Spettacoli a lungo termine

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Samuele Prosino
17 Gennaio 2019 - 09:00
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Le gare confusionarie sono oggettivamente molto interessanti. Ce le ricordiamo a lungo perché hanno un carico a mille di sorprese, di gesti inaspettati, di eventi incontrollabili e di manifestazioni di incompetenza varia.

Alcune gare confusionarie vengono però bollate come inconcludenti, dalla maggioranza degli spettatori. Perché? Un caso perfetto è l’ultimo ePrix a Marrakech, gara nella quale ha trionfato Jerome D’Ambrosio con la Mahindra, difendendosi come un vero e proprio leone per tutti i giri. La sua vittoria è un’eredità del pasticcio BMW, con Da Costa che ha stoppato (troppo) a lungo un tentativo di sorpasso del compagno di squadra Alexander Sims.

Questa gara, descritta dal sito della Formula E come sensazionale, è in realtà – come tutte – un mix di ciò che dovrebbe essere una vera corsa automobilistica, più che uno spettacolo fatto per la televisione o per i fan incontentabili. Se questo ePrix si fosse concluso alla metà del tempo previsto, molti l’avrebbero bollata come ‘noiosa’: i sorpassi fino a quel momento erano stati ‘pochi’, solo un paio di contatti, e infine qualche marcamento a uomo.

Succede spesso nella cara vecchia Formula 1 e succede sistematicamente in ogni gara endurance: la corsa non è mai un solo episodio, ed è ciò che non capiscono gli appassionati dell’ultima ora e gli incontentabili già citati qualche parola fa.

L’ePrix di Marrakech si è concluso in modo spettacolare perché prima, con meno enfasi, si sono costruite le basi per permetterlo. Alcune basi sono figlie del momento (l’errore di Vergne in partenza, la retrocessione di Da Costa in griglia, il ritmo non irresistibile di Sam Bird all’inizio), altre arrivano da molto lontano (la decisione di istituire la zona di attivazione per la maggior potenza, gli ordini di scuderia inesistenti in casa BMW, la campagna pressante di marketing della Formula E per attrarre piloti giovani e forti, le frequentazioni di Agag e infine l’interesse delle case).

Sono andato troppo lontano nel cercare i motivi per i quali una gara è stata interessante? Qualcuno potrebbe dire di sì, ma in fondo la gara – e gli addetti ai lavori lo sanno – è solo l’ultimissimo risultato di una lunga serie di sforzi che i protagonisti compiono. E l’apprezzamento (vero) dei fan nasce da lontano, perché ci sono delle colonne di sapere che permettono di leggere una gara molto oltre a ciò che si vede nel tabellino finale. Chi segue la Formula E dalla prima ora, ad esempio, sa di poter trovare nelle prime posizioni Di Grassi; sa che Vergne attaccherà con forza; sa che Fan Boost e attivazioni varie sono parti del gioco, del regolamento. Il discorso della gara stile videogame qui non regge, come critica: se il regolamento non ti quadra, meglio seguire qualcos’altro.

Pensiamo, a rafforzare, come si sviluppa una gara endurance: i team cominciano a preparare una 24 ore mesi prima, scegliendo se possibile con cura la line up dei piloti e le parti dell’auto. Un fornitore non vale l’altro, ovviamente. La scelta dei meccanici presenti è importante. Quanto sarà lo stress aggiuntivo creato dalle aspettative degli sponsor? Ci sono tantissimi fattori. Una volta calata la bandiera verde, ci sono le decisioni del momento a definire il risultato finale. Purtroppo, però, questa è solitamente l’unica parte che gli spettatori vedono, e magari si va alla ricerca di elementi impossibili da trovare, per giudicare la spettacolarità. Ci si chiede magari perché un forte pilota sia indietro in classifica, e magari lo si bolla come un incapace prima di andare a verificare cosa sta accadendo: magari, chissà, con il materiale che si ritrova sta pure facendo bene, o è il più forte tra i suoi compagni girando un secondo più veloce a ogni giro.

Bisognerebbe apprezzare maggiormente come una gara si sviluppa fin dai suoi albori, evitando giudizi affrettati. Un po’ come quando ci si diverte a dare del bollito a un pilota dopo tre gare andate male. O come quando si giudica la formula di una… Formula dimenticando che l’automobilismo non è come un All Star Game della NBA, partita che i cestisti solitamente non preparano e che si confeziona con elementi totalmente random. L’automobilismo è uno sport lungo, e una decisione presa in un secondo è frutto di scelte fatte mesi o addirittura anni prima.

Dunque bello l’ePrix di Marrakech, confermo. Bello tutto però, non solo gli ultimi giri.

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