Storia, passione, lacrime: tutto in un’immagine

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
29 Novembre 2017 - 23:45
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Ci sono immagini che raccontano una storia: ognuno di noi ne ha alcune in particolare, ci è affezionato, le custodisce gelosamente e le riguarda ogni tanto per tornare indietro nel tempo.

Altre immagini, invece, raccontano la Storia, quella con la “S” maiuscola: in questo caso quella della Formula 1, quella di chi quel giorno era lì, a casa, ovunque; quella stessa “S” di Senna e Schumacher. Ieri sera, tra un sito e l’altro, mi sono imbattuto in questo scatto del quale ho cercato invano l’autore e il cui copyright parla genericamente di LAT Photography. Continuo ad osservarla da un giorno ed è incredibile quanto una semplice foto possa parlare, trasmettere qualcosa, vivere pur essendo statica.

È uno scatto tragicamente essenziale. Due monoposto, due piloti, una curva, un cartellone pubblicitario. Un tempo ed un luogo definiti che di lì a poco sarebbero diventati punto di fine di un’era e punto di inizio di un’altra, quella che stiamo ancora vivendo.

Sono le ore 14.16 di domenica 1° maggio 1994. Ad Imola si corre il sesto giro del Gran Premio di San Marino, terza prova del Mondiale di F1. La gara è ripartita da circa venti secondi dopo cinque giri percorsi alle spalle della Safety Car, una Opel Vectra dal verde scurissimo, quasi nero, che nulla ha ovviamente a che fare con i mostri odierni guidati da Maylander. Sul cofano e sulle fiancate, in giallo acceso, quel logo F1 che da pochi giorni è stato pensionato.

All’imbocco della curva della Tosa arrivano le prime due monoposto, solitarie: sono la Williams FW16 di Ayrton Senna e la Benetton B194 di Michael Schumacher. In un chilometro e trecento metri hanno messo tra loro e Gerhard Berger, terzo con la Ferrari, abbastanza spazio affiché l’austriaco non compaia nello scatto. 

Ayrton e Michael, Michael ed Ayrton. Alle loro spalle la curva Villeneuve, intitolata all’idolo ferrarista scomparso dodici anni prima in cerca di vendetta a Zolder per un sorpasso subito proprio lì, su quel tratto d’asfalto, dal suo compagno di squadra Pironi. Un affronto, la fine di un’amicizia, l’anticipo dell’epilogo della sua vita. La triste coincidenza vuole che quella sia la stessa curva della tragedia consumata solo 24 ore prima, con la Simtek di Roland Ratzenberger che, devastata e devastante per gli occhi di chi era presente in pista o davanti ad uno schermo, ruotava impazzita sull’erba con l’austriaco ormai inerme all’interno dell’abitacolo, vittima della propria passione e del fato.

Ayrton si appresta ad affrontare la Tosa: il casco piegato verso sinistra per approcciare la curva e dare una rapida occhiata allo specchietto. Alle sue spalle c’è quel tedesco che ha vinto contro il pronostico le prime due gare di Interlagos ed Aida: lo tallona ancora da vicino, non demorde. Ayrton lo ha fiutato da tempo, da un paio d’anni almeno. Si sono scontrati, l’ha rimproverato in pubblico, ma i campioni sanno distinguere i potenziali successori, le minacce per il trono. Imola deve essere la gara del riscatto, della ripartenza. Da San Marino deve cominciare per davvero il campionato di Ayrton, per ricordare a sé di essere ancora il più grande e per rimettere al suo posto il giovane rampante. Con sé, in fondo all’abitacolo della Williams, c’è una bandiera con i colori austriaci. L’ha cercata tra le bancarelle del circuito. La mostrerà al traguardo per dedicare a Roland la vittoria.

Quel successo, però, non arriverà. Nessun riscatto partirà da San Marino, solo disperazione. Quel duello al quale avremmo voluto assistere rimarrà sempre nella nostra immaginazione. Un minuto e mezzo dopo lo stesso fotografo vedrà arrivare davanti a sé solo una monoposto, quella con il numero 5 sul musetto. L’altra, quella con il numero 2, quella dell’iconico casco giallo, si fermerà insieme alla vita di Ayrton 700 metri prima, alla curva del Tamburello. Quel fotografo non lo sa, ma ha appena scattato un’immagine che racchiude uomini, piloti, lacrime e momenti che hanno fatto la Storia. Quando Schumacher passerà davanti a lui al settimo giro, solitario, la Formula 1 non sarà già più la stessa.

“I Pilotissimi”, recita quel cartellone: sembra parli di loro, come un titolo sotto il quale scorre una storia. Quella di due uomini che la Storia l’hanno scritta e che mancano tremendamente a chi li ha vissuti. Piloti, eroi che da questa immagine sapranno sempre raccontare trent’anni di gloria.

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