza posizione, la lotta per la vittoria pareva ormai una questione ristretta ai suoi compagni di team Shvartzman ed Armstrong, che lo precedevano in coppia di quasi tre secondi. Fino a due terzi di gara.

Pista umida, in alcuni tratti bagnata, ed i primi due iniziano a battagliare. Di conseguenza Mick si avvicina fino a rientrare sempre più nelle inquadrature delle telecamere. Ad undici minuti e mezzo dalla fine dei 35 minuti di gara, i tre sono insieme. Escono in fila dalla Bus Stop e si lanciano sul rettilineo principale. Poi succede questo.

Resto come un ebete davanti al monitor. Mick passa davanti ed allunga, lascia dietro di sé scie d’acqua, si prende Spa per la prima vittoria in F3 dopo oltre un anno e mezzo. Non che sia motivo di vanto, sia chiaro. So benissimo che non è quello che ci si aspettava da lui sulla semplice base dell’eredità nominale, ma fortunatamente non ho mai avuto aspettative particolari. Ho semplicemente seguito la sua carriera senza chiedere niente, senza pretendere, senza cercare di sostituire Michael con lui. Ho smesso di tifare sei anni fa, è stato bellissimo ma è un capitolo chiuso: nessuno potrà farmi balzare sulla sedia in quel modo. Conta anche l’età, credo: quando sei adolescente vivi le cose con più entusiasmo, senti gli idoli più tuoi.

Non ho scritto quasi mai di lui, proprio per il distacco emotivo che sto cercando di mantenere e per non farmi prendere dal tifo ereditario. Stamattina, però, è stato speciale. Si parla da anni di Baby Schumi dal punto di vista sportivo accostando questo appellativo per questioni di marketing affettivo a Vettel, ma sembra più una spada di Damocle che una spinta in più. Per quanto sia convinto che in sé Seb senta una specie di responsabilità indiretta per aver avuto Michael come mentore, il vero Baby Schumi, quello di sangue, è quello che ho visto stamattina. E proprio perché fino ad ora la sua esperienza in F3 è stata sotto le aspettative generali, vedere quel sorpasso all’Eau-Rouge è stato particolare, inaspettato, meraviglioso. E poi da terzo a primo in cinquecentro metri è roba che riporta a Monza ‘98 e giù di lì. Cattiveria, decisione, autorità e poi fuga verso la vittoria.

Il tutto proprio a Spa, dove un anno fa Mick portava in pista la Benetton di papà, dove tutto è iniziato ormai nel lontano 1991. Sembra un posto magico, dove per questa famiglia non possono che avvenire solo eventi speciali. L’esordio, la prima vittoria, i momenti duri del ’98 e del 2000, l’ultimo mondiale di Michael. Ai quali stamattina si è aggiunta la prima vittoria in F3 di Mick. Forse resterà una parentesi meravigliosa all’interno di una carriera di cui non posso in questo momento ipotizzare un futuro. Ma, in quanto tale, fermandomi solo a questa mattina, a questo minuto di video, a questa mezz’ora di gara, mi sono sentito allo stesso tempo un pochino più vecchio ed un po’ più giovane. Un po’ più vecchio per aver visto vincere uno Schumacher che non è il “mio”; un po’ più giovane per aver riprovato, per qualche secondo, un brivido particolare, di quelli che ti colpiscono e volano via in fretta. 

Per fortuna i ricordi restano: quelli non me li leva nessuno.

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