Semplicemente 2 giugno 1996

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
2 Giugno 2016 - 09:00
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“Inno tedesco seguito da inno italiano. Due settimane dopo la disfatta di Montecarlo, è questa la risposta che Michael porge, a suo modo, a chi nutre ancora dei dubbi sulle sue capacità. Il 2 giugno 1996 è la data con la quale si identifica l’inizio dell’avventura magica del Michael di Rosso vestito. 72 vittorie in undici stagioni a partire da quel giorno fino al 1° ottobre 2006.

Il Gran Premio dal quale tutto ha inizio è una cavalcata da annoverare tra le migliori corse di Michael in carriera. Con le qualifiche in mano alle Williams di Hill e Villeneuve e un distacco di quasi un secondo, il sabato si chiude con la consapevolezza che il gradino basso del podio è il massimo risultato ottenibile in condizioni normali. Ma la domenica regala una sorpresa: la pioggia cade copiosa sul Circuit de Catalunya. Riguardando le immagini mi viene da pensare che al giorno d’oggi correre sarebbe piuttosto difficoltoso, e molti giri verrebbero percorsi dietro Bernd Mayländer e la sua Safety Car. Quindici giorni dopo l’autogol del Principato, Michael ha l’occasione per scusarsi subito per l’errore e diradare gli ultimi dubbi, e non se la fa di certo scappare. Non prima di regalare un altro momento da sangue freddo, quando in partenza rimane piantato e viene sfilato da sei monoposto, girando alla prima curva addirittura in nona posizione. Ricordo di non averla presa benissimo. Le condizioni in pista sono proibitive, e da subito si verificano i primi incidenti e conseguenti ritiri. Sei vetture non completano il secondo giro: Irvine si autoelimina con un testacoda senza riuscire a tornare in pista (nel 1996 le vie di fuga in erba e ghiaia sono micidiali con il bagnato), lasciando così strada a Michael che nel frattempo ha recuperato diverse posizioni arrivando, grazie quindi ad Eddie, alla quinta. I primi tre giri sono interlocutori e le posizioni sembrano già congelate, con Villeneuve in testa dalla partenza davanti ad Alesi, mago della pioggia, Hill, Berger e appunto Michael.

Tra il quarto ed il dodicesimo giro, invece, si scatena il finimondo. Hill decide di regalare spettacolo in modo alternativo. Va fuori pista due volte prima di ritirarsi al terzo tentativo, quando si gira sul rettilineo del traguardo andando a sbattere, per finire, sul muretto dei box quanto basta per danneggiare la vettura. Mentre le telecamere inquadrano la Williams n°5 ferma, quella di Villeneuve viene superata dalla Ferrari di Michael, che allo stacco successivo viene inquadrata in testa alla corsa. Proprio così: dal quinto giro in poi, Michael si dimentica di correre sul bagnato e inizia ad inanellare una serie di giri senza senso, oltre due secondi più veloci rispetto a chi lo precede. In poche tornate si sbarazza di Berger, Alesi e infine Villeneuve. Ma non basta, perché una volta in testa il vantaggio giro per giro aumenta di tre, quattro secondi a tornata.

Davanti al televisore mi chiedo a che spettacolo stia assistendo. La mia convinzione è che dopo Monaco Michael stia giocando col fuoco… sotto l’acqua. Va bene voler dimostrare di essere fortissimo in condizioni difficili, ma sta esagerando. Insomma, da un momento all’altro lo immagino insabbiato. Non perché non abbia fiducia, ma perché un ritmo del genere mi sembra insostenibile, soprattutto quando dietro c’è gente come Alesi che sul bagnato va fortissimo e prende quattro secondi al giro come niente.

Eppure Michael, di quello che penso io, non si interessa minimamente e continua imperterrito. Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, arriva quella dei secondi di vantaggio. Tra il 12° ed il 19° giro mette tra sé e Jacques qualcosa come 23 secondi. Al termine del 23° giro, quando la Ferrari si ferma ai box per la prima delle sue due soste (gli avversari ne faranno una sola), la Williams passa con 41 secondi di ritardo. Ovvero quando Michael è già uscito dalla corsia box mantenendo comodamente la testa della corsa. Heinz-Harald Frentzen, sesto con la Sauber, è già ad oltre un minuto di ritardo.

Io, nel frattempo, ho adottato una tattica benaugurate imposta dal momento. Sono immobile sul divano come uno stoccafisso, incredulo davanti a quello che sto vedendo. Solo un’altra volta ho assistito ad una dimostrazione di forza di questo genere: tre anni prima a Donington Park.

Il timore che possa succedere qualcosa da un momento all’altro è comunque vivo, perché la pioggia non accenna a calare di intensità nemmeno per un momento e i ritiri continuano. Dopo venti giri sono solo nove le vetture rimaste in pista. Mentre la Ferrari comanda con tranquillità l’unica lotta rilevante è quella per il secondo posto. Alesi si mantiene alle spalle di Villeneuve fino al momento delle loro soste ai box. Jean rientra quattro giri prima di Jacques (33° giro contro 37°) e riesce a sopravanzare il canadese. Michael porta a compimento la seconda sosta al 43° giro senza problemi, e da quel momento si tratta unicamente di portare la Ferrari al traguardo restando concentrato al massimo.

I ventidue giri che restano sono lunghissimi non solo idealmente, ma anche cronometro alla mano. Il rischio che le sessantacinque tornate totali possano non essere completate nel termine massimo di due ore è infatti alto, perché si gira intorno al minuto e 50, quasi venticinque secondi in più rispetto a condizioni d’asciutto. Ma anche questo non è un problema per Michael. Puntuale come un orologio svizzero con licenza tedesca, conclude la gara passeggiando a poco più di dieci secondi dal termine della seconda ora. Alesi giunge sul traguardo dopo quarantacinque secondi, seguito a tre di distanza da Villeneuve. Frentzen, Häkkinen e Diniz, gli altri superstiti che giungono al traguardo e a punti, sono doppiati. Tutti gli altri, ritirati.

La pioggia che ancora scende fragorosa lava qualsiasi cosa. Gli uomini Ferrari sotto il podio, i piloti che festeggiano dopo una gara terribile, gli ultimi dubbi che aleggiavano sul valore di Michael, finalmente sorridente con la sua nuova tuta rossa sul gradino più alto.”

Sarebbe stato inutile inventarmi altro: per ricordare questa giornata, quella giornata, 20 anni fa, ho scelto di pubblicare questo estratto da “Il mio Michael”.

Credo sia il modo migliore.

Immagine: f1-photo.com

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