Seb, the power of emotions. Questa è la F1, signori

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
29 Marzo 2015 - 12:37
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Il team radio con le urla e un sospiro che porta alla mente giornate mondiali. Le lacrime nel retropodio. I gesti in abitacolo, l’inno tedesco seguito da quello italiano con direzione d’orchestra sul podio.

Per quanto sia necessario separare le carriere e le vite, c’è un filo lungo nove anni che unisce l’ultima vittoria di Schumi in Cina nel 2006 a quella di stamattina di Sebastian. A volte bisogna lasciarsi trasportare dall’emozione per tornare a divertirci e credere in un mondo che spesso, troppo spesso, sembra falso, pilotato, preparato. In un periodo nel quale la politica la fa da padrona, in cui si perde il GP di Germania, in cui il futuro sembra incerto, credo che al di là di tutto, del tifo che ognuno può avere per una squadra o un pilota, sia bello e intenso per tutti i tifosi e gli appassionati di Formula 1 vivere giornate come questa e assistere ad un ragazzo che mostra il suo affetto per un team e dei colori senza filtri e senza preconfezionamenti. L’intensità del team radio post vittoria è di livelli altissimi, da pelle d’oca, di quelli da ricordare e scolpire nella memoria. E’ la consacrazione di un qualcosa cercato e sognato da tempo, la conferma che ci sono ancora atleti che guardano anche al cuore e non solo al portafoglio.

E’ giusto e sacrosanto che le epoche di Michael e Sebastian non vengano messe continuamente in parallelo in termini di risultati. Non è giusto nè per uno nè per l’altro. Ma quando è lo stesso Seb a richiamare alla memoria il suo maestro nelle interviste, automaticamente ci dà l’autorizzazione a tornare indietro con la memoria e ripensare a gesti, comportamenti e professionalità ereditati da chi lo premiava sulla sua pista di kart quando era un bambino, o lo abbracciava quando vinceva i suoi primi titoli. Troppa l’influenza di Michael in Sebastian, d’altronde, perché lui possa ignorarla (e non si impegna per farlo, sia chiaro).

L’era Vettel non è e non sarà una nuova era Schumacher, indipendentemente da come andrà. Ma sarà un’era in qualche modo “ispirata a…”, per lui, per chi ha vissuto la precedente, per chi stamattina si è emozionato nel contare gli ultimi giri che non finivano mai e per quel podio con quei due inni che non si sentivano in sequenza da 9 anni. Forse non sarebbe così se Michael non fosse nelle condizioni che di fatto non conosciamo, ma è proprio questa maliconia che alimenta i sentimenti di chi oggi ha rivisto nel giovane Seb il ricordo del vecchio Kaiser. E io spero con il cuore che, dalla sua silenziosa dimora, questa mattina abbia potuto anche lui emozionarsi per il suo pupillo su quel gradino del podio, come ho fatto io e come stanno raccontando e scrivendo in tanti sul web. Potete anche chiamarla imparzialità, per carità, ma oggi me la concedo volentieri.

Sulle qualità di Sebastian in pista il tempo sarà galantuomo, perché i piloti si giudicano definitivamente a fine carriera (e a volte non ci si riesce nemmeno), ma già oggi ha iniziato a restituire qualcosa. Il ragazzo è stato criticato ampiamente negli anni Red Bull, è stato identificato come un bluff, un fortunato seduto sul sedile migliore sempre e comunque. In questo momento molti tifosi si saranno ricreduti: ma già ai tempi in blu, con qualche critica, avevo avvertito che il merito era anche (non solo, ma anche) di Seb nelle vittorie del Toro. Adesso che è vestito di rosso tutto sarà più semplice per lui, e più difficile per chi dovrà ammettere di essersi sbagliato. Per chi dovrà rendersi conto cosa significa essere team player e non degli one man.

Questa vittoria è della Ferrari, che ha avuto il coraggio di cambiare tutto. Di Arrivabene, che ha messo in chiaro da subito che l’atteggiamento doveva cambiare. Non più parlare, parlare e parlare, ma “testa bassa e lavorare”. Questa vittoria è di meccanici e ingegneri che hanno lavorato duramente durante l’inverno. E’ dei tifosi, che dopo quasi due anni possono finalmente sentire l’inno italiano sul podio. E’ di Sebastian che ha portato l’entusiasmo, tassello che non porta decimi ma voglia di fare e migliorare. E’ anche di Raikkonen, tanto iellato in queste due gare ma tornato fortissimo.

Ed è anche di e per Michael, nel ricordo e nella speranza che se la possa godere anche lui.

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4 Commenti su “Seb, the power of emotions. Questa è la F1, signori”
Dariok dice:

questo è un campione! io sono sempre dell’idea che affidare la rossa ad Alonso sia stato un grande errore della Ferrari

Giuseppe92 dice:

io lo ammetto, ho sempre gufato contro Vettel (come fu anche per Alonso e Raikkonen anni addietro) ma per me la Ferrari viene prima dei piloti

biancio86 dice:

Amen Alessandro, riassunto perfetto della mattinata malese…davvero gli ultimi giri sono stati quasi infiniti, non mi è venuta la febbre come accadeva spesso e volentieri quando correva Michael, ma poco c’è mancato…quella di oggi in pista era la Vera Ferrari, con Sebastian e Kimi in palla (iella apparte, Iceman aveva un gran passo, e la rimonta che ha fatto ne è la conferma), ma soprattutto un Arrivabene che sa il fatto suo e – in modo quasi “Mussoliniano” – mette in riga tutti affinchè si crei un tutt’uno tra ingegneri, meccanici e piloti…e diciamocelo, oggi dalla sua casa Michael secondo me ha versato qualche lacrima, vedendo la gara, vedendo dove è arrivato il suo pupillo…
#KeepFightingMichael

Monica dice:

Come sempre, riesci a trovare le parole giuste per descrivere le nostre emozioni. Bravo Alessandro!

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