Suzuka, la galleria degli errori

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
13 Ottobre 2019 - 14:30
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È stato senza ombra di dubbio un weekend diverso dal normale, quello di Suzuka. Con il sabato cancellato a causa del tifone Hagibis il venerdì sembra già un ricordo lontano, soprattutto dopo aver visto a distanza di quattro ore qualifiche e gara. A tal proposito, dopo questo weekend si tornerà a parlare di condensare il programma in due giorni invece che su tre. Spero non ci si arrivi.

Detto questo è stato il weekend degli errori, soprattutto nella giornata – per noi nottata – di oggi. Le qualifiche sono partite con il piede sbagliato, con Kubica e Magnussen che si sono autoeliminati in Q1 facendo pensare che il vento potesse creare davvero problemi alla continuazione della sessione. La pole di Vettel e la prima fila completata da Leclerc hanno illuso il popolo della notte ferrarista, nella speranza di vedere tornare la rossa alla vittoria dopo il colpo di… coda della Mercedes a Sochi. Diciamo che la qualifica ha un po’ sorpreso viste le premesse del venerdì, ma come sapete sono dell’idea che da Spa in poi sia Mercedes ad aver allentato il colpo piuttosto che Ferrari ad aver accelerato, cosa possibile ma non nei termini che si leggono. 

Dopo una qualifica esaltante ci hanno pensato i due alfieri della Rossa a rovinare tutto nei primi 10 secondi di gara. Difficile dire cosa sarebbe successo passando le prime due curve senza problemi, perché il passo Mercedes durante la corsa è parso discretamente superiore a quello della Ferrari. Di certo non è servito attendere molto per capire come sarebbe andata a finire. Il leggero passo falso di Vettel in partenza – fortunato a non aver fatto scattare i sensori del jump start – ha permesso a Bottas di sfilare agilmente all’esterno, ringraziando con la manina per il regalo. Dal canto suo Leclerc si è rovinato la gara nel contatto con Verstappen, per il quale Charles si è preso 15 second di penalità.

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L’avrà visto, non l’avrà visto? Propendo più per la prima ma non posso averne la certezza. L’unica cosa sicura è la pericolosità del girare con l’ala a brandelli sul lato, una manovra pericolosa visto che la paratia laterale sinistra, una volta staccatasi, è finita addosso alla Mercedes di Hamilton in piena velocità, tranciando via lo specchietto destro del campione in carica. Immaginate senza Halo.

Non è finita, perché a causa di un errore – tecnico? Umano? – il segnale di fine gara è stato dato erroneamente un giro prima rispetto al termine dei 53 previsti. Il tutto con i ringraziamenti di Sergio Perez che, finito a muro all’inizio dell’ultimo passaggio per un contatto con Gasly, ha scoperto di aver mantenuto la sua nona posizione nonostante non sia arrivato al traguardo. Un po’ come successo in Canada l’anno scorso, con la differenza che qui il guaio è stato tecnologico (il segnale di fine gara è comparso in anticipo sui timing), al tempo fu esposta proprio la bandiera a scacchi un giro prima. Immaginate cosa sarebbe successo se Hamilton avesse superato Vettel all’ultimo giro e poi il tutto fosse stato annullato.

Insomma tra tifone, giorno saltato e domenica condensata e colma di errori ed errorini, questa edizione del Gran Premio del Giappone sarà una delle meno ricordate. Peccato, perché Suzuka al momento resta forse l’unica pista non ancora completamente contaminata dalle distese di asfalto. Speriamo rimanga così.

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