Tyrrell 025: i primi “candelabri” della storia

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di Andrea Ettori @AndreaEttori
6 Aprile 2017 - 18:43
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Esattamente 20 anni fa la Tyrrell presentava al mondo la 025 motorizzata Ford Cosworth. Una vettura che, per la sua particolare veste aerodinamica, ha diviso gli appassionati tra chi la riteneva bellissima a chi una vera schifezza. Progettata dal grande Harvey Postlethwaite, in collaborazione con Mike Gascoyne, e spinta dal Ford Ed V8, la 025 aveva soluzioni tecniche piuttosto interessanti.

Il muso alto, collegato all’ala anteriore grazie ad un ampio sostegno centrale simile a quello visto sulla Footwork del 1991, rendeva la 025 simile ad uno squalo. Meccanicamente la vettura adottava sospensioni a tre ammortizzatori Koni sia all’avantreno che al retrotreno. Il cambio longitudinale era un sequenziale a 6 marce semiautomatico, con comando pneumatico.

I piloti per la stagione erano Mika Salo, Jos Verstappen e il collaudatore Toranosuke Takagi. Nonostante la perdita del motore Yamaha, la Tyrrell continuava il suo “legame” con il Giappone tramite l’ex pilota Satoru Nakajima, come DS del team, e gli sponsor PIAA e Tamiya. Al primo shakedown della stagione sul circuito di Silverstone la macchina, nonostante il classico meteo avverso inglese, mostrò subito una buona guidabilità e affidabilità, tanto che lo stesso Salo dichiarò: “Era una vita che non effettuavo 40 giri senza nessun problema tecnico”. 

Buone indicazioni arrivarono anche dal propulsore, nonostante una potenza non eccezionale rispetto allo Yamaha del 1996, anche se la Ford con i propri tecnici presenti in pista annunciò una evoluzione denominata Ed5, pronta per le prime gare europee. Ma quella vista a Silverstone era solo una prima versione della 025 che sarebbe arrivata da lì a qualche gara, e più precisamente al GP di Argentina, terza prova del mondiale 1997.

Harvey Postlethwaite sfruttò un buco nel regolamento, che vietava l’utilizzo del terzo alettone già visto sulla McLaren MP4-9 del 1995. L’inglese posizionò ai lati estremi della carrozzeria, in alto, due piccoli profili alari per generare carico aerodinamico. Una soluzione particolarmente complessa, ma soprattutto penalizzante in termini di resistenza, ma che in circuiti guidati come quello di Buenos Aires poteva rivelarsi molto utile. Per la prima volta, la Formula 1 vedeva i “candelabri” (così gli addetti ai lavori chiamarono questa soluzione).

Ma non fu l’unica novità aerodinamica “particolare” vista in quel GP sulla 025. All’avantreno, per migliorare il flusso d’aria nella zona posteriore, vennero montati due piccoli spoiler, una soluzione ripresa dalla Minardi.

Nonostante queste novità la stagione 1997 per la Tyrrell fu deludente, con un unico grande exploit nel GP di Montecarlo sotto la pioggia. Grazie ad una geniale strategia, Mika Salo arrivò 5° al traguardo (con le Goodyear a pezzi) senza mai effettuare un pit stop. Un risultato incredibile che permise di racimolare al team inglese gli unici due punticini stagionali. Quello fu anche l’ultimo arrivo a punti della squadra del grande Ken Tyrrell, che a fine 1998 decise di vendere tutto alla British American Racing.

Diverse altre squadre, tra cui Ferrari e Jordan, ripresero poi il concetto dei “candelabri”, che però vennero aboliti dalla FIA perché giudicati troppo pericolosi.

Immagini: internet (per segnalare il copyright info@passionea300allora.it)

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