Si traccia un sentiero

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 7 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
9 Aprile 2019 - 14:30

Due bloggate nel giro di poche settimane su Álvaro Bautista fatte dal sottoscritto. Se me l’avessero detto nel corso del 2018 probabilmente non ci avrei creduto nemmeno io. Eppure eccomi qui, a fare da testimone a quella che finora (e porrei l’accento questa parola) è stata una delle cavalcate più dominanti nella storia del mondiale Superbike. E’ vero, dirlo alla fine del terzo round di una stagione che ne dura tredici può essere affrettato, ma sono gli impressionanti gap tra Bautista e il resto della concorrenza, in primis il campione del mondo Jonathan Rea, a far strabiliare tutti quanti. Senza dimenticare le lezioni di guida che Álvaro sta rifilando ai compagni di marca.

Non voglio soffermarmi un granché su ciò che Bautista sta facendo, elogiandolo ulteriormente; se siete curiosi di sapere cosa penso di questa escalation del pilota di Toledo, potete leggere lo scorso articolo in merito. C’è però una cosa su cui non mi sono soffermato parecchio nella scorsa bloggata, in altre parole gli effetti che questo dominio incontrastato potrebbe avere sul campionato Superbike. Non tanto per il 2019, ma per il futuro. I tre effetti principali, a mio modo di vedere, saranno sul campionato, sulle marche e sui piloti, e mi concentrerò in particolare su quest’ultimo punto.

Campionato | Come scritto anche sul nostro forum, bisogna guardare in faccia la realtà. Un campionato dominato non fa mai bene in termini di attenzione e pubblico, nonostante un vincitore meritevole al 100% di questi risultati. Bautista ha incrinato il dominio già presente di Jonathan Rea all’apice della SBK, e questo potrebbe spingere la Dorna a inventarsi nuovi metodi discutibili per cercare di fermare l’ascesa dello spagnolo. Tutti stanno tenendo d’occhio, nella settimana che ci separa da Assen, il sito e i vari social del WorldSBK in modo da sapere se ci sarà il tanto discusso calo nei giri motore alla Ducati Panigale V4 R, ma dubito basterà questo a far avvicinare la concorrenza.

La mia paura più grande è quella di una Dorna, capitanata da Lavilla per quanto riguarda la Superbike, disposta a tutto pur di vedere più battaglie. Già la presenza del BoP ne è testimone, nel cercare di bilanciare le prestazioni più per lo spettacolo dato che le moto in pista sono tutte sulla stessa fascia di mercato e tutte con cilindrate confrontabili. Il terrore di rivedere scemenze come la griglia invertita è forte, ma l’esempio di Bautista può creare anche vantaggi. Ma su questo tornerò nel punto 3.

Marche | Partendo dal fatto che in questo momento la differenza in pista non la stanno facendo la Ducati e il suo motore ma appunto Bautista (o la coppia Bautista-Ducati, se preferite), questa situazione può avere effetti incerti, e probabilmente dipenderà da costruttore a costruttore. Come già spiegato nella bloggata precedente, una Ducati così vincente potrebbe convincere i marchi presenti ad abbandonare l’idea di competere contro una coppia del genere, o attirarne di nuovi interessati a creare modelli molto “al limite” e che sfruttano anche certe tecnologie sperimentate nei prototipi, oppure attirare team nuovi privati di cui la SBK è stata spesso famosa negli anni precedenti, e magari affidarsi proprio a Ducati. Insomma, non è una situazione con risvolti sicuri, e c’è solo da sperare che la coppia Bautista-Ducati non azzoppi ulteriormente le gambe a questo campionato a partire da Assen.

Piloti | Questo è il vero fulcro dell’articolo, e l’argomento che, e mi dichiaro colpevole, ho bellamente ignorato nella scorsa bloggata. Sul piano dei piloti che futuro si prospetta per la Superbike? L’esempio di Álvaro cosa può significare per chi, tra i professionisti, è interessato a entrare nel campionato del mondo delle derivate di serie? La storia dello spagnolo di Toledo ha dell’incredibile: anni interi di anonimato in MotoGP con pochissimi lampi, rimpiazzati da successi a ripetizione in appena tre weekend. Anche la statistica lascia un segno pauroso: considerando anche le SP Race, Bautista ha ottenuto più successi in questo inizio di 2019 che negli ultimi dodici anni di Motomondiale, considerando anche la 250cc. Ed è qui che parte anche il tema riguardante il livello dei piloti partecipanti in questo momento.

Probabilmente molti puristi delle derivate di serie si copriranno gli occhi a leggere quello che sto per scrivere, ma ci tengo a sottolineare che queste sono mie supposizioni, nulla di più. Vedere un pilota come Bautista, di certo veloce ma mai considerato un fenomeno o all’altezza di lottare per un titolo in MotoGP con Márquez, Rossi o Dovizioso, asfaltare tutta la griglia della Superbike con secondi interi di vantaggio mi ha lasciato di stucco. Dipenderà dall’adattamento del pilota, dalla moto, dalla sua affinità nel guidarla, ma la differenza è paurosa. Qualcosa su cui ogni fan di motociclismo dovrebbe ragionare: abbiamo sempre giudicato male Bautista oppure c’è un baratro tra il livello dei piloti MotoGP e quelli SBK?

Prima che cominciate ad affilare i forconi, leggete qui: non sto dicendo che se un pilota passa da una categoria all’altra ci sarà sicuramente uno sbalzo nelle prestazioni che lo farà sicuramente stare davanti in Superbike e dietro nei prototipi, non c’è una regola generale di questo tipo. Abbiamo avuto piloti finiti nelle retrovie sia da una parte sia dall’altra, vedesi alla voce Abraham, o altri che in passato sono stati capaci di fare risultati sia da una parte che dall’altra, come Spies, Bayliss, Biaggi, Melandri. Varia dalle abilità di ciascun pilota, che non si possono sapere realmente sino a che non lo si mette su una moto di un campionato prima e poi su quella dell’altro campionato dopo. E con “mettere su una moto” non intendo farlo salire su una moto in un weekend “x” e sperare che faccia risultato dal nulla senza un minimo di test o preparazione, perché sarebbe facile menzionare weekend come quelli di van der Mark o Lowes in MotoGP tra il 2016 e il 2017 (Malesia e Valencia 2017 per il primo, Silverstone, Misano e Aragón 2016 per il secondo), sparando sulla Croce Rossa con facilità.

Tra l’altro io vedo anche del buono da quello che Bautista sta dimostrando, ed è ciò che menzionavo nel punto 1. La strada spianata dal #19 può essere percorsa anche da chi sarebbe intenzionato ad arrivare, o rimanere, in MotoGP, ma il cui spazio si riduce a vista d’occhio. Più volte a Stop&Go abbiamo esaltato l’attuale livello di piloti, vecchi e nuovi, che corrono per la classe regina, con una competitività che forse non si era mai vista così alta. Ma questo comporta anche degli svantaggi: con così tanti piloti talentuosi già presenti, chi è in arrivo dalle classi inferiori rischia di non trovare posto, nonostante attualmente la griglia di partenza della MotoGP sia ben fornita di team e marche. Chi ha un futuro incerto in MotoGP davanti a sé potrebbe tentare la rincorsa altrove, magari proprio in SBK. Penso a dei Rabat, dei Folger, persino a degli Iannone, che avrebbero delle buone chance nelle derivate di serie di potersi rilanciare.

Penso anche ai piloti, per esempio, della Moto2. Quanti di questi troveranno effettivamente posto, nel 2020 o più tardi, nell’attuale MotoGP con questa situazione? Penso a Baldassarri, Schrotter, Gardner, Sam Lowes, persino Álex Márquez, tutti piloti che attualmente non hanno fisicamente spazio in MotoGP anche se vincessero un mondiale della classe di mezzo e che potrebbero tentare di passare “dall’altra parte della barricata”. Basti pensare a ciò di cui è stato capace Sandro Cortese (potenzialmente un altro esempio della differenza di valore tra i piloti del Motomondiale e quelli delle derivate dalla produzione stradale), poco competitivo in Moto2 ma capace prima di vincere in SSP600 e poi fare secondo in Superpole ad Aragón, molto più avanti rispetto alle altre R1 in quelle qualifiche.

Che sia chiaro: per realizzare questo piano servirebbero nuovi team anche in Superbike. Una mia idea sarebbe quella di creare un campionato europeo Superbike che corre insieme ai piloti del campionato del mondo, ma è solo una mera ipotesi. Però nuovi piloti vuol dire nuovi sponsor, e nuovi sponsor con nuovi introiti sono l’ideale per dei team privati più piccoli per tentare l’avventura nel campionato del mondo.

Chissà cosa starà pensando lo stesso Bautista in merito: lui sarà passato alla SBK col solo scopo di gareggiare e vincere altrove, e invece potrebbe aver quasi rivoluzionato il campionato.
Comunque non credo a lui interessi, è felice lì e si vede.

Fonte immagine: Twitter / Álvaro Bautista

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